giovedì 30 aprile 2009

Goliardia trucida

Per quanto strano possa apparire ai profani, il clima di una sala operatoria è spesso improntato alla goliardia e allo scherzo pesante. Questo è dovuto in parte alla presenza dei chirurghi (che come ho già avuto occasione di dire sono tutti un po' bestie), in parte alla presenza di infermieri e portantini che , essendo persone normali, non devono parlare in latino per sentirsi fighi nè tirarsela a morte per dimostrare che sono potenti.

Probabilmente c'entra pure il fatto che la costante presenza di malattia e morte spinge a sdrammatizzare l'atmosfera.

Tra le trovate goliardiche più comuni ci sono gli scherzi ai nuovi arrivati, siano essi specializzandi di anestesia, di chirurgia o allievi infermieri.

Quando si opera il polmone si può usare una tecnica che prevede il taglio di due pezzi di costola per facilitare l'accesso alla zona; siccome la gabbia toracica può benissimo funzionare senza, questi vanno semplicemente buttati.

Ignorandolo, Franco, un infermiere arrivato fresco fresco dalla scuola, ha chiesto al ferrista che gli stava dando i pezzi:" che devo farci?"

Prima che il collega potesse rispondere il chirurgo s'intromette dicendo: "lavali e mettili in una busta che mi servono a fine intervento"

Il povero Franco ha eseguito senza fiatare. 

Forse gli sarebbe potuto venire il dubbio se avesse visto me e il ferrista che ci guardavamo scuotendo la testa, ma lui, povero agnello fiducioso, non ci ha neanche pensato, e quando ha visto che i chirurghi iniziare la chiusura  del taglio ha chiesto: "professore: le servono le costole?"

lui ovviamente non aspettava altro: "si, si, mi servono" ha detto.

"le deve rimettere?" ha chiesto Franco, senza capire ancora,

-:"Macchè", ha risposto il prof, gongolante: "stasera pasta al sugo con le costolette."

e giù tutti a ridere ...

bestie...

mercoledì 29 aprile 2009

Si sta vendicando

Il mio commercialista oggi mi ha inviato questa e-mail:

"Ciao ,
Ti invio in allegato una circolare relativa alle modifiche del criterio di imputazione e di versamento all'erario dell'Imposta sul Valore Aggiunto. 

un bacio grosso

Gian Luca "

Ho meditato a lungo su questa frase e poi ho risposto: grazie, baci anche a te.

perchè togliergli l'illusione di potermi scrivere cose del genere ed essere compreso?

costa così poco fare del bene a volte...



martedì 28 aprile 2009

Notti brave

Il mondo è contro di me.

Dopo aver fatto capire a Giò che il cellulare va spento, dopo che Enrica ha compiuto 30 anni e smesso di bere, speravo che la notte fosse finalmente benevola.

E non credo.

Prima c'è stato il terremoto.

Come tutta la penisola sa, il terremoto è iniziato alle 2,40 del mattino e da noi al settimo piano si è sentito bene, anche se per fortuna siamo lontano dall'epicentro. Quindi io e Giò ci siamo ritrovati in piedi mentre il lampadario si muoveva a chiederci dove fossero i muri portanti sotto cui mettersi. 

Inutile dire che finita la scossa lui si è riaddormentato come un angelo. Io un filo meno.

2 settimane dopo mi comunica: "amore, esco con Gianluca a bere una birra dopo cena". 

Alle 10.30 lo saluto da sotto il piumone e lui dice -: "chiudo la porta del corridoio, così se rientro con Gianluca non ti sveglio"

Mi sveglio ,invece, alle due e mezza con il cuore in bocca, perchè il cretino, dimenticandosi completamente della porta chiusa, è rientrato al buio e ha dato una craniata che ha fatto rimbombare i muri. Me lo vedo davanti mentre tento di ricominciare a respirare che mi guarda con aria tenera e la mano in testa e dice: "scusa, ti ho svegliato?"

Ma il suo capolavoro è stato l'altroieri: io dormivo, felice, serena nel mio letto, già tra le braccia di Morfeo; sul suo comodino la lampadina era rimasta accesa mentre lui era nello studio a lavorare. 

