venerdì 6 marzo 2020

il devastante potere della mente

Dite la verità: voi pensate spesso che noi medici con questa storia della prevenzione siamo dei rompiscatole.
Lo so.
E guarda, avete anche ragione.
Io la capisco mia madre che alza gli occhi al cielo ogni volta che le dico di fare il sangue occulto nelle feci. Davvero. Lo capisco che l'ultima cosa che ti va di fare è metterti a raccogliere campioni di feci e poi portarli in giro. Ed è proprio perché io lo so -perché noi medici lo sappiamo- che siamo quello che qua in Toscana definiscono, con mirabile precisione "un gatto attaccato ai coglioni"
D'altronde, se pensate che per noi sia un piacere disilludetevi: mentre voi avete un'idea approssimativa di quello che può significare un cancro al colon io ne ho un idea precisa fino all'ultimo orribile particolare. Se vi angoscia il poco che sapete pensate quanto siamo angosciati noi che sappiamo tutto.
Io ho una familiarità per cancro al seno e ogni anno faccio mammografia ed ecografia come da linee guida, ma questa cosa di solito è complicatissima perchè il mio subconscio la rifiuta con tutte le sue forze e crea una serie di ostacoli inverosimili per farmela rimandare.
Quest'anno per esempio ho cominciato ad angosciarmi a dicembre pensando che avrei dovuto farmi fare la ricetta per la mammografia. A metà gennaio ancora ero senza ricetta; In fondo sono un medico che lavora in un ospedale: quante possibilità ho di trovare un altro medico?
Nostro Signore, che è un fan della prevenzione, ha guidato la mano del primario mentre faceva i turni e mi ha messo a metà gennaio in sala operatoria in chirurgia senologica. A quel punto con due senologi davanti è stato virtualmente impossibile anche per il mio subconscio evitare di farsi fare la ricetta.
Due giorni in più perchè ovviamente non avevano il timbro là e per fare la strada dalla sala operatoria al bancone del reparto mi ci sono volute 48 ore.
Comunque a fine gennaio avevo la ricetta timbrata.
Cosa ci vorrà mai a prenotare una mammografia?
Tra l'altro io lavoro in una città e vivo in un'altra quindi posso utilizzare due CUP di cui uno nell'ospedale in cui lavoro.
Dopo 20 giorni in cui mi ricordavo di chiamare il CUP solo rigorosamente dopo le 17 o durante i festivi ho chiamato la mia amica farmacista (qui in Toscana le farmacie fanno anche da CUP) e l'ho implorata di prendermi un appuntamento lei perchè io da sola non ce l'avrei mai fatta.
Non c'è riuscita per motivi tecnici.
A quel punto ho deciso di usare la violenza.
Mi sono alzata mettendo la sveglia in una mattina in cui non lavoravo.
Ho mandato la bambina a scuola con Gio
mi sono seduta alla scrivania e ho telefonato al CUP.
Et voilà: ecco prenotato il mio comodo appuntamento per lo screening mammografico in 10 minuti.
E 64 giorni esatti
il devastante potere della mente.

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