giovedì 25 dicembre 2008

Auguri

Buon Natale a tutti dalla rianimazione che oggi sembra proprio il circo Togni!!!

martedì 23 dicembre 2008

Le doti di un capo

Oggi abbiamo operato di nuovo Amanda, la deliziosa bambina che è venuta in sala qualche giorno fa. Il primo esame ha evidenziato una piccola anomalia da trattare chirurgicamente.
Ieri pomeriggio invece di andare io a fare la visita preoperatoria c'è andato il responsabile di sala, il mio superiore, che chiameremo, come al solito per comodità, Matteo.
Matteo è un notevolissimo 36enne con due occhi azzurri dolcissimi e un sorriso enorme. è sposato e ha due bambini che semplicemente adora, ed oltre ad essere un ottimo anestesista è una di quelle persone dotate dell'innata capacità di trattare con i piccoli.
Quando lavoriamo insieme io l'osservo sempre con attenzione: da lui c'è sempre tanto da imparare. Oltre a queste doti prettamente lavorative Matteo è anche una persona affabile e deliziosa e,al contrario di molti che lavorano in quest'ospedale, non ti fai mai pesare il fatto che oltre ad essere più anziano (si fa per dire) e superiore in grado, ne sa infinitamente più di te.
Tutto ciò ad Amanda non interessava.
Ha guardato il mio capo con diffidenza e prima di concedergli risposta a qualche domanda gli ha detto con tono inquisitorio:
-"Ma tu sei amico della dottoressa?"(che sarei io)
Lui , sempre signorile, invece di rispondergli "Non sono suo amico sono il suo superiore" ha sfoderato un sorriso e ha detto:
-"Sì, sono un suo amico lavoro con lei, posso farti qualche domanda?"
un po' meno diffidente ma non ancora convinta Amanda ha chiesto:
-"Ma lei domani c'è?"
e Matteo:
-"Sì, non ti preoccupare domani c'è, l'anestesia te la fà lei, come l'altra volta."
"ah, allora ok".
e ha risposto alle domande.
Le solite due considerazioni. La prima è che questo è il rapporto medico paziente di cui tutti parlano. Vuol dire semplicemente che il paziente si fida di te. Non per bravura o per imposizione, ma per empatia. Matteo è 1000 volte più bravo di me, ma lei ormai mi aveva "adottata" come anestesista e siccome è una bambina lo ha fatto con fiducia incondizionata. Non le importava che non fossi la più brava o la più importante, le importava che fossi io.
Io credo che l'essenza del lavoro di medico , in grande o in piccolo sia tutta qui.
La seconda è che una persona meno intellignte e meno sicura di Matteo avrebbe fatto di tutto per mettere in luce la sua importanza rispetto a me, lui non solo non lo ha fatto, ma si è prestato al gioco tranquillizando la bambina. Io credo che solo una persona veramente intelligente e sensibile sia in grado di comportarsi così.
Questo si chiama, secondo me, avere le doti del capo.
Una cosa che non si insegna, nè con le raccomandazioni, nè con i titoli accademici.
E chi vuol capire, capisca.

sabato 20 dicembre 2008

Shopping natalizio

Secondo giro di shopping natalizio: stavolta sembra proprio che siamo riusciti ad accaparrarci tutto ciò che si può desiderare per rendere felici i nostri amici e parenti. In compenso io ho rischiato l'omicidio.
Entro alla Mondadori già carica di pacchi e buste e guardando gli scaffali senza indicazione penso che il modo più facile di trovare quello che cerco è chiedere ad uno dei numerosi addetti con la maglietta rossa, perciò mi metto in fila davanti ai computer ad aspettare che uno abbia il tempo di servirmi. Davanti a me una serie di persone chiede i libri più improbabili con le informazioni più disparate ("vorrei un libro di un autore inglese che parla di come vestirsi...l'edizione americana ha la copertina azzurra..."). Quando arriva il mio turno mi dà un occhiata frettolosa e dice: "chiedi a lui!" indicandomi un'altro commesso che passa di là con la maglietta rossa e l'aria un po' rinko.
Mi rivolgo a quest'ultimo con uno smagliante sorriso: "Buongiorno. Vorrei sapere se avete una raccolta completa delle opere di Jane Austen. "
Il tizio mi guarda con aria profonda e indicandomi la scala con la scritta: "saggistica ,manuali,tempo libero/piano inferiore" gorgoglia: "eeehh, dovrebbe essere giù".
Io penso (anima candida!) che magari le raccolte di opere complete hanno una sezione a parte e lo guardo incoraggiante. Solo allora lui pare rendersi conto con sgomento, che mi aspetto che scenda a prendermi il libro, o almeno a mostrarmene l'ubicazione.
Si fionda per le scale e arrivato al piano inferiore con me alle calcagna si rivolge ad un altro con la maglietta rossa e i calzoni della stessa fantasia del mio pigiama, ma di tre taglie più grandi e gli fa: "Senti, questa ragazza cerca una raccolta di...Jane..." mentre si volta l'agghiacciante verità si fa strada dentro di me come un terremoto, "Jane, chi?" completa la frase guardandomi interrogativo.

Ora, non pretendo che per servire in libreria serva una laurea in lettere antiche ma , insomma: se entro da Ricordi il commesso non mi può chiedere: "johann sebastian, chi?" e poi, checcazzo anche se nella tua vita hai letto solo Paperincas ti sarà capitato di vedere un film tratto dai suoi romanzi...Santa Pace, gli unici a non averlo ancora fatto sono i fratelli Vanzina!!!

Comunque mantengo la calma e rispondo sempre sorridendo, ma un po' meno: "Austen. Jane Austen. Una scrittrice inglese. Autrice di Orgoglio e Pregiudizio." sottintendo: bestia.
Il tizio in pigiama mi sorride accondiscendente e fa: ah, no, guarda si trova al piano di sopra" conclude riferendosi anche al suo amico.
Questi si mantiene al suo fianco e mi lancia uno sguardo torvo con cui mi fa capire che non si muoverà di lì e che se proprio voglio questo fottuto libro è un mio porco problema.
A quel punto risalgo le scale e mi avvio mestamente verso una sezione che sembra quella dei classici o giù di lì e a tre passi di distanza dallo scaffale vedo un libro.
Un libro Enorme.
500 pagine .
copertina color rosa shocking,
Scritte in nero, carattere 17.
Grassettato.
Il titolo,è:
Jane Austen
Tutti i Romanzi

venerdì 19 dicembre 2008

Canto di Natale

Forse i miei lettori più vecchi, ricorderanno LEI, l'avatar della stronzaggine, l'elementale del mobbing in una parola: Satana. Un caldo fiotto di sollievo mi saliva alla gola pensando che, non facendo più turni in rianimazione non avrei più lavorato con lei. Le poche volte che in questi 4 mesi ci siamo incontrate casualmente abbiamo fatto finta di non vederci come le persone beneducate e tutto sembrava destinato a rimanere immutabile in secula seculorum fino a che...

L'assegnazione dei turni di rianimazione durante le festività è sempre argomento spinoso e più dibattuto del derby il lunedì mattina al bar; entrano nelle decisioni fattori imponderabili come la salute dei genitori, la presenza di animali domestici, i parenti residenti all'estero;
è un momento in cui anche i più puristi tra i rianimatori , quelli che pensano che l'anestesia in sala operatoria sia una cosa da medici di serie "b", si scoprono molto meno adamantini al pensiero di dover lavorare a Natale o a Capodanno.
Di solito si cerca di distribuire i turni in modo che chi fà Natale non si trovi a dover fare anche Capodanno in modo da poter godere di qualche giorno di festa attaccato.
Anche se manco dalla rianimazione da 4 mesi in qualità di "giovane" sono stata reclutata per i turni festivi , ovviamente. La nostra responsabile però, una donna sempre molto corretta,mi aveva dato un solo turno festivo, il 31 giorno. La cosa però non è andata così liscia, perchè una delle mie colleghe più anziane ha piantato un capriccio che non finiva più e siccome il nonnismo è e resta comunque la legge più forte di tutte nel gruppo della rianimazione il suo turno è stato aggiunto a me, che divento così l'unica a fare 2 turni a dicembre: 25 giorno e 31 giorno.
L'ingiustizia della cosa era palese, ma pensavo che rimanesse solo una nota in cronaca finchè oggi non sono passata in rianimazione e c'era Lei, Satana, che mi ha preso in disparte e mi ha detto:" Senti, è un po' che volevo dirti questa cosa, mi dispiace molto per come sono stati assegnati i turni festivi, è palesemente ingiusto che a te siano toccati Natale e Capodanno, e ancor di più perchè tu ci fai una cortesia a coprire i turni in rianimazione dove non stai da 4 mesi. Mi dispiace, volevo dirti questo, purtroppo non tutti i nostri colleghi hanno la sensibilità di capire certe cose e apprezzarle"
Io sono rimasta allibita, ero talmente stupita che non sapevo cosa dire! ho farfugliato qualcosa sul fatto che mi faceva piacere che lei me lo avesse detto e che era bello che lo avesse notato; poi abbiamo mangiato insieme dei cioccolatini e prima di andarmente si è alzata per abbracciarmi e baciarmi affettuosamente facendomi gli auguri di Natale.
Sono uscita dalla porta delle rianimazione senza poter credere a quello che era successo,chiedendomi se era stata un allucinazione...
Charles Dickens? un neorealista.

giovedì 18 dicembre 2008

Dati sensibili

Io adoro fare i regali di natale.
girare per le strade affollate cercando la cosa giusta per ognuno,impacchettarla, e guardare la faccia delle persone mentre scartano è una cosa che mi dà proprio soddisfazione; inoltre, siccome i regali di natale sono "obbligatori", non mi vengono i sensi di colpa tipo: "A febbraio mi scade il contratto, e se resto senza lavoro come faccio? sarà il caso di spendere tutti questi soldi? " e cose così. Quindi ieri, armata di tutto punto mi sono tuffata nella calca natalizia in cerca della "right thing".
Passando per caso davanti a Cisalfa sono entrata a comprare un paio di calzini di spugna per la palestra che mi servivano da un po', ma non avevo avuto il tempo di prendere.
Costo totale 3.50 euro; x 2 paia 7.00 euro.
"Guardi che se riempie il modulo alla cassa prende la tessera e ha diritto allo sconto" mi dice , cortese, la commessa.
Arrivo alla cassa e comincio a riempire il modulo senza pensarci.
Nel modulo si richiedevano (campi obbligatori):
Nome
Cognome
Età
Sesso
Indirizzo
CODICE FISCALE
NUMERO DI CELLULARE
l'epidermica riluttanza che provo a dare il mio numero di cellulare mi ha fatto uscire dall'automatismo e mi sono chiesta:
"ma perchè per comprarmi un paio di calzini di spugna io devo dare il mio codice fiscale?!?!"
Dovrei scrivere su un foglietto volante che non so a chi va in mano tutti i modi possibili per rintracciarmi? ma sopratutto: perchè?
Noi medici siamo legati a leggi severissime in materia di privacy e dati sensibili al punto che non possiamo richiedere il test dell'hiv ai pazienti in rianimazione al cui sangue siamo esposti tutti i giorni, e cisalfa per vendermi i calzini può chiedermi il cellulare?!
Comunque la tessera non l'ho fatta e i calzini l'ho pagati a prezzo intero.
è proprio il caso di dire che ci sono cose che non si possono comprare. Per tutto il resto c'è Mastercard.

lunedì 15 dicembre 2008

Deboli e forti

Capita a volte che i pazienti, al risveglio dall'anestesia parlino. Di solito dicono cose senza senso, ma a volte, raramente in verità , fanno discorsi intellegibili su ciò a cui stavano pensando prima di dormire. Mio cugino, per esempio, mentre lo portavo in camera dopo l'intervento mi ha fatto l'elenco di tutta la famiglia, nome per nome, dicendo " e voglio bene anche a questo...e a quest'altro...".
Rarissimamnte capita che ciò che viene detto sia oltre che intellegibile, sensato. Un collega,per esempio, mi ha raccontato di aver sentito confessare ad una persona un crimine, e che essendo legato dal segreto professionale, non ne poteva parlare con nessuno. Ma a quanto ne so questo è un caso più o meno unico (sarà per questo che Provenzano è andato a farsi operare in Francia? =))
Comunque l'altro giorno abbiamo fatto una biopsia midollare ad una ragazzina di 12 anni che ha , purtroppo, un linfoma. Non è una delle forme più aggressive, ma ugualmente non scommetterei molto sulla sua sopravvivenza.
Mentre la stavamo svegliando ho notato che la sua pelle aveva un colore ambrato, simile ad un'abbronzatura estiva su una pelle scura, che si accordava con il mare di capelli corvini e gli occhi nerissimi.
"Come mai questa bimba è ancora abbronzata a dicembre?" ho chiesto pensando a qualche esotico viaggio.
"perchè il papà è egiziano" mi ha risposto il medico curante.
In quel momento la bambina è riemersa dal sonno "purtroppo" ha detto.
"perchè purtroppo? " abbiamo chiesto tutti in coro
"perchè i miei compagni mi prendono in giro, e ne dicono male" ha bofonchiato ancora mezza addormentata " ma io gli rispondo a tutti, perchè mio papà è mio,e non si tocca !"
3 riflessioni su questa storia:
La prima è che, se guarisce, tra qualche anno nessun maschio la prenderà più in giro. Le lunghe gambe aggraziate, i capelli, i lineamenti fini, non lasciavano dubbi sulla foritura di quella bellezza.
La seconda è che una bambina in quello stato e di quell'età non dovrebbe avere come pensiero fisso in testa quello di difendere suo padre dagli attacchi dei suoi coetanei, e che le sue parole uscendo dall'anestesia dovrebbero essere di tutt'altro genere e tenore emotivo
La terza è: ma che razza di iene e lupi sono i nostri figli capaci di prendersela con una ragazzina malata per la nazionalità di suo padre? che bestie feroci abbiamo cresciuto? che cosa gli abbiamo insegnato della differenza tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra debole e forte?
Comunque, un cordiale vaffanculo a tutti quelli che hanno problemi col colore della pelle degli altri.
Da parte mia, ma sopratutto sua.