Mi pare di vederlo: con sguardo intenerito, chino su me che dormo, mentre decide che la lampadina accesa avrebbe potuto disturbarmi. e allora che fa? la spegne? nooo! la copre con una sua maglietta di cotone.

All'una e mezza mi sveglia una puzza soffocante e mi trovo davanti lo spettacolo della maglietta che brucia lentamente sulla lampadina bollente.

Lui, ovviamente è lì che tenta di domare l'incendio e con aria tenera e colpevole mi interpella: scusa ti ho svegliato?

e ho pure dovuto dormire con la finestra spalancata per mandare via il puzzo

venerdì 24 aprile 2009

Mai fidarsi dei chirughi

Ieri ero , come al solito nella mia amata oculistica impegnata nel "cataratta  day" e mi sembrava strano che ancora non mi avessero messo sul letto neanche un cardiopatico grave o un nonnetto bicentenario, quando è arrivato uno dei chirurghi più giovani: Fabio Bianchi

-: "ciao Fa', come stai? "

-:"bene grazie, e tu che mi dici?"

 -:"mah, al solito"

-:"ma lo sai che hai gli occhi un po' arrossati?"

-:"eh si, un po di allergia, mi sa...anzi: in questo periodo sono anche un po' fotofobica...che dici può essere correlato?"

-:"e come no! assolutamente, dovresti provare a metterci un po' di lacrime artificiali per tenere l'occhio umettato...anzi, aspetta che te le porto che ne ho dei campioni!"

-:"vabbè, ma non fa niente, magari le prendo in farmacia"

-:"ma scherzi? aspetta, te le porto subito, resta qua!"

-:"vabbè, ma anche dopo..."

-:"no, no no...aspetta"

torna dopo 5 secondi con 6 scatolette di lacrime artificiali delle marche più varie e me le consegna in mano dicendo: "provale! trova quella che ti sembra migliore che poi casomai te ne porto altra!"

mentre ero ancora là con le scatole in mano e il sorriso ebete sulla faccia entra in barella , portata dall'infermiere, una mummia.

una centenne rantolante, con attaccato un monitor defibrillatore su cui una linea verde con delle increspature irregolari metteva in evidenza dei segni di attività cardiaca molto lontano dal normale.

mentre il sorriso scompare sento Fabio che dice:

-:"ah, ecco, questa è la mia paziente...la possiamo mettere sul letto?"

Mai, mai fidarsi dei chirurghi...

martedì 21 aprile 2009

Una precisazione

Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginarvi:

Uomini adulti nascondersi dalle mogli per mangiare pane, burro e salame.

Madri di famiglia scappare dai figli per fumare di nascosto, dopo il secondo infarto.

E ho visto grandi obesi affermare , senza un tremito della voce, che il motivo per cui pesano 143 chili è la ritenzione idrica, dovuta ad una curetta al cortisone fatta lo scorso anno per l'allergia.

è fatale che i pazienti con malattie che comportano una certa austerità di costumi scivolino nel disastroso complesso del "bambino di terza elementare che tenta di nascondere la marachella alla maestra".

Questo atteggiamento è irritante per il medico (che si sente un po' preso per il culo) e, come reperto collaterale, segnalo che diventa esasperante per i familiari che si vedono costretti al ruolo di baby sitter di congiunti spesso ultrasessantenni.

Cari i miei pazienti, vi voglio svelare un segreto: al vostro medico di voi, non gliene frega un cazzo.

Lui sta là perchè è preoccupato della rata a tasso fisso del suo mutuo e spiegarvi perchè il colesterolo è dannoso è l' escamotage migliore che ha trovato per pagarla.

A lui non interessa che voi cerchiate di fargli passare per vere delle affermazioni smentite impietosamente dalle vostre analisi, si dimenticherà immediatamente di entrambi appena uscite dalla porta del suo ambulatorio.

l'unico modo in cui la vostra dipartita da questo mondo influenzerà la sua giornata sarà come notizia da commentare al bar tra le partite e il grande fratello.

Gli unici a cui veramente interessa fare la dieta o tenere il colesterolo basso, o smettere di fumare siete voi. è la vostra vita che verrà interrotta dall'infarto, io ho 124 di colesterolo. Quindi, se decidete di fregarvene dei consigli del vostro medico, cosa che rientra a pieno titolo nei diritti concessivi dalla costituzione, fatelo a viso aperto senza cadere nella sindrome della terza elementare e tutti quanti ve ne saranno grati.

Tanto più se lasciate parecchio di eredità.

sabato 18 aprile 2009

Post stanco e sconclusionato

A quelli che dicono che tutti i medici sono degli stronzi distaccati vorrei far provare per una sola settimana  il mio lavoro; occuparsi per 12 ore di seguito di altre persone che cercano disperatamente la tua empatia e ti buttano addosso (a ragione, perchè tu sei lì per quello) tutta la loro emotività affinchè tu la disinneschi e la scarichi dalle loro spalle, e tutto questo mentre cerchi di prendere delle decisioni a mente fredda, senza essere troppo apprensivo come se fossero tuoi parenti, nè troppo distaccato come se non fossero niente per te. 

Io amo il mio lavoro, ma alla fine di turni o settimane particolarmente pesanti (come oggi) sento proprio che tutta la mia capacità di relazione con il prossimo è stata completamente prosciugata. 

A volte questo è difficile da accettare per le persone che mi sono vicino e che mi vogliono bene. Non è che io non abbia voglia di stare con loro o anche solo di divertirmi, di uscire di prendere una birra con gli amici di sabato sera, è che più prepotente di tutto questo sento la necessità di isolarmi.

In questi momenti non è che odio l'umanità, ma se sparisse per qualche ora e lasciasse l'universo deserto sento che respirerei un po' meglio.

Ogni volta che sono in questo stato ringrazio il Dio degli anestesisti per aver creato un uomo che è in grado di stare seduto a leggere accanto a me in silenzio e per avermelo fatto incontrare.

giovedì 16 aprile 2009

Incomunicabilità

Ogni tanto mi chiedo se il nostro primario è veramente stupido, oppure se la sua è una raffinata tecnica di cojonamento: il fatto è che quando gli si fa una domanda lui risponde qualcosa di completamente non attinente, finchè la maggior parte della gente non rinuncia per stanchezza.

Oggi mi ha informato che , avendo io passato già sei mesi in pediatria, vorrebbe spostarmi per metterci qualcun'altro.

-:"ed io dove andrei?" chiedo, un po' preoccupata

-: "mah, torni in rianimazione e poi nelle altre sale "

a questo punto capisco che è il momento di parlare e dirgli una volta per tutti che io non voglio tornare in rianimazione perchè, nonostante mi piaccia molto, non mi va di subire continuamente il mobbing dei miei superiori e colleghi.

Quindi cerco un modo carino per dirlo:

-:"ma sa professore, è che io nelle sale operatorie in cui sono stata mi sono sempre sentita a mio agio e ho sempre ricevuto la stima dei miei superiori e colleghi, mentre in rianimazione mi sembra di non essere all'altezza" dico timidamente

-:"ma no" risponde, lui, "è che voi fate le cose in modo routinario perciò vi annoiate subito: dovete curare di più la parte scientifica" 

-:" ma sa"  continuo io" mi sembra di non essere molto utile miei colleghi della rianimazione, insomma, mi pare che il mio lavoro non sia molto soddisfacente in quel campo come lo è nella sala operatoria"

-: "è che andate a fare le consulenze da soli e vi trovate in situazioni difficili, quindi vi prende paura" risponde lui inserendo fischi per fiaschi

-: "Ecco: voglio dire" ritento io con testardaggine " che mentre in tutte le altre sale operatorie vado a lavorare serena, io in rianimazione non mi sento serena con i miei colleghi"

-:" è perchè poi dovete fare i weekend e le feste e allora vi stancate! ma non ti devi preoccupare, questo fa parte del lavoro! " termina lui trionfante.

alla fine mi rimane il dubbio: ma c'è o ce fa?

mercoledì 15 aprile 2009

Uomini

-: "Senti zio, che ne pensi se a zia per i suoi 50 anni le regaliamo un punto luce?"

-: "beh, è un idea carina, ma..."

-: "pensi che non le piace?"

-:" no, non è questo, è che dove la mettiamo un' altra lampada a casa!?"

martedì 14 aprile 2009

Maledetto vigliacco bastardo

Stamattina abbiamo dovuto addormentare per una tc urgente una bambina di