giovedì 27 novembre 2008

Non si vive di solo pane

Tutti i pazienti entrano in sala operatoria terrorizzati, solo che alcuni lo nascondono meglio di altri.
I bambini sono terrorizzati come tutti, però a differenza degli adulti, se li rassicuri si fidano.A differenza degli adulti, inoltre, se gli dici un mare di cazzate quasi sempre ti sgamano subito.
L'altro giorno abbiamo fatto un piccolo intervento ad una deliziosa 12enne di nome Amanda che mi ha letteralmente sommerso di domande perfettamente lucide e coerenti.
Le ho spiegato che le avrei fatto aspirare una sostanza da una maschera e che questa sostanza l'avrebbe fatta sognare
"Mentre ti addormenti devi pensare a qualcosa di bello, così lo sognerai durante l'anestesia...chessò, potresti pensare alle winx! ti pacciono le winx?" ho detto io, memore della grande passione di mia nipote per queste bambole.
mi ha guardato compassionevole: "Casomai ad "high school musical", c'è Zach Efron che è fighissimo!" mi ha corretto.
"Sentirò dolore dopo l'intervento? " ha chiesto poi
"No, e se lo senti, mi fai chiamare ed io ti farò una medicina che te lo fà passare" le ho assicurato.
Dopo questa precisazione mi ha seguito in sala operatoria e si è fatta addormentare con una serenità e una fiducia che un adulto non avrebbe mai avuto.
Quando l'intervento è finito l'ho svegliata e l'ho mandata in reparto.
A fine giornata, sono andata a dare un'ultima occhiata ai pazienti; mi ha fermato la madre di Amanda nel corridoio:
"Dottoressa? la bambina ha chiesto di lei tutto il tempo."
Preoccupata che avesse dolore o nausea sono entrata. Amanda dormiva tranquilla nel lettino; le ho accarezzato la testa: "tesoro, tutto bene? hai dolore da qualche parte ? mi volevi dire qualcosa?" le ho detto.
Lei ha aperto gli occhi mi ha guardato e poi ha spalancato le braccia e me le ha gettate al collo "sto benissimo. grazie. " mi ha sussurrato nell'orecchio.
Io, ovviamente, mi sono sciolta dalla commozione.
Ecco perchè ho scelto anestesia.
e scusate se è poco.

mercoledì 19 novembre 2008

Oculisti mon amour

Veramente, io non rinucerei alla mia giornata di oculistica per nulla al mondo:una seduta operatoria lì mi fa sentire un genio, è un vero toccasana per il mio ego.
Ieri per esempio, apro la cartella del terzo paziente in lista e leggo la data di nascita: 1908. Ho controllato che non fosse uno sbaglio e l'ho guardato.Dopo aver constatato che era vivo da alcuni impercettibili segni clinici e dopo aver appurato che presentava una straordinaria somiglianza con tutankamon mi sono avvicinata al chirurgo ridendo:
"Professore", gli ho detto " noi vogliamo veramente prenderci il rischio di mettere sul tavolo operatorio un paziente di cento anni, sia pure in anestesia locale, per un intervento di cataratta? Se il Signore sceglie proprio questa mezz'ora per chiamarlo a sè, cosa gli raccontiamo prima ai parenti e poi eventualmente al giudice?"
Lui mi ha guardato stupito e ha risposto, serissimo:
"Ma guarda che ci sono lavori scientifici che dimostrano che quest'intervento allunga la vita ai pazienti: perchè ci vedono meglio e inciampano meno!"
Mentre io stavo per chiedere di quanto pensava di poter allungare la vita ad un paziente di 100 anni con qualcosa che non fosse l'elisir di eterna giovinezza, arriva un'altra oculista e dice: "è matura la cataratta?" (cioè è pronta per essere operata, le cataratte si operano solo quando sono formate e impediscono la visione,e allora si dicono " mature")
la caposala che era lì presente, a quest'uscita non si contiene e fa: "embè, me sa che si nun è matura questa, il signore deve aspettà la prossima vita..."
ed io dentro di me pensavo: "ringrazio la mia mamma che mi ha fatto così funky..."

lunedì 17 novembre 2008

Sottili metafore

Io non ho mai avuto problemi con la madre del mio compagno, anzi: è una persona dolcissima ed affettuosa e andiamo molto d'accordo; alcune volte però ho dei dubbi sulle sue scelte estetiche:oggi,per esempio, mi ha regalato un piumone per il nostro letto matrimoniale con delle scene di caccia alla volpe nei toni del rosso e del verde...
mah...
è metaforico di qualcosa?

venerdì 14 novembre 2008

Consigli di menàge quotidiano

La sala operatoria da cui provengo è gestita formalmente dal direttore dell'istituto che ne delega il funzionamento ad un responsabile incapace quanto lui, che fa fare le cose ad un anestesista bravissimo e senza alcun titolo accademico che però manda avanti tutto lavorando come una bestia con uno stipendio ridicolo. Questo anestesista è conosciuto da tutti come Gazza.
Gazza è un ex culturista 40enne grosso come un armadio che se lo incontri per strada di notte ti spaventi. In compenso quanlunque sia il problema in una sala operatoria lui lo sa risolvere, inoltre è una persona di rara correttezza e con un cuore d'oro.
Ma quello per cui Gazza è famoso è il suo fulminante umorismo, che di solito fa inkazzare a morte chi non lo conosce, perchè è sempre provocatorio.

E' tradizione che gli specializzandi dell'ultimo anno facciano una festa dopo il diploma a cui vengono invitati colleghi e superiori. Di solito alla fine della serata il locale è devastato e tutti sono sull'orlo del coma etilico, tranne gli strutturati che, con sforzo di moderazione rimangono sobri, per evitare che la festa di fine corso paralizzi un intero ospedale.
La mattina successiva alla festa di quest'anno, Franco, uno degli specializzandi giovani, si è presentato in sala operatoria alle 10.30 del mattino con la faccia di chi ha venduto cara la pelle, e con in mano un pacco di cornetti ed un vassoio di cappuccini per tutti.
Gazza lo vede entrare, guarda l'orologio e fa: " lo sai perchè ieri sera io non sono venuto alla festa?"
Franco: " no"
Gazza"perchè io lo so che se vado alla festa mi distruggo e invece la mattina qua alle 7.30 ci devo venire a far partire la sala"
Franco: "e c'hai ragione,Gazza"
Gazza: "e lo so che c'ho ragione, io però all'età tua uscivo a ubriacarmi tutta la notte e la mattina alle 7.00 stavo in sala operatoria."
Franco: "..."
Gazza: "lo sai come facevo Fra?"
Franco: "come?"
Gazza: "mi drogavo. Se voi fa sta vita te devi drogà."
ed è rientrato in sala operatoria

venerdì 7 novembre 2008

Una forchettata

Mia madre, imperatrice indiscussa della fobia e  nobel per l'ipocondria, si sta sottoponendo all' implantologia per problemi ai denti. Dovendo fare vari impianti sopra e sotto, tutta la procedura va avanti da un paio d'anni con grande consumo di energie mentali (mie) fisiche (del dentista) ed economiche (di mio padre).

Inutile dire che per convincerla ad iniziare ci sono voluti mesi e mesi di psicoterapia di gruppo in cui mancavano solo gli "impiantati anonimi" (Ciao. Mi chiamo Maria e anche io ho un impianto ai denti... ) ;

comunque siamo quasi alla fine, mancano le ultime due sedute, il grosso è fatto e mia madre potrebbe cominciare a scalare le dosi di tranquillanti per cavalli (se non fosse ipocondriaca).

Tutti stavamo tirando un sospiro di sollievo per questa serena disposizione d'animo quando la tapina si reca al supermercato e incontra per strada la sua amica Carla che non vede da un po':

" CCCCIIIIAAAAAOOOOO!!!! COME STAI!!!! NON CI VEDIAMO DA SECOLI" ulula questa tizia che ha il tono di voce di una sirena dei pompieri

- :" eh, benino per fortuna. Ho qualche problema ai denti" sussurra mia madre

" EHHHHH TI CAPISCO, I DENTI SONO TERRIBILI: QUANDO SI GUASTANO NON C'E' PIù MODO DI FARCI NULLA"

"beh...si...io infatti sto facendo l'impiantologia"

"MA TU SCHERZI!?!?!?! MA è PERICOLOSSISSIMA! MA LO SAI CHE UNA MIA AMICA SE L'è FATTA E LE SONO CASCATI TUTTI I DENTI PER IL RIGETTO?"

mia madre inghiottisce a fatica e timidamente replica " beh, ma io l'ho già fatta da due anni..."

"MA GUARDA CHE NON VUOL DIRE: MIA CUGINA DOPO 5 ANNI CHE L'AVEVA FATTA LE SONO CASCATI TUTTI I DENTI INSIEME IN BLOCCO!"

mia  madre, bianca come un straccio, abbozza un sorriso tirato " eh, vabbè, vuol dire che metterò la dentiera"

"MA NON PUOI! PENSA CHE XYZ (noto personaggio televisivo, ndr) HA FATTO GLI IMPIANTI, LE SONO CASCATI TUTTI E POI SICCOME AVEVA FATTO GLI IMPIANTI AVEVA LE OSSA DISTRUTTE E NON HA MAI PIù POTUTO METTERE LA DENTIERA!!!"

"ma se l'ho vista l'altro giorno in televisione in uno sceneggiato?" singhiozza mamma con le lacrime agli occhi 

"NON HAI VISTO CHE NON LA INQUADRAVANO MAI DI FACCIA?!" conclude trionfante la stronza.

Ovviamente mia madre è tornata a casa e si è fumata 40 sigarette, ha passato la notte in bianco e la mattina non ha più resistito e mi ha chiamato disperata singhiozzando che le sarebbero caduti tutti i denti...

2 anni di paziente psicoterapia mia e del dentista, rovinati da una stronza al supermercato.

Grazie Carla.

Perchè non cominci a fare la spesa online?

mercoledì 5 novembre 2008

Volevo dire

Volevo dire che ho paura.

Quando il paziente entra in sala per fare l'anestesia, ho paura. Lo guardo e penso a cosa succederà se non riuscirò ad intubarlo , o se non mi verrà la spinale. Se quella persona dovesse morire e la colpa fosse mia, se non fossi capace di reagire ai mille accidenti che si possono verificare, se non fossi all'altezza. Entro in sala e ogni volta devo fare un luuungo respiro perchè , come dice Vasco "si può far finta che non ci sia niente, anche quando ti tremano le gambe", per essere rassicurante e mantenere un'apparente dignità anche quando dentro di me sto maledicendomi per non aver scelto un lavoro diverso, pensando che non volevo essere io a dovermi occupare della vita e della morte e che voglio smettere. ora. smettere. per sempre.

Volevo dire che mi viene da piangere.

quando i pazienti muoiono, le persone che mi stanno intorno muoiono, ed io so, lo vedo e so, che non c'è niente che posso fare, neanche con tutta la mia forza di volontà, impegnandomi tantissimo, neanche così posso strapparle alla morte. Volevo dire che mi sono stancata di veder morire la gente, e che per avere 32 anni penso di averne vista più che abbastanza, e che mi sono stufata, sì stufata marcia di dover essere io a decidere che devono morire, a dire agli altri che moriranno e a consolarli, mentre a me nessuno mi consola, perchè io sono il medico. Che volevo fare qualcos'altro, magari lettere, che ero pure brava al liceo.

Volevo dire che ho l'ansia

che a forza di veder morire la gente giovane di malattie comincio a credere che morirò così anch'io e mia madre e mio padre e tutti le persone a cui voglio bene. Penso che quelle persone che sono malate sono molto simili a me, a noi, e se questo è successo a loro, perchè non dovrebbe succedere a me, che non sono neanche migliore di loro?

Volevo dire insomma, che ci sono giorni in cui vorrei ranicchiarmi e piangere, come quando ero bambina, magari con l'orsacchiotto di peluche in braccio, per tutte le cose che non posso cambiare e anche per quelle che non voglio cambiare, ma non riesco a dire.

Ursula K. Leguin discorso al Mill's college 1983

Instead of saying now that I hope you will all go forth from this ivory tower of college into the Real World and forge a triumphant career or at least help your husband to and keep our country strong and be a success in everything - instead of talking about power, what if I talked like a woman right here in public? It won’t sound right. It’s going to sound terrible. What if I said what I hope for you is first, if — only if — you want kids, I hope you have them. Not hordes of them. A couple, enough. I hope they’re beautiful. I hope you and they have enough to eat, and a place to be warm and clean in, and friends, and work you like doing. Well, is that what you went to college for? Is that all? What about success?

Success is somebody else’s failure. Success is the American Dream we can keep dreaming because most people in most places, including thirty million of ourselves, live wide awake in the terrible reality of poverty. No, I do not wish you success. I don’t even want to talk about it. I want to talk about failure.

Because you are human beings you are going to meet failure. You are going to meet disappointment, injustice, betrayal, and irreparable loss. You will find you’re weak where you thought yourself strong. You’ll work for possessions and then find they possess you. You will find yourself — as I know you already have — in dark places, alone, and afraid.

What I hope for you, for all my sisters and daughters, brothers and sons, is that you will be able to live there, in the dark place. To live in the place that our rationalizing culture of success denies, calling it a place of exile, uninhabitable, foreign.

Well, we’re already foreigners. Women as women are largely excluded from, alien to, the self-declared male norms of this society, where human beings are called Man, the only respectable god is male, the only direction is up. So that’s their country; let’s explore our own. I’m not talking about sex; that’s a whole other universe, where every man and woman is on their own. I’m talking about society, the so-called man’s world of institutionalized competition, aggression, violence, authority, and power. If we want to live as women, some separatism is forced upon us: Mills College is a wise embodiment of that separatism. The war-games world wasn’t made by us or for us; we can’t even breathe the air there without masks. And if you put the mask on you’ll have a hard time getting it off. So how about going on doing things our own way, as to some extent you did here at Mills? Not for men and the male power hierarchy — that’s their game. Not against men, either — that’s still playing by their rules. But with any men who are with us: that’s our game. Why should a free woman with a college education either fight Machoman or serve him? Why should she live her life on his terms?

Machoman is afraid of our terms, which are not all rational, positive, competitive, etc. And so he has taught us to despise and deny them. In our society, women have lived, and have been despised for living, the whole side of life that includes and takes responsibility for helplessness, weakness, and illness, for the irrational and the irreparable, for all that is obscure, passive, uncontrolled, animal, unclean — the valley of the shadow, the deep, the depths of life. All that the Warrior denies and refuses is left to us and the men who share it with us and therefore, like us, can’t play doctor, only nurse, can’t be warriors, only civilians, can’t be chiefs, only indians. Well so that is our country. The night side of our country. If there is a day side to it, high sierras, prairies of bright grass, we only know pioneers’ tales about it, we haven’t got there yet. We’re never going to get there by imitating Machoman. We are only going to get there by going our own way, by living there, by living through the night in our own country.

So what I hope for you is that you live there not as prisoners, ashamed of being women, consenting captives of a psychopathic social system, but as natives. That you will be at home there, keep house there, be your own mistress, with a room of your own. That you will do your work there, whatever you’re good at, art or science or tech or running a company or sweeping under the beds, and when they tell you that it’s second-class work because a woman is doing it, I hope you tell them to go to hell and while they’re going to give you equal pay for equal time. I hope you live without the need to dominate, and without the need to be dominated. I hope you are never victims, but I hope you have no power over other people. And when you fail, and are defeated, and in pain, and in the dark, then I hope you will remember that darkness is your country, where you live, where no wars are fought and no wars are won, but where the future is. Our roots are in the dark; the earth is our country. Why did we look up for blessing — instead of around, and down? What hope we have lies there. Not in the sky full of orbiting spy-eyes and weaponry, but in the earth we have looked down upon. Not from above, but from below. Not in the light that blinds, but in the dark that nourishes, where human beings grow human souls.

giovedì 23 ottobre 2008

Chi paga sono sempre i più deboli

Una sala operatoria la mattina presto sembra il circo Togni prima dello spettacolo: acrobati, mangiatori di fuoco, bestie volanti: gli infermieri si lavano e si mettono sterili e preparano i tavoli operatori e le sale, i portantini portano i pazienti e sistemano le cose pesanti , gli anestesisti preparano l'occorrente per l'anestesia, i chirurghi arrivano urlando: "ancora non è pronto? ma quando iniziamo?" . Tutti urlano, chiamano, corrono, spostano cose, strappano carte, telefonano e si spintonano e ogni mattina si ha l'impressione che sia la prima volta in assoluto e ci sia uno sgomento generale al pensiero di dover davvero operare un essere umano. 

Piano piano, però la macchina si mette in moto e ogni giorno i pazienti , a Dio piacendo, entrano ed escono dopo essere stati operati e tutto viene rimesso a posto fino alla mattina seguente.

In questa isteria collettiva rituale ognuno fà la sua parte, ma c'è un solo ed unico regista: la Caposala. 

Gli anestesisti possono cambiare tutti i giorni, diverse equipe chirurgiche alternarsi allo stesso tavolo, gli infermieri fanno mattine e pomeriggi, ma chi è sempre lì e veramente SA è Lei. Dei milioni di cose che ci sono da fare lei sa cosa si fa prima e cosa dopo, di ogni singolo oggetto usato da chiunque, dal chirurgo al portantino lei sa dove è quanto ce n'è e a chi chiederlo se manca. La caposala sa chi opera, quando e per quanto e sa quanto durerà l'operazione se il chirurgo è una pippa e cosa gli servirà. Sa chi è di turno e chi è in vacanza. Se il chirurgo ha torto si allea con l'anestesista, se l'anestesista è stronzo si allea con gli altri infermieri, riconduce i suoi alla calma o li incita alla rivolta e , in generale , è l'unica figura senza la quale la sala operatoria va in palla.

Gli altri infermieri di solito si chiamano per nome, invece le caposala si chiamano per cognome come i giocatori di calcio, i compagni di classe alle medie e i maggiordomi inglesi. Si possono chiamare anche solo "Caposala", o le più anziane, della vecchia scuola, "Sister" (proprio così: "sister", in inglese...mi sono sempre chiesta perchè...). Se si vuole ottenere qualcosa da un'infermiera chiamatela sister...è un po come chiamare ingegnere un geometra...

In pediatria, per esempio c'è una caposala: La chiamerò Rossi, per non fare nomi, ma chiunque abbia frequentato anche per sbaglio l'ospedale la riconoscerà immediatamente perchè lei è la sala operatoria di pediatria. Rossi (il suo nome è Maria, ma l'ho saputo per caso solo dopo diversi mesi che la conoscevo) è un'arzilla 60enne. è lì da 40 anni e conosce tutti. Quello che ora è il primario lei se lo ricorda specializzando, il responsabile degli anestesisti, studente di medicina. Sarà per questo che kazzia entrambi come due ragazzini e loro chinano la testa e la lasciano fare. In sala operatoria sa fare tutto: l'infermiera, la ferrista, la portantina e a buon bisogno anche il tecnico dell'autoclave. Il merito del funzionamento della sala è di tutti, ma suo di più.

Il passaggio di consegne da una caposala ad una più giovane avviene di solito naturalmente. L' anziana sceglie una delle infermiere e la "cresce" così che questa prenda il suo posto nella continuità, e non dubitavamo che Rossi avrebbe scelto qualcuno all'altezza prima di andarsene. Come al solito però la stupidità di chi comanda riesce ad essere più devastante di ogni previsione. Il nostro direttore sanitario, in combutta con quell'idiota del nostro ministro, ha deciso che il personale costa troppo e quindi va tagliato. Chi ha 40 anni di servizio va a casa.

Ma attenzione: questo discorso sarebbe perfetto se lo avesse fatto sui medici. Noi iniziamo a lavorare a 30 anni: con 40 anni di servizio in media un medico ne ha 70 ed è ora che vada in pensione. Ma questo vorrebbe dire togliere gli stipendi a molti primari, baroni e nullafacenti che rubano il denaro nel nostro ospedale. La regola invece si applica solo agli infermieri. Quindi a Rossi, e ad una quantità di altre caposala di 60 anni o poco più che sono la spina dorsale delle sale operatorie e dei reparti e che vengono forzatamente mandate a riposo. Ma ancora meglio: gli è stato detto che se vogliono possono rimanere: ma con un contratto libero professionale!

Non so come faremo senza Rossi in pediatria, nè come faranno in tanti altri reparti. Mi chiedo solo perchè le decisioni per il nostro lavoro, la nostra vita e la nostra salute debbano essere prese da chi sta seduto in poltrona senza lavorare con noi e senza venire a sporcarsi le mani e perchè chi paga sono sempre i più deboli.

venerdì 17 ottobre 2008

Bambini e non

è proprio vero che quando si studia a lungo e profondamente una materia si tende poi a vedere tutto nella sua ottica . Gli anestesisti pediatrici per esempio dopo un po' tendono a trattare tutti i pazienti come bambini.

La scorsa settimana il mio responsabile di sala (che è una persona meravigliosa e un ottimo professionista) stava preparando la sala operatoria per una paziente, una ragazzina di 13 anni.

" vabbè, "dice" facciamo un'anestesia caudale a questa, eh?" 

"una caudale? " dico io un po' stupita " ma non è un po' grande?" 

Questo tipo di anestesia infatti è specifico dei bambini, negli adulti non si usa.

" ma no, " mi dice con aria convinta " ha solo 13 anni, e poi è proprio una bimba, ancora con i lineamenti da piccola"

"ah, va bene" dico io immaginandomi una di queste preadolescenti esili e delicate, "allora la mando a prendere"

Dopo 2 minuti si presenta in sala l'equivalente di Shakira a 13 anni, con la quarta di reggisento e un completino di intimissimi sotto il pigiama. Io guardo M. ma lui sembra non accorgersi minimamente della cosa;solo dopo che l'abbiamo addormentata e spogliata di fronte alla biancheria sexy mostra qualche perplessità: guarda il culo della paziente e si gira verso di me un po' interdetto" beh, in effetti me la ricordavo più piccola..."

Oggi invece guarda sulla lista operatoria c'era un ragazzino di 14 anni. Peso 58 kg.

"lo addormentiamo con la mascherina o con la siringa?" michiede M.

io, che dopo qualche settimana e l'esperienza di Shakira ho capito come vanno le cose, rispondo:

"con la siringa." (cioè come gli adulti, ai bambini si fa respirare l'anestetico dalla mascherina)

"va bene, magari glielo mettiamo prima l'ago, così lo premedichiamo e arriva in sala tranquillo"

"Guarda che c'ha 14 anni," faccio presente " è più tranquillo di me; che dovemo premedicà?"

"vabbè, ma a 14 anni sono piccoli!"

"Il piccolo pesa 2 kg più di me!"

a quel punto mi ha guardato e dopo aver fatto le dovute proprorzioni è andato in cucina mugugnando

Inutile dire che il paziente ha affrontato l'intervento senza alcun problema.

Da vero Uomo, mi viene da dire.

giovedì 16 ottobre 2008

Interazioni col chirurgo 2

Poi dice perchè odio l'culistica.

Oggi, di nuovo la prima paziente della giornata si presenta fresca fresca alle 8 dopo aver preso il cappuccino, e di nuovo io spiego al chirurgo che la paziente va rimandata perchè ha mangiato, e - indovina? - il chirurgo comincia a rompermi i coglioni perchè non vuole aspettare le sei ore.

Finita la prima sezione di litigata, diciamo quella classica sulla validità del digiuno preoperatorio nei protocolli internazionali, passiamo alla fase due: il tempo. Quanto ci si mette a digerire il cappuccino.

-"e vabbè, " mi dice alle 9, "mò è passata un ora la possiamo fare"

-"professore, "attacco io " non è una questione di tempo ad personam, si è deciso che ci deve essere un intervallo di 6 ore, quindi la paziente si fa alle 13.30."

Quarto d'ora di litigata nel corridoio.

Alle 10.00 ripetiamo la pantomima:

- " e vabbè, dopo due ore dal cappuccino la possiamo operare"

- "professore, fino alle 13.30 non operiamo nessuno"

Quarto d'ora di litigata nel corridoio.

Alle 11.00 ripetiamo la scenetta e così a mezzogiorno con encomiabile cadenza oraria, finchè urliamo tutti e due, ma ci viene da ridere e gli infermieri mi tirano via per la manica  e mi fanno: " dottorè, lasci perde"

All'una e un quarto gli faccio operare questa malata pensando solo che dopo mi vado a ubriacare. mentre esco dalla sala operatoria sento lui che dice: "qui ci mandano i giovani... vedi questa? questa vuole apparire per fare carriera! "

mentre torniamo negli spogliatoi lo specializzando mi fa: " eh, beata te"

"perchè?" dico io

"beh, perchè sei specialista e hai un posto sicuro"

"un co.co.co a sei mesi?" rispondo

"beh, però fai quello che ti piace" riprova lui 

"oculistica?" ribatto sempre più torva

"beh" risponde combinandomi un luminoso sorriso " però ci sono tante persone che ti vogliono bene!!!"

Tutto questo non fa bene alla mia gastrite.

lunedì 13 ottobre 2008

Sonno profondo

Si dice spesso tra gli anestesisti che il primo anno di specializzazione si passa a dormire. Succede infatti che i neo specializzandi, usciti dalla sala operatoria,  invece di girare per discoteche e pub , o studiare la materia, crollino sul letto, passando il tempo fuori dal policlinico a vegetare in stato di incoscienza. Il fatto è dovuto in parte al grosso carico di lavoro che gli piomba addosso, in parte alla tensione per la responsabilità del paziente e delle manovre che devono fare, ma in parte all'anestestico.

L'anestesia generale viene fatta, nella maggioranza dei casi facendo inalare al paziente dei gas anestestici attraverso un tubo infilato nella trachea e collegato ad un 'apposita macchina. Sebbene ci debbano essere per legge degli scarichi dei gas collegati alla macchina l'anestesista nell'induzione del sonno e nel risveglio finisce sempre per respirare una discreta quantità di queste sostanze. Dopo un annetto si sviluppa una specie di tolleranza a questi gas che fa sì che lo specializzando riesca a condurre una vita quasi normale, o almeno sulle soglie della coscienza.

Il sonno da anestetico non è quel normale assopimento del sonno naturale: è una specie di saracinesca che ti cala davanti agli occhi senza che tu riesca ad opporti.

Per esempio il primo anno di specializzazione io passavo a prendere in macchina il mio ragazzo dopo la sala e nel tempo che lui ci metteva a scendere le scale per arrivare in strada io mi ero addormentata con la testa sul volante.

I miei amici hanno tutta una serie di gustosi aneddoti che si raccontano tra loro delle volte che sono schiantata sui divani o tavoli di pub, a tal punto che  mi hanno regalato un pupazzo con la forma del batterio che causa la malattia del sonno.

Comunque dopo 4 anni di specializzazione tutto ciò sembrava solo un brutto ricordo e anche 24 ore filate di sala operatoria non mi sconvolgevano più di tanto.

Peccato che gli ultimi sei mesi li ho passati in rianimazione. Senza anestestici.

Mi sono accorta che qualcosa non andava la scorsa settimana quando sono tornata a casa dalla sala operatoria alle 3 e mi sono appoggiata un attimo sul divano. Mi sono svegliata 2 ore e mezzo dopo.

Oggi sono praticamente svenuta nella sala d'aspetto del dermatologo che mi ha dovuto svegliare per visitarmi.

Ma il meglio in assoluto è stato 4 o 5 giorni fa quando il dentista ha curato per due ore i miei denti mentre io dormivo soporitamente...

Accidenti: quanto ci vorrà per abituarsi di nuovo?!

domenica 12 ottobre 2008

Interazioni col chirurgo

Ecco un esempio del motivo per cui l'anestesista odia il chirurgo.

Partiamo da una piccola introduzione medica.

Nei pazienti sotto anestesia generale, ma anche in quelli in arresto cardiaco, o semplicemente svenuti i muscoli perdono tono, e fra questi anche il muscolo che chiude lo sfintere tra esofago e stomaco, facendo si che il contenuto gastrico, acido e pieno di batteri, possa risalire in gola e andarsene dritto nei polmoni provocando una malattia gravissima e con una mortalità altissima conosciuta come polmonite ab ingestis.

Ripeto: gravissima. mortalità altissima.

Ecco perchè i pazienti che devono fare un'anestesia generale vengono fatti stare a digiuno di cibo per 12 ore e di liquidi per almeno 6, così lo stomaco è vuoto e non c'è niente che refluisce da nessuna parte in nessun caso. 

In genere tutti gli anestesisti cercano di sfuggire alle sedute in oculistica perchè consistono in 15/20 interventi di cataratta in anestesia locale fatta dal chirurgo a paziente sveglio, con durata di circa sei ore in cui puoi leggerti un libro, chiaccherare di calcio e farti le unghie senza che succeda niente. Raramente però questi interventi possono scatenare dei riflessi anche gravi e allora sono cazzi, inoltre di solito sono fatti su pazienti di 2000 anni. Ecco perchè c'è l'anestesista e i pazienti vengono fatti stare a digiuno.

Gli oculisti vivono la presenza dell'anestesista in sala come un'offesa personale; di solito fingono che non ci sia, oppure fanno battute sarcastiche sulla sua utilità lì e , in generale , cercano di essere il più sgradevoli possibile. 

Ieri stavamo per operare una paziente di 87 anni con problemi al cuore, una storia di shock anafilattico da farmaci e la pressione alta. Mentre mettevo l'ago in vena facevo le solite domande: prende farmaci, li ha presi stamattina, è a digiuno di acqua e cibo?

la signora mi guarda sgomenta e mi dice: veramente no, ho bevuto mezzo bicchiere d'acqua alle 6. 

Io vado dal professore che operava e gli dico cortesemente: "prof, scusi, la prossima paziente in lista ha bevuto dell'acqua alle 7. Invece di farla ora che sono le 11 la rimandiamo di un paio d'ore e la facciamo per ultima all'una, così stiamo tranquilli"

il cretino s'inkazza, e comincia a dire: ma no! non è possibile! come rimandiamo? mica possiamo rimandare! io me ne devo andare! tanto è in anestesia locale! queste cose in clinica le facciamo in anestesia locale sui pazienti che hanno fatto colazione!!!"

io, pazientemente rispondo: "prof, lo sa che i pazienti devono stare a digiuno, magari la facciamo alle 12.30, li abbiamo fatti stare a digiuno tutti"

"questo è quello che dicono a voi!" mi urla inferocito "gli diciamo noi di dirvelo!!! "

Ecco: vi rendete conto? a lui non importa niente del rischio che corre il paziente, non sa, o fa finta di non sapere qual'è il motivo del digiuno, così come non gli interessa considerare l'ipotesi che quella persona potrebbe morire perchè lui ha fretta di andare in studio a visitare i pazienti privati e s'inkazza con me  perchè io glielo faccio presente!!! Non solo, addirittura lui è disposto a farmi mentire dai pazienti (ignari) su una cosa che riguarda la loro vita!

Lui, come molti chirurghi, non considera l'anestesista come qualcuno che è lì per facilitargli la vita, ma come qualcuno che è lì per ostacolarlo e non farlo operare. Ovviamente noi, rispondiamo a questo atteggiamento con pari aggressività e spesso la cosa degenera oltre il ragionevole.

Ecco perchè chirurghi e anestesisti non vanno d'accordo. Anche.

Crimini e misfatti

C'è una pizzeria, in un quartiere un po' periferico, che sembra proprio uscita dagli anni '70.

Mi ricorda tanto quella in cui andavo con i miei genitori da bambina, con la birra Forst, le sedie di legno, il sughero alle pareti e sopra i quadri con le scene di caccia finto Turner e gli specchi con la pubblicità dell'amaro Ramazzotti. La gestione è familiare: c'è un oste cicciotto, la moglie leggermente strabica e la figlia occhialuta e permanentata sui 45, tutti col grembiule bianco che tra una portata e l'altra guardano una vecchia televisione su una mensola in fondo al locale. Le pizze sono di 4 o 5 tipi: margherita, marinara, napoli, capricciosa, funghi; e come estrema modernizzazione ci sta quella con le verdure grigliate e quella ai formaggi. Sono quelle enormi e sottilissime, che strabordano fuori dal piatto e hanno l'orlo leggermente bruciacchiato, e i supplì sono appena cotti e pieni di olio assolutamente non dietetico.

L'igiene è disinvolta e il servizio informale, e quando esci devi lavare i vestiti perchè puzzano di fritto, però se una sera hai proprio voglia di pizza il posto è quello.

Comunque ieri sera il locale era abbastanza pieno e l'aria si stava surriscaldando quindi abbiamo aperto la finestra. "No! fermi!" ha urlato l'oste da lontano.

Noi ci siamo immobilizzati e l'abbiamo guardato sorpresi.

"no, dicevo: non aprite la finestra che se fate troppo forte il gancetto di plastica si spezza e non chiude più...toh...ecco, lo faccio io, la volete aperta? ecco qua...è che sennò stanotte me tocca dormì qua..."

Noi abbiamo ringraziato, ma avevamo chiaramente facce perplesse perchè lui ha continuato a spiegare indicando fuori dalla finestra: " è che me so' entrati i ladri... 5 volte so' venuti...entrano dalla finestra che qua fuori c'è un cortile, mica dà sulla strada"

" ah, ecco..."ho detto io

"eh, certo"ha ribadito Martina

ma Andrea non è riuscito a contenersi: "scusi, ma che cosa rubano? tiene tanto denaro in cassa?"

" ma che! " ha ribadito il poveruomo" una volta so' venuti che il giorno dopo c'avevo 120 coperti prenotati, e me se so' rubati tutto l'abbacchio! GIà COTTO!!!"

e poi uno dice che il crimine non paga.

mercoledì 8 ottobre 2008

Pediatria

Come ripetono tutti coloro che hanno a che fare con la pediatria " i bambini non sono piccoli adulti", intendendo con ciò che per saper curare un bambino non basta saper curare un adulto e dimezzare le dosi. In effetti anche l'anestesia pediatrica è un mondo a parte e capita spesso che un anestesista degli adulti fugga urlando di fronte alla prospettiva di addormentare un bambino.

Cmq finora direi che la mia esperienza di anestesia pediatrica è entusiasmante da quasi tutti i punti di vista: lavorando con i bambini e dovendo quindi interagire con loro, i chirurghi sono persone carine e tranquille, le infermiere e le portantine sono deliziose, gli specializzandi rilassati e sorridenti e gli anestesisti residenti 2 persone fantastiche con cui è un piacere lavorare. Dico solo che alla fine della seduta operatoria le infermiere imbandiscono un tavolo nella cucinetta e si pranza tutti insieme chiaccherando del più e del meno. Chiaccherando! insieme!!! Per i livelli di isterismo e aggressività con cui si viaggia nel policlinico questa cosa è pura fantascienza...

Il paziente non è un vecchiaccio bavoso e puzzolente, o una cicciona acida, ma un bimbetto adorabile e cicciotto che arriva in sala in braccio alla mamma e si addormenta guardando le bolle di sapone che fa l'anestesista mentre gli fa respirare l'anestetico dalla mascherina profumata alla fragola; quando l'intervento è finito il cucciolo si sveglia e si riporta in braccio dalla mamma.

A dire il vero una delle cose che mi mette a disagio è il fatto che, al contrario degli adulti, i bambini li freghiamo. della serie: vieni tesoro e aspira la fragola della mascherina, senti che buon profumino? Uhhh, guarda le bolle!!! " e bam! il poveretto si sveglia un ora dopo con un taglio nella panza...insomma: entrano tutti contenti ed escono inkazzati neri guardandoci con sospetto...vabbè, però salviamo vite umane...

La cosa che invece mi shocka a morte della pediatria è quando le cose vanno male. Gli interventi sui bambini sono nella stragrande maggioranza della sciocchezze con un' ottima prognosi,  ma quando non è così io non sono assolutamente in grado di reggere il carico emotivo. Un bambino che muore è una cosa che mi fa stare assolutamente, fisicamente male, che mi riempie di ansia per giorni, con cui non riesco a far pace; e l'immagine dei genitori di un bambino gravemente malato è la dimostrazione in terra di cosa sia l'inferno e come ci si arriva. Io guardo con ammirazione assoluta ai miei colleghi che lavorano per esempio in cardiochirurgia pediatrica  o in oncologia pediatrica e riescono a vivere, divertirsi, curare i loro figli e fare quel lavoro e quando qualcuno mi dice che non farebbe mai il medico io capisco cosa vuole dire se penso a come sarebbe per me fare l'anestesista in una di queste sale.

Ognuno ha i suoi mostri sotto il letto 

venerdì 3 ottobre 2008

L'amore è cieco

Io sono una ragazza normale, carina, ma non certo strepitosa; e se non arrivo all'estremo di definirmi "simpatica" certo è che chi mi incontra per strada non corre il rischio di fare brutta figura scambiandomi per Rhyanna. Se mettiamo poi in conto che, pur leggendo assiduamente Vogue Italia mi vesto per lo più alla UPIM sopra il conad davanti casa, uno immagina, via, che il mio sia più un fascino...come dire...sommesso? intellettuale?

Questa serena valutazione della mia immagine mi ha sempre indotto a credere che il tipo di uomo che subiva il mio fascino dovesse essere più intellettuale (diciamo anche un po' sullo sfigato) che fisico e finora non mi ero sbagliata.

Si vede però che dopo i 30 qualcosa sta cambiando nel mio assetto ormonale, altrimenti non si spiega il fatto che ultimamente sono l'oscuro oggetto del desiderio di una serie di brutaloni cerebralmente non troppo dotati, che mi fanno una corte spietata mettendomi in grave imbarazzo.

Il principe di questi è l'istruttore della sala pesi della mia palestra che ogni volta che ci vado mi guarda con occhi bovini e mi fa:

"Mi piaci proprio tanto!"

Costui un giorno per rimorchiarmi mi ha raccontato che gli alieni sono venuti sul nostro pianeta e ci hanno insegnato la civiltà, nella fattispecie che Cristo non era il figlio di Dio, bensì un alieno (sic) che aveva una tecnologia più avanzata della nostra che gli consentiva di fare cose che a noi sembravano miracoli.

Ieri invece mi ha detto che Obama è il papa nero profetizzato da Nostradamus, e che noi due ci siamo amati in un'altra vita perchè con me si trova bene a parlare e ha la sensazione che io non potrei mai fargli del male (anche perchè peserà 4 volte me).

Una volta che indossava una maglietta rosa gli ho detto " ti sta bene questo colore" e lui ha risposto: " vedi, mi piaci perchè si capisce che sei una ragazza fine, io magari ti dico, mi piaci, ti desidero, tu invece mi fai sempre dei complimenti più indiretti..."

è grosso come un armadio a due ante: Chi ha avuto che il coraggio di dirgli che è solo che mi piace il rosa?

giovedì 2 ottobre 2008

Anestesia

Dall'oggi al domani e senza avvertire nessuno il primario ha deciso che mancavano persone in sala operatoria e , come da copione, ha deciso di spedirci i più giovani e sfigati, nella fattispecie io ed un altro. 

Tralasciando il fatto che avrei considerato un atto di gentilezza informarmi previamente che stavo per abbandonare la rianimazione per sei mesi, diciamo che il tutto mi fa anche abbastanza gioco. Sala operatoria significa lavorare tutti i giorni dalle 7.30 a quando non si sa, però vuol dire anche niente notti, niente sabati e niente domeniche. E scusa se è poco.

Sempre per un principio di coerenza interna che sfugge a tutti tranne che al primario io sono stata dunque assegnata  3 volte a settimana alla sala operatoria di pediatria e le altre 2 in quella di oculistica e  quella di chirurgia generale.

Ora, chiunque abbia la mia specializzazione, qualunque cosa si sia trovato a fare dopo, ha iniziato dall'anestesia, ecco perchè per un anestesista entrare in sala operatoria e prepararla è naturale come per uno studente aprire la cartella e tirare fuori l'astuccio, o per un prete mettersi i paramenti per la messa. Una specie di ritualità. 

In effetti se esiste al mondo una categoria di persone assolutamente abitudinaria sono gli anestesisti. Ogni anestesista, in ogni sala operatoria ha il suo modo di fare le cose, tutte le cose dalle più piccole alle più grandi. Per esempio: il cerotto. Avete presente quei rotoli di cerotto di seta che si usano in ospedale per fissare gli aghicannula che si mettono in vena? ecco. sembrerebbe una cosa semplice: uno strappa un pezzo di cerotto e lo appiccica al braccio.

e invece no.

Gli anestesisti della seconda clinica chirurgica, per esempio, vogliono che la cannula sia fissata con due strisce di cerotto (una sopra e una sotto) con un'incisura nel centro di entrambe per incrociarle sul dorso dell'ago; in otorinolaringoiatria invece sostengono che l'incisura del cerotto ne indebolisce la fibra, per cui vogliono il pezzo non inciso, e arrotolato a braccialetto su tutta la circonferenza del polso. Gli anestesisti della ginecologia argomentano che sprecare tutto quel cerotto è inutile perciò loro tagliano la striscia nel senso della lunghezza e ne ricavano due cerotti più piccoli, mentre in pediatria il cerotto di seta non si usa per fissare le cannule, molto meglio quello di tela non tessuto che è più delicato...

E questa è solo una sciocchezza...in un'anestesia di ore ci sono miliardi di gesti...

un'altra caratteristica degli anestesisti è di essere assolutamente scaramantici.

Per esempio: il paziente non deve incrociare le gambe sul lettino della sala operatoria; e siccome incrociare le gambe è un gesto che viene spontaneo a tutti, se ci sono 20 interventi in un giorno devi ripetere a tutti e 20 i pazienti: "non incroci le gambe", ripetutamente. Oppure, come diceva un vecchio professore: "ponti d'oro al paziente che fugge", ovverosia se il paziente comincia a dire che non si vuole operare, non lo operate o qualcosa andrà sicuramente male, oppure: parenti di medici, qualcosa andrà male durante l'intervento, fosse pure solo il fatto di dover fare due buchi per mettere l'ago. O ancora alcuni pregiudizi sulle persone dai capelli rossi, che riescono a far andare le cose storte in sala operatoria, o la cosidetta sindrome calabro-lucana, per cui i pazienti che vengono da queste due regioni si svegliano dall'anestesia agitati...

Insomma: chiunque consideri la medicina una scienza, dovrebbe entrare un paio d'ore in sala operatoria...

sabato 27 settembre 2008

Il dinamico trio

Per un motivo o per l'altro in queste pagine non ho mai parlato  di Starsky, detta anche Stellucc' o, ai pubblici uffici, Maria Stella.

Se è vero che i miti erediteranno la terra, lei è senz'altro nel numero: Stella tace e lavora, lavora e tace senza rompere i coglioni a nessuno e se, tecnicamente, quando li rompono a lei non è proprio mite, nel bilancio finale si merita comunque il paradiso.

La nostra amicizia è iniziata agli albori della specializzazione quando una disposizione, mai meglio approfondita, ci mise entrambe il lunedì nella sala operatoria di otorinolaringoiatria, alle prese con le tonsille e i turbinati. Con l'inchiostro della laurea che ancora si doveva asciugare nessuna delle due aveva ben chiara l'idea di cosa si dovesse fare con questi pazienti addormentati, e se i nostri superiori di allora ci evitavano di fare grossi danni, le piccole rogne dovevamo comunque sbrigarcele da sole.

Mentre io mi buttavo con l'aria di sicura di chi ha capito tutto (o di chi non ha capito niente) Stellucc' si fidava pochissimo di se stessa e delle sue intuizioni. Il dialogo tipico era il seguente

Stella: la frequenta cardiaca aumenta: che dici, faccio un altro fentanest?

Io: mah?...

Stella: poi magari si sveglia rincoglionito?

io: mah!...

Stella: no, si sveglia col dolore se non glielo faccio?

io: mah...

Stella: guarda, la frequenza si sta alzando ancora:glielo faccio vero?

Io: ?!...

Stella gli fa il fentanest, la frequenza cardiaca si abbassa, il paziente si sveglia felice e sorridente.

A questo punto mi guarda con aria accorata e fa: Grazie, se non ci fossi tu io non saprei proprio come fare!!!

Da quei giorni Stella ed io diventammo a tutti gli effetti il dinamico duo e sembrava che la cosa dovesse stabilizzarsi così quando nelle nostre vite entrò Enry, al secolo Enrica.

Bionda e riccioluta con grandi azzurri e aria svampita, Enrica venne trasferita dalla sala operatoria di cardiochirurgia a quella di ostetricia, dove Stellucc' dimorava da diversi anni.

Passò i primi mesi a disprezzare profondamente tutta quella roba di uteri e tube e a provare un verace sgomento per questi neonati urlanti, lei che era sempre vissuta nel mondo scientifico e asettico della cardiochirurgia. Com'è tipico suo, ben presto si fece passare lo sgomento e attualmente Enry è praticamente l'unica tra noi che sa veramente fare l'ostetricia. 

Quando qualcuno chiede ad Enrica cosa sa fare lei risponde :" so abbinare gli accessori" , cosa che, ai suoi occhi , resta comunque più significativa della vasta conoscenza di emodinamica e cardioanestesia che ha accumulato negli anni.

La sua mulinante entrata ha trasformato ilnostro dinamico duo in un dinamico trio e se finora non ho imparato ad essere pacifica come Stella, nè ad accoppiare gli accessori, confido di essere sulla buona strada...

Sarà un caso?

Uno pensa che le grandi multinazionali debbano necessariamente essere asettiche e prive di quell'elemento umano che tanto caratterizzava la botteguccia di quartiere rispetto al supermercato.

Io però vorrei sapere perchè sulle bilance automatiche del megastore Conad sotto casa mia, solo un tipo di frutta non cambia mai il codice da digitare per pesarla e far uscire lo scontrino.

le banane.

numero 69.

Direzione sanitaria

Quelli della direzione sanitaria pensano che noi li odiamo, ma non è così: è che non li capiamo proprio.

D'altronde in direzione sanitaria lavora gente che viene in giacca e cravatta di Armani e sopra ci mette il camice, io mi vesto alla upim e porto una divisa per 5 giorni consecutivi perchè non ci stanno per cambiarle...

Comunque , basta: questi poveracci ogni tanto vengono da noi e cercano di convincerci a fare cose burocratiche per noi assolutamente irrilevanti tipo, che ne so: mettere dei cartelli con su scritto di non bere l'acqua del lavandino ( maddai?!) oppure utilizzare procedure per fare qualcosa solitamente complicate e inefficaci, o accettare malati che non necessitano di rianimazione perchè sono raccomandati.

Il tutto è dovuto al fatto che loro prendono decisioni in grandi tavole rotonde  di scienziati, mentre noi le prendiamo in due di guardia davanti al malato.

Pochi giorni fa, verso le 2 del mattino, il secondo di guardia era fuori su un arresto cardiaco, il primo di guardia era a letto di un paziente giovane politraumatizzato che stava letteralmente morendo di shock settico. La collega indossava camice e guanti sterili perchè stava facendo una manovra invasiva sul malato. Suona il telefono del reparto e risponde Carmelo, uno degli infermeri più anziani che stava aiutando l'anestesista.

"il dottor Rossi della direzione sanitaria, posso parlare col medico di guardia?"

Carmelo risponde educatamente: " guardi la dottoressa è impegnata, non può rispondere, è lavata su un malato molto grave"

" ah. va bene, la richiamo dopo"

dopo 5 minuti di orologio il telefono risuona " Sono sempre il dottor Rossi, mi passa il medico di guardia?" dice con voce autoritaria

"Carmelo, gentile, ma un po' sulle spine gli fa" Guardi, la dottoressa è ancora lavata: sta mettendo un centrale, è da sola non può rispondere. Vuole dire a me se è tanto urgente?"

"Dovete prendere un malato. Devo parlare con la dottoressa"

ora, questa rogna, assolutamente irrilevante, era dovuta non alla gravità del malato in questione , che non aveva bisogno di rianimazione, ma all'influenza del primario del reparto in cui stava, che se ne voleva sbarazzare a tutti i costi e che , per farlo stava rompendo l'anima a chiunque, compreso la direzione sanitaria.

"La dottoressa sta su un malato grave" spiega ancora Carmelo con sempre meno pazienza " non può rispondere, la faccio richiamare appena ha finito" e attacca

Dopo 3 minuti il telefono suona ancora. La dottoressa fa per levarsi i guanti , per andare a rispondere e Carmelo fa: " Dottorè, finisca quello che deve fare. Mo' ci penso io." alza la cornetta e senza neanche dire pronto fa: " chi è?" 

"Sono Rossi della direz..."

"BASTA! "urla Carmelo alla cornetta" AVETE ROTTO IL CAZZO!!! NOI STIAMO LAVORANDO, MICA STAMO GIOCANDO!NON CI ROMPETE I COGLIONI!  e attacca.

Si volta nel silenzio della sala e guarda tutti i presenti che si erano fermati impietriti.

"Carmelo" dice la dottoressa " ma lo sai chi è Rossi? è il vicedirettore generale..." balbetta

"e vabbè dottorè, quanno ce vo' ce vo'" dice lui e tranquillo si rimette a lavorare.

Il telefono non ha più squillato.

Carmelo terrore degli oppressori.

Reprise

Non ne voglio fare una questione politica, ma la sanità in Italia, per una ragione o per l'altra sta attraversando un momento di grande crisi, come tutto il resto. Tra i contratti che non si fanno, gli ospedali che chiudono, i fondi che mancano, la ricerca che è ferma eccetera eccetera chi lavora nella sanità pubblica è sempre più scontento e affaticato e anche noi non facciamo eccezione. Credo che nel nostro ospedale ci sia un gruppo di anestesisti mediamente bravo  (con punte in alto e in basso), ma anche da noi il clima di tensione si fa sentire con un progressivo deterioramento dei rapporti umani e del servizio medico.

In ogni gruppo di persone, si sa, ci sono delle dinamiche interpersonali del cazzo più o meno spiccate, ma capita che quando il resto va male i rapporti tra i membri peggiorano di pari passo con la frustrazione lavorativa di ognuno. Avevo deciso di sospendere il blog perchè è un periodo molto teso, in cui tutti se la prendono con tutti, e sopratutto con noi ultimi arrivati che fungiamo un po' da capro espiatorio. Lavorare in queste condizioni è difficile e sopratutto toglie a tutti noi il piacere di fare questo lavoro, senza il quale i turni in una rianimazione diventano una lunga sequenza di incubi di 12 ore.

Il nostro primario, un uomo giunto a questa carica non certo per i suoi meriti, non è assolutamente capace di far fronte a questa situazione o arginare lo scontento generale. Si accorge dello scadimento delle nostre prestazioni, e cerca dei rimedi, ma poichè non si rende assolutamente conto di quale sia il nostro lavoro, se ne esce con decisioni assurde e inutili. Quando, nel corso dell'ultima, deprimente riunione, abbiamo cercato di fargli notare come la cosa non funzionasse in nessun modo la risposta è stata: " Io sono il primario e dovete fare quello che dico io". Ecco perchè mi era passata la voglia di scrivere, perchè mi sembrava che mi stessero rendendo impossibile fare il lavoro che mi piace.

Alla fine mi sono accorta che invece scrivere mi aiuta in qualche modo a sentirmi meglio oltre a darmi il piacere di rendere i miei amici partecipi della mia vita, quindi, nonostante tutto: the show must go on...

lunedì 22 settembre 2008

Avviso

Per motivi personali questo blog è sospeso a tempo indeterminato. 

sabato 13 settembre 2008

L'armadietto (mobbing 3)

è fatale che nei pochi metri quadrati della stanzetta sotterranea si concentri l'essenza della piramide gerarchica della rianimazione; un gruppo di persone giusto leggermente più rigido della cavalleria prussiana.
Per esempio: i primi di guardia nella loro comoda stanza al primo piano hanno i loro armadietti che noi non vediamo mai.
I secondi di guardia anziani hanno i loro armadietti nominativi nella stanza al sotterraneo.
I secondi giovani, ma più anziani di noi hanno un armadietto in due.
Quando sono arrivata io ,ovviamente, NESSUNO si è sognato di offrirmi di dividere l'armadietto o di porsi il problema di darmene uno, perciò io getto la mia roba in una specie di cassettiera di stoffa che mi sono comprata e che è appesa ad un vecchio gancio dietro la porta del bagno.
Enrica, che è arrivata 3 mesi dopo di me, ha dovuto accontentarsi di dividere la mia cassettiera dietro la porta (con mia grande soddisfazione perchè da quando c'è lei c'è il dentifricio, il sapone, la crema da notte e le salviettine umidificate...)
Pochi giorni dopo Enrica, ha preso servizio un'altra collega che però ,essendo ormai tutto occupato, lascia la sua roba in una busta di carta appoggiata ad una sedia.
e siamo ancora fortunati: gli specializzandi non avendo una stanza buttano la loro roba in un angolo polveroso sperando di ritrovarla a fine turno.
No.
Non mi pagano abbastanza.
Neanche un po'.

Galateo per le visite in reparto

Abbiamo ricoverato giusto ieri Marta, una ragazza di circa 30 anni che oltre ad avere seri problemi psichiatrici è anche giusto un po' tossicodipendente.
Ricoverata 3 giorni fa nel reparto di psichiatria, le sue condizioni erano in via di miglioramento, tanto che nel pomeriggio ha ricevuto con piacere la visita di 3 sue amiche, 3 ragazze dall'aria simpatica e compita.
4 ore dopo ci chiamano d'urgenza dalla rianimazione perchè è in arresto respiratorio da morfina.
Alle analisi delle urine risulta positiva per: cannabis, morfina, oppio e ketamina.
La rianimiamo, la portiamo in reparto, la rimettiamo un po' in sesto e il giorno dopo programmiamo di rispedirla in psichiatria.
"Ma dove l'ha trovata la morfina in ospedale?" chiede il collega della mattina durante il giro visita
"Gliel'hanno portata le amiche" replica il medico del turno di notte
"Eh beh, "fa lui annuendo con aria comprensiva" vai a trovare un amico in ospedale, non gli porti due fiori, una scatola di cioccolatini, due pasticche di morfina? che poi uno insomma, si fa pure guardare dietro, sennò!"

venerdì 5 settembre 2008

Kalos kai Agatos

Nel policlinico la rianimazione è conosciuta dai più come " il club della vela".
Questo soprannome, maligno ma azzeccato, è dovuto al fatto che nel nostro reparto il 98% delle donne sono magre, bionde a acchittate, mentre il restante 2% sono magre more e acchittate.
Gli uomini invece, al 100% sembrano appena scesi, o in procinto di salire su uno yacht a vela (il che a volte è anche vero).
Quando sono stata assunta mi sono chiesta perchè mi avessero preso, ma avevo concluso che ogni regola ha la sua eccezione e quindi una mora cicciotella e scaciata facesse risaltare le altre (tipo una spice girl brutta, che ne so);
Invece ho capito che la rianimazione segue la rigida regola greca del "kalos kai agatos" ovverosia la morale per cui i buoni e bravi sono anche belli.
Infatti mi è capitato l'occhio sul foglio di richiesta delle divise con tutti i nostri nomi e a fianco la taglia di  ciascuno. L'elenco è questo:
Gli uomini portano tutti la 50.
Il nostro capo (che è una donna bionda con glaciali occhi azzurri) porta la 40
Tutte le altre portano la 42 tranne
Una puerpera, che comunque è in allattamento, e porta la 44
POI
Enrica ed io, neoassunte, che portiamo la 44.
Enrica però almeno è bionda.
cazzo, non ci siamo.
Devo assolutamente tingermi.

Garcon!

Tra i nostri pazienti affezionati c'è la signora Erminia, una cara vecchietta un po' svampita che si è beccata la polmonite.
Considerando il fatto che, nonostante l'età, la signora fumava 40 sigarette al giorno e ci andava molto allegra con la bottiglia non stupisce che ci abbiamo messo due mesi a fargliela passare.
Comunque eccola qua che ride e scherza nel suo letto mandando baci a tutti quelli che passano e ovviamente è diventata la mascotte del reparto, anche perchè al contrario di molti pazienti un po' fuori di testa, lei sorride sempre sgranando gli occhioni azzurri.
Ieri notte l'infermiere di turno con lei era uno dei suo preferiti: Denny, che è un ragazzo giovane, gentilissimo e simpatico oltre che un ottimo infermiere e perciò è l'idolo delle vecchiette.
Siccome Erminia , per chiaccherare, si levava dalla faccia la mascherina dell'ossigeno Denny ogni 5 minuti, con cristiana pazienza le andava vicino:
-"Erminia, rimettiti la mascherina sulla faccia, dai"
-"e adesso me la metto..."
Dopo un paio d'ore di questa pantomima, Erminia prende il braccio di Denny e gli dice:
"Tu devi essere più gentile con me!"
lui l' ha guardata stupito: "ok, Erminia, sarò più gentile, scusa"
"Va bene" acconsente lei con gesto regale della mano "portami un cocktail!"

giovedì 4 settembre 2008

Fuga di cervelli

La maggior pate dei miei amici laureati si sono felicemente stabiliti fuori dall'Italia.
Svizzera, Inghilterra, Olanda, Germania... laureati nei più diversi campi, sono stati assunti in altre nazioni dell'UE, a condizioni del tutto dignitose, mentre qui in Italia non riuscivano a trovare neanche un posto da spazzino.
Sorvoliamo sulla tristezza delle condizioni dell'Italia, eccetera eccetera... il discorso è troppo trito  e conosciuto per essere riproposto, ma la cosa che sopratutto mi colpisce è che tutti loro, anche se gli manca la casa, il sole, il clima, la famiglia, gli amici, la pizza e quant'altro, non vogliono più tornare.
Parlandoci,  ti rendi conto che gli sembra semplicemente inaccettabile il modo di lavorare qui, e non solo: quelli che hanno avuto a che fare con altri italiani per lavoro si sono trovati malissimo , dopo che si erano abituati agli standard europei.
La verità è che il sistema delle raccomandazioni e del nepotismo in Italia è talmente avanzato e radicato da falsare anche l'intero sistema dei rapporti.
Non si rispetta la bravura, ma si rispetta il potere, e chi non lo ha viene trattato senza alcuna considerazione.
Il lavoro è considerato una cosa da umili, per cui il primo segno di potere è smettere di lavorare, e chi sale la scala gerarchica lo dimostra, in primis, trasferendo parte del suo lavoro a chi gli sta sotto.
Trasmettere la propria conoscenza ad altri più giovani è motivo di vanto negli altri paesi; un discepolo che supera in bravura il maestro è considerato un motivo di orgoglio per il maestro. Qui la trasmissione della conoscenza non è proprio considerata, nè una persona ammetterà mai che uno più giovane è migliore di lui. Non solo: non ammetterà mai che è pari a lui, ma finchè sono in rapporto lo tratterà sempre come un inferiore e un sottoposto, e non gli permetterà mai di svincolarsi da lui.
L'educazione e il rispetto non sono considerati un valore, ma un sintomo di debolezza, perciò il livello di aggressività tra colleghi, e tra superiori e inferiori è abnormemente alto e senza alcun freno. Empatia è una parola di cui nessuno conosce il significato.
Il risultato è uno degli ambienti di lavoro peggiori del mondo, con dei risultati scarsissimi e una società praticamente del tutto paralizzata.
Mi chiedo se la crisi economica sia l'effetto o la causa di tutto ciò, e sopratutto se sia possibile uscire da queste dinamiche perverse.
Nel frattempo mastico amaro ogni giorno ingoiando continue umiliazioni e penso che in Inghilterra ci sono un sacco di ospedali che cercano anestesisti...



martedì 2 settembre 2008

Una corretta definizione

L'altra notte abbiamo ricoverato in rianimazione un paziente operato d'urgenza per un problema cardiaco.
Il signore è venuto su direttamente dalla sala operatoria accompagnato dall'anestesista, che guarda caso è un amico con cui ho fatto la specializzazione.
Siccome l'ospedale è molto grande è difficile incontrarsi con i colleghi che lavorano in altri ambiti come l'ostetricia o la chirurgia d'urgenza, per cui io e Riccardo, dopo  le notizie sul malato ci siamo messi a chiaccherare dei bei vecchi tempi in cui eravamo giovani e di belle speranze.
- "eh certo Riccà, guarda dove siamo finiti..." ho sospirato
- "beh si, certo... te  sei finita peggio di me..."
- "beh... minchia!" ho risposto un po' piccata" stai alla chirurgia d'urgenza del pronto soccorso! non è che sia un bel posto!!! "
- "A Se', ma guarda 'ndo cazzo lavori:" mi ha detto con un largo gesto della mano che    comprendeva tutti i pazienti
- "Pare il bar di Guerre Stellari!!! "

domenica 31 agosto 2008

Era appunto a questo che servivano i pacs

In reparto c'è un signore che si chiama Mario e che ha una brutta polmonite; è un bell'uomo di neanche 60 anni che si è sposato da giovane, ha avuto un figlio, si è separato dalla moglie e si è messo con un'altra donna, una distinta 50enne ancora piacente con cui vive.
Come molti non ha pensato fosse necessario legalizzare la cosa: tanto a chi vuoi che interessi?
Peccato che ora il figliolo ha chiesto ai medici di proibire alla compagna di entrare a trovarlo, e siccome lui è il figlio e la donna con cui vive non è nulla, tranne che l'essere umano con cui condivide ogni giorno della sua vita da anni, noi medici non abbiamo nessun motivo per non aderire alla sua richiesta.
Ora questa poveretta passa la giornata nella camera di straforo e si allontana per non essere vista quando arrivano il figlio e la moglie o qualcun'altro dei "cari parenti".
Io spero solo che tutti i nostri politici paladini della famiglia si trovino un giorno in un letto d'ospedale nelle stesse condizioni del signor Mario, con la persona che amano costretta a restare fuori dalla porta come una ladra, per poter giudicare da soli le conseguenze della loro bontà cristiana
solo questo gli auguro.
ma di tutto cuore.

sabato 30 agosto 2008

Il dottor House è un coglione

Io non guardo serie tv sui medici, così come dubito che un meteorologo guardi le previsioni del tempo, e mi è oscuro il motivo per cui la gente dovrebbe guardarsi le disgrazie che riguardano altra gente.
Enrica, che è sempre il mio guru, una volta che gli ho detto quant'era incomprensibile questa cosa mi ha risposto:
"Perchè tu sei un medico ed empatizzi con il paziente, loro empatizzano con i medici!"
Come se non bastasse, ogni volta che mi è capitato di vedere una puntata di queste serie mi è venuta una profonda irritazione.
Innanzitutto sgombriamo il campo da qualsiasi idea idilliaca: l'unico telefilm del genere realistico è Scrubs.
E non sto facendo dell'ironia; è l'unico realistico perchè la gente in ospedale non è strafiga e tutta compresa a salvare vite umane, è stordita e scojonata, lavora tentando di fare del suo meglio , al di sopra delle sue forze, lottando contro un ambiente tra i più ostili del pianeta, appena dopo il pack polare.
In particolare se la gente lavorasse col dottor House lo odierebbe.
Seguitemi: nelle poche puntate che ho visto c'è questo demente che prende un paziente e decide, saltando ogni logico iter e protocollo, che lui c'ha una cosa x e quindi va curato in modo y.
Il povero miserabile che fa il responsabile della baracca prima prova a dirgli gentilmente : "guarda, noi facciamo così di solito, perchè questo metodo funziona e ci fa risparmiare e poi è il più sicuro."
e lui gli risponde più o meno " non me ne frega un cazzo io faccio come mi pare"
allora il tizio dice: "guarda, che è meglio di no, che se sbagli ci fanno un culo così a tutti"
e lui:" non me ne frega un cazzo, morite tutti, io faccio come mi pare perchè so' zoppo e ce l'ho coll'universo criato"
a quel punto fa come dice lui, contro ogni ragionevole consiglio e, per una fortunata coincidenza il paziente guarisce e l'assicurazione americana non viene a sapere che sta coprendo le spese per terapie fuori protocollo e analisi a casaccio.
un vero eroe.
e la cosa che più mi fa specie è che l'ho sentito ammirare da persone capaci di brutalizzare il collega di un anno più giovane per non aver eseguito i loro ordini alla lettera .
Allora facciamo così: proviamo tutti a immedesimarci nei poveri disgrati che devono lavorare con uno che tanto non ti ascolta e che, per principio è convinto che lui c'ha ragione e basta, e vedi che la conclusione è quella che ho già dato:
il dottor house è un cojone.

Non c'è più religione

Oggi su RDS hanno passato "another brick in the wall- partII".
Non so, magari su "radio Latteemiele" passano gli AC/DC...

o tempora o mores!

venerdì 22 agosto 2008

Il maniaco

In rianimazione ci sono diversi telefoni, ma quello che è il numero principale, a cui arrivano le telefonate ufficiali è un apparecchio che si trova sul bancone della grande stanza dove si trovano i malati. Là arrivano le richieste di consulenza dai reparti quando non arrivano sul cellulare del secondo di guardia, per cui rispondono un po' tutti, medici e infermieri.
Dunque, da un paio d'anni, con una  certa regolarità notturna, a questo telefono chiama un maniaco che dice sconcezze di vario genere e tipo a tutte le donne che rispondono.
Devo dire che l'idea in sè è piuttosto brillante; insomma: a quale altro numero un maniaco può trovare una donna che risponda al telefono a qualsiasi ora del giorno e della notte, festivi inclusi?
Comunque, col tempo e l'abitudine, l'iniziale sconcerto si è stemperato in una blanda presa per il culo, per cui di solito chi risponde si fa due chiacchere; in particolare, la nostra caposala tiene con lui vere e proprie conversazioni il cui tono mi fa pensare che nel nostro maniaco non sia assente una componente masochistica (e nella caposala una sadica, ma questo lo sapevo...).
Basta, l'altra notte verso le due e mezza suona il telefono. Noi stavamo tutti lavorando su un paziente particolarmente delicato e lo squillo a quell'ora quasi sicuramente vuol dire consulenza per me, visto che la notte chi può dorme. Dunque alzo la cornetta ancora concentrata e dico:
" pronto?" non sento niente e ripeto: "pronto!"
a quel punto sento una specie di rantolo strozzato e una voce che mi fa: " posso venire sotto i tuoi piedi?"
Io sono rincoglionita.
lo sono sempre stata, lo giuro.
per una frazione di secondo ho pensato che fosse un quesito clinico per un paziente e quale fosse la risposta. Poi ho connesso i neuroni e ho detto" ah, sei tu, scusa siamo occupati" e ho attaccato.
Poi ho ripensato alla cosa.
La prossima volta gli dò il numero del primario...

martedì 19 agosto 2008

Mi hanno fregato

Sapete la compagna del liceo che non aveva voglia di fare niente?
quella simpaticissima, ma che non studiava un cavolo, che dicevano è intelligente ma non si impegna e i prof. la guardavano dall'alto in basso? 
Io invece ero la loro cocca perchè studiavo sempre con costanza e impegno e di questo passo sì avrei fatto strada nella vita!

Ecco: la settimana scorsa ho scoperto che quella tipa vive da 4 anni alle Fiji dove ha aperto un megaresort con il marito e i due figli...

Ho l'impressione sempre più netta che nella storia del cetriolo io faccio l'ortolano...

Un gentile sacrificio di sangue

Detesto l’estate in rianimazione.
È la stagione dei politraumi, degli incidenti stradali, dei pazienti giovani, mentre tutti sono in vacanza e la città sembra appena bombardata con bombe intelligenti, eppure, anche in questa stagione infame succedono cose che mi commuovono:
A noi rianimatori si concede praticamente tutto, da una risonanza in 10 minuti a farmaci che costano 1500 euro a fiala e se ne usano 3 fiale per paziente, ma anche noi, che siamo praticamente onnipotenti perché “salviamo vite umane” dobbiamo subire pratiche burocratiche complicate e un terzo grado serrato dal centro trasfusionale quando chiediamo il sangue.
Il sangue è essenziale per i pazienti gravi e non si sintetizza, non s’imita, non si vicaria. Esiste solo un modo per ottenerlo: che qualcuno sano e consenziente lo doni. E, ca va sans dire, i donatori non sono mai quanti quelli che ne hanno bisogno.
L’altro ieri è arrivato in rianimazione Andrea, un ragazzo di 30 anni e spicci che ha fatto un incidente in moto. Un brutto incidente davvero. È stato portato sul tavolo operatorio due volte ed ora è qui da noi in bilico. Gli abbiamo trasfuso litri e litri di sangue e plasma e qualunque emoderivato avessimo a disposizione.
Fuori dalla rianimazione staziona da due giorni un gruppo variabile di ragazzi tra 10 e 30 anni che ogni volta che esce un medico, fosse pure per andare alla macchinetta del caffè lo fissano in silenzio con occhi enormi come passerotti affamati di notizie.
Ieri li abbiamo convocati e abbiamo chiesto loro se potevano trovare qualcuno che andasse a donare il sangue perché il nostro trasfusionale era allo stremo delle forze.
-“Già fatto” mi ha risposto la sorella, una gnappetta 25enne con un sorriso luminoso”oggi abbiamo portato a donare 70 persone”
-“e domani ne verranno altre 50” ha rincarato un ragazzo che le stava vicino con l’aria allegra di chi annuncia i partecipanti a una festa “ basteranno per Andrea?”
Io mi sono immaginata il trasfusionale pieno di gente e tutte quelle sacche piene, mentre loro mi guardavano con aria di attesa speranzosa, come se la loro offerta fosse non tanto nei litri, quanto nel gesto, un fioretto agli dei per far guarire il loro amico,una specie di gentile sacrificio di sangue sull’altare della speranza che poi è la porta di questa rianimazione del cazzo.
E ho dovuto inghiottire un paio di volte prima di riuscire a parlare perché mi veniva da piangere per la commozione.

lunedì 11 agosto 2008

Recensione

Io di cinema non ci capisco niente.
lo confesso senza remore e senza falsi pudori: Kurosawa mi annoia a morte, Antonioni non lo capisco, Pasolini mi fa venire il magone. Durante le proiezioni di Visconti mi scaccolo. Il mio cult movie è Fracchia contro Dracula.
Questa confessione, che mi scredita definitivamente come intellettuale di sinistra, mi consente però di andare a vedere un sacco di film americani e disinteressarmi, chessò, del cinema indipendente polacco,
Per esempio stasera sono andata a vedere "Wanted - scegli il tuo destino", perfettamente consapevole che sarebbe stato una boiata e con il solo proposito manifesto di godermi per 2 ore quel gran figone che è James McAvoy, possibilmente nudo in scene di sesso roventi.
Devo dire che il film ha superato tutte le mie aspettative.
La trama è la seguente:
Per la prima ora e mezza c'è James McAvoy che viene alternativamente pestato come una zampogna e messo a mollo in una vasca di forzen yoghurt per rigenerarsi;
nella seconda mezz'ora, stanco delle mazzate, e probabilmente anche del frozen yoghurt che dopo un po' stucca, il nostro eroe prende una collezione di armi e ammazza tutti.
e fin qui, voglio dire, è la trama media di tutti i film americani degli ultimi 10 anni. Solo che su questo leitmotiv si inseriscono:
- un telaio meccanico di inizio '900 che compone un codice binario nel filato, decodificato il quale si ottiene il nome di una persona a caso da uccidere (giuro!!!)
- Angelina Jolie che tira una pallottola curva con la mano sinistra (questa è la mossa segreta della confraternita) che fa un cerchio intero ammazzando 6 persone e poi ammazza anche lei entrandole nella tempia destra
- migliaia di topi, tutti avvolti in un orologio digitale con una carica di esplosivo, che vengono buttati in un castello e lo fanno esplodere, esplodendo tutti insieme
- L'inquadratura finale del film con james che dice : " e voi cosa avete fatto ultimamente?"

Alla fine della proiezione ho pensato tra me e me: ma quest'uomo avrà fatto dei porno che si possono scaricare?

Cuore di panna

è inutile: come strutturata sono un fallimento.
L'altro ieri notte io e lo specializzando di guardia e abbiamo fatto le 3 del mattino fuori in consulenza.
Al nostro ritorno avevano già preso tutte le barelle, i lettini e i materassini, non solo: gli infermieri avevano cannibalizzato anche i cuscini delle sedie!
L'ho guardato e ho letto sul suo viso che lo aspettava una notte insonne su una sedia con la testa appoggiata al tavolo.
la triste sorte dello specializzando.
Non ho resistito.
L'ho fatto scendere giù con me e abbiamo dormito in due sul lettuccio miserabile della stanza nel sotterraneo insieme ai topi e alle zanzare.
prima di addormentarmi ho pensato: "mio dio! se lo sa il primario mi uccide! "

Alle 7 è uscito di soppiatto dalla stanza ed è tornato in rianimazione, manco fuggisse dal letto dell'amante...

Io ho ancora rimorsi di coscienza
e tutto ciò per un po' di giustizia sociale...

proletari di tutto il mondo UNITEVI!!!

venerdì 8 agosto 2008

La gente stanno fuori, ma ad agosto peggio

Ok, è l'8 agosto, ci sono 40 gradi, le strade sono vuote e tutti stanno al mare.
In rianimazione non si respira perchè nella stanza medici non c'è il condizionatore e la gente si accalca al pronto soccorso e nei reparti per lasciare vecchietti in fin di vita;
Tutto ciò è molto brutto e disdicevole.

il che non vuol dire che la gente ti può sbroccare aggratis.

Ho passato la guardia a schivare colleghi con la bava alla bocca senza alcun motivo apparente, incontattabili sul piano del dialogo, incoerenti sul piano professionale e dopo 12 ore avevo gli occhi iniettati di sangue.
Anche io c'ho la mamma abruzzese, ma mica me la vengo a pijà co' te!!!

(forse qualcuno si ricorderà la citazione? mah...)

mercoledì 6 agosto 2008

Problemi di lingua

Una vecchietta ebrea newyorkese di 80 anni, in Italia per un matrimonio, viene ricoverata da noi per un emorragia cerebrale.
I neurochirurghi, ispirati dal caldo di agosto, se la sentono calla e la operano e, incredibile per loro, l'operazione riesce.
dopo 2 settimane le condizioni della signora migliorano a tal punto da poter pensare ad un trasferimento in america; l'unico problema è che non riusciamo in nessun modo a entrare in contatto con lei. Quando gli diciamo: apri gli occhi! stringi la mano! lei non fà nulla, come se non ci capisse o non ci sentisse; eppure da sola sta con gli  occhi aperti e muove la mano!
Sarà il nostro inglese troppo "italiano"? ci sgoliamo di "open your eyes!" " move the hand" tentando accenti  sempre più maccheronici, senza che la signora ci degni di un palpito. A questo punto iniziamo l'approccio neurologico: sarà afasica? avrà la locked-in sindrome? avrà una psicosi posttraumatica? depressa? ansiosa? chiamiamo i neurochirughi? i neurologi? gli psichiatri?
Finalmente ieri, all'orario visite arrivano il figlio e il marito, che si avvcinano a lei e le cominciano a parlare teneramente; dal mio banco sento un brusio affettuoso.
un brusio.
tendo l'orecchio: quest'accento newyorkese...
non è che capisco molto, sono proprio fuori allenamento...
ma questo slang americano...
newyorkese...
slang newyorkese un cazzo: le parlano in yiddish!
mi avvicino a letto e dico al figlio in inglese: "dì a tua madre di aprire gli occhi."
lui esegue e la signora spalanca i suoi occhioni azzurri e mi guarda perplessa.
"Dille di muovere la mano sinistra."
La signora muove la mano sinistra.
"Chiedile come sta."
"Dice che sta bene dottoressa, le fa male un po' la schiena..." mi risponde il figlio accorato.

Torno al banco meditando di ingoiare i fogli delle consulenze come punizione per la mia stupidità...
Non si tratta di sapere le lingue, si tratta di quale lingua sapere.

martedì 5 agosto 2008

Parla come magni

Tratto da "Vogue Italia" aprile 2008

Titolo della rubrica: "Still Life"

"Non c'è potere rehab come quello che si registra con un buon sonno. I segnali wellness si leggono sul viso: pelle distesa, luminosa e compatta. Grazie anche allo skincare notturno, che, efficacissimo, advanced e attivo, interviene come personal sleep trainer. Non a caso è fra i soins più blasonati del beauty case"

Traduzione: Se dormi di più e lavori de meno non te svegli con le occhiaie tipo panda. Se ce metti pure un po' di crema è anche mejo.

Il prossimo che mi dice che noi medici parliamo complicato gli faccio ingoiare un vasetto di crema per il viso...

venerdì 1 agosto 2008

Dovremmo girare con le piume in testa

A volte i colleghi dei reparti non hanno ben chiaro il nostro ruolo; in particolare fanno confusione  tra rianimatore e resuscitatore. Solo così si spiega che ci hanno chiamato al letto di una signora, dopo aver chiamato il prete per l'estrema unzione.
La rianimatrice di guardia, arrivata nella stanza della paziente, ha trovato i parenti con il sacerdote che pregavano al suo capezzale, mentre lei era in insuffcienza respiratoria.
Come è umano e comprensibile la mia collega si altera sensibilmente e caccia tutti fuori dalla stanza gridando: "ma voi siete matti!", dopodichè intuba la signora, la ventila e la porta in rianimazione.
Dopo una settimana la signora è estubata e fa le parole crociate (leggendo le barzellette alla paziente del letto vicino che ha avuto un ictus).
Poche sere dopo la nostra responsabile incontra ad una festa una sua conoscente che le dice:
"Ma tu lavori ancora al policlinico? ma lo sai che mi è successa una cosa incredibile: mia zia era ricoverata in un reparto per insufficienza respiratoria e ci avevano detto che non c'era niente da fare, allora abbiamo fatto chiamare il prete per l'estrema unzione, poi è arrivata una pazza nella stanza che ci ha cacciati urlando  e si è portata via zia che ora è guarita e sta in un reparto be-l-lis-si-mo!!! pensa che storia!"

giovedì 31 luglio 2008

Momenti topici

L'alimentazione disordinata, si sa, è un male; sopratutto per chi è un po' delicato di stomaco e di intestino. Magari un medico della rianimazione mangia un panino con la cotoletta fredda alle 3 del pomeriggio e poi si ritrova verso le 4 con delle fitte alla pancia tipo pugnalate, che per farle passare ci vuole giusto la peridurale. In questo caso, poichè il secondo di guardia ha a disposizione una comoda stanzetta, con annesso bagno non troppo inquinato, vi si rifugia lestamente e si appresta ad una concreta pausa di riflessione sui disordini alimentari.
Proprio mentre il mio colon stava espellendo tutte le scorie emotive della giornata, dalla tasca posteriore della divisa ecco il suono fatale: il possente "driiin" del telefono di servizio.
"pronto?" esalo con presagi infausti
"pronto? il rianimatore di guardia?" mi dice una vocina accorata.
Dal fondo del mio laicismo innalzo una preghiera a qualunque entità superiore in ascolto: ti prego, fà che non sia un arresto cardiaco e che io non debba essere sul posto entro 5 minuti.
"sono io" singhiozzo " che c'è?"
" ah salve dottoressa, no, la chiamavo per un paziente bpco riacutizzato che ha la niv, ma l'emogas sta peggiorando, potrebbe venire a vederlo?"
"quanti anni ha?" dico per prendere tempo
"ehm, non lo so, non ho la cartella sotto gli occhi"
"vai a vedere collega, ti aspetto in linea" rispondo.
dopo 5 minuti torna all'apparecchio e mi fa:" 76, anzi no, 75 è del 32 o del 33, non mi ricordo"
"scusa collega, ma vai a vedere!l'anno è importante!" ululò al telefono,
 dalla cornetta mi giunge la sua voce perplessa: "ma devo tornare di là!"
"vai, che ti aspetto al telefono" rispondo conciliante-esortativa.
stupita, ma ubbidiente all'ordine del rianimatore la collega va di là e torna dopo altri 5 minuti con la notizia che il paziente è del 33.
"perfetto", rispondo con aria convinta, "allora arrivo subito a vederlo"
attacco il telefono e tiro lo sciaquone.
In reparto ho visitato il paziente, scritto la cartella e ho prescritto la terapia sotto lo sguardo assorto della dottoressa che però, forse temendo di essere tacciata di ignoranza, non ha osato rivolgermi alcuna domanda
"allora ciao, "ho sorriso stringendole la mano per andarmene " e mi raccomando: prima di chiamare il rianimatore raccogliete bene le notizie cliniche del paziente. A volte la precisione è importante!".
e con questa frase sibillina ho chiuso la porta del reparto.
Da oggi in poi digiuno.

mercoledì 30 luglio 2008

Noi siamo scienza, non fantascienza

Ogni giorno, alla fine della seduta operatoria, gli anestesisti vanno nei reparti a visitare i pazienti che verranno operati il giorno dopo. Gli si fanno domande sul loro stato di salute e, quando è possibile la scelta, sul tipo di anestesia che preferiscono; nella lista di ieri c'era un paziente che doveva essere operato per una banale ernia inguinale, perciò lo specializzando che lo ha visitato gli ha chiesto se preferiva fare l'anestesia spinale o quella generale.
Dopo la visita è tornato su a riferire al responsabile di sala, un 40enne molto simile a Schwarzenegger in Terminator 1. Modi compresi.
"il paziente con l'ernia inguinale ha detto che vuole dormire così non vede e non sente niente"
"vabbè, lo famo in generale" ha risposto lui
" ao, ma lo sai che 'sto tizio fà il mago? fà i tarocchi, è pure famoso! " ha detto lo specializzando
"ah si? allora dije che se vole che lo addormentiamo deve venì su e facce i tarocchi a tutti!" ha detto il responsabile.
Lo specializzando è sceso a riferire e il paziente, senza colpo ferire, è salito nello studio in pigiama col suo bel mazzo di carte e sorridendo si è rivolto ai presnti: "da chi comincio?" ha detto.
L' operazione è andata bene, ha dormito tutto il tempo.
Il nostro responsabile la sta pagando cara, perchè i tarocchi hanno detto che lui è una persona dolcissima e molto sensibile ed ora tutti lo stanno chiamando "tenerone", altro che Terminator.
Però, per inciso, i tarocchi hanno avuto ragione.

martedì 29 luglio 2008

Cassandra

7 giorni fa, mentre ero in pediatria a cercare di guadagnarmi lo stipendio ricevo la telefonata di  mia madre.
Con la sua voce "madre coraggio" detta anche " guarda-come-sono-forte-di-fronte-alle-avversità-della-vita" mi fa: "no, non preoccuparti: è solo che Willy sta morendo".
Willy è il nostro cane, un amabile terrier di 17 anni completo di : cancro alle palle, collasso tracheale, insufficienza mitralica e dermatite allergica. Inoltre è cieco come una talpa e sordo come una campana e alla sua veneranda età attacca ancora la ciotola del cibo con un certo entusiasmo.
Corro a casa e trovo il cane sdraiato sul pavimento con mamma accanto che lo imbocca dalla ciotola con le lacrime agli occhi e l' espressione mesta da crocerossina.
Prendo in braccio il quasi cadavere (che è grosso più o meno come un abbacchio di medie dimensioni) e lo porto dalla veterinaria, con annessa scena tragica di noi che scendiamo con il cane in braccio e i vicini che si levano il cappello.
Comunque dalla veterinaria il paraculo dà il primo segno di vita: si alza affaticato sulle zampe e tenta di scappare, ma viene ripreso prontamente e sottoposto ad accurata visita ed iniezione di antibiotico.
Dopo la procedura il povero infermo comincia, con aria stanca della vita, a spazzolarsi dei croccantini che l'afflitta infermiera gli dà, onde evitare la subitanea morte per inedia.
La veterinaria, intanto,  con aria compunta fa una diagnosi di morbo di Cushing, ovverosia un iperfunzionamento di una ghiandola che sta sopra il rene;
Mentre rientriamo a casa,io, che non ci capisco niente di veterinaria, ma parecchio di moribondi  azzardo un: "ma ti ricordi che aveva avuto una cosa simile, quella volta che aveva mangiato troppo e gli era venuto mal di stomaco?"
ovviamente vengo tacciata della più nefasta insensibilità.
si decide di fare
a) un ecografia addominale
b) una prova da stimolo consistente in 3, dico 3 prelievi successivi alle ore 10, 14 e 18
Inutile dire che la povera bestiola moribonda è stata portata avanti e indietro in braccio dalla sottoscritta.
3 giorni dopo, con l'ausilio della sola dieta e di un paio di iniezioni di antibiotico e protettore gastrico, il cane cammina per casa, esce a passeggiare, mangia, beve, e portato dal veterinario tenta in tutti i modi di fuggire dalla porta.
Mia madre mi ha detto: "certo che mi sa che voi medici (che saremmo io e la veterinaria) l'avete fatta un po' troppo complicata! io ho sempre sostenuto che aveva solo un po' di influenza di stomaco..."

Vacanze

domenica 27 luglio 2008

Leggende metropolitane

Tra i nostri infermieri ce n'è uno che è molto simpatico e competente, ma che è assolutamente convinto si sapere tutto su una quantità di argomenti che, effettivamente, ignora. Il fatto è che quando dice qualcosa lo fa in modo così convinto e sicuro di sè che la gente gli crede, anche se sono cose al limte dell'inverosimile. Un po' di tempo fa, per esempio si è messo a spiegare alla mia prima di guardia, un medico 40enne di una certa cultura, come l'estate sia dovuta all' avvicinamento della terra al sole, e siccome la terra si avvicina sempre di più i ghiacci si stanno sciogliendo.
"ah si? pensa, non l'avevo mai sentita questa cosa!" ha detto candidamente la mia collega.
"eh, certo" ha risposto lui col tono di chi dice una cosa ovvia " non senti adesso quanto fa caldo l'estate? mica era così caldo quando noi eravamo bambini!"
Io mi sono astenuta dal domandargli perchè, se la terra in toto si avvicina al sole, ad agosto fa più caldo da noi, ma più freddo in argentina;
anche per salvaguardare la pace spirituale della mia prima di guardia.
e pensare che ci fanno studiare geografia astronomica al liceo...ore ed ore buttate...
Ieri sera invece questo genio del male, ha cominciato a parlare di rettili e ci ha spiegato che:
a) se incontri un pitone e quello sta fermo a guardarti, scappa perchè ti sta prendendo le misure per vedere se ce la fa a stritolarti e ingerirti
(vedi che ci sono dei vantaggi ad essere sovrappeso?)
b) che i padroni di pitoni li abbandonano nelle fogne dove loro si riproducono e diventano giganteschi
(altro che cani sull'autostrada!)
c) che dopo essere diventati giganteschi i pitoni risalgono le fogne in cerca di cibo e si infilano nei water, perciò sopratutto chi abita al primo piano deve ricordarsi di chiudere la tazza del cesso di notte
(il commento sconsolato di una delle infermiere: "io già ero stitica...")
Ecco come nascono le leggende metropolitane...

martedì 22 luglio 2008

Medicina alternativa

Io non capisco perchè i pazienti, che normalmente devi convincere con l'ipnosi a seguire anche la più semplice delle cure, si sparino poi qualunque tipo di  porcheria classificata come medicina alternativa.
Di solito lo affermano anche con aria di sfida come se volessero provocarti ad andare contro le loro posizioni. Ieri uno mi fa:" lo sai, quando ho il raffreddore, appena sento i primi sintomi io inzuppo un batuffolo nell'alcool etilico denaturato (giuro!!!) e poi lo inalo...e i sintomi mi passano meglio che con qualunque medicina!"
e bravo. se te pensi che inalare alcool faccia un gran bene ai polmoni...magari la prossima volta prova con la trielina che poi vedi come ti senti bene...
oppure: "io quando ho l'influenza vado in palestra e faccio esercizi finchè proprio non ce la faccio più, poi vado a casa mi imbacucco e mi metto a letto finchè non sono zuppa di sudore"
della serie: al masochismo non c'è mai  fine...
La migliore che ho sentito però riguarda la definizione stessa di medicina: "no, sai io non mi curo con medicine  fatte con chimica sintetica, ma solo con la "chimica naturale", che è molto meno tossica!"
che diavolo è la chimica naturale?! e che vuol dire? che il veleno del mamba verde che è naturale, è meno tossico dell'aspirina che è sintetica?
per non parlare dell'ignoranza spaventosa che c'è a proposito dei principi attivi.
"Io mi curo con il rimedio xyz dei fiori di bach."
e che c'è dentro?
"eh, non lo so."
ma invece di pipparti qualsiasi cosa perchè c'è scritto sopra fiori di bach leggerti la composizione, no? però il foglietto illustrativo della tachipirina lo sai a memoria...
pranoterapia, massoterapia, musicoterapia, fiori di bach, omeopatia... qualsiasi cosa va bene, a priori, acriticamente, purchè sia una medicina classificata come "alternativa".
e la cosa migliore è che nella loro ignoranza fanno anche i selettivi; della serie: No, io mi curo solo con i fiori di bach, l'omeopatia con me non funziona perchè io non ci credo.
non ci credi?! ma mica ci devi credere, te deve solo fà passà il mal de testa! che credi all'aspirina? alla religione del bactrim?
e in mezzo a questo mare di idiozia e qualunquismo si screditano anche queste terapie cosidette "alternative" che magari, senza la stordita propaganda si questi "alternativi al buonsenso" potrebbero essere impiegate sul serio e con maggior frutto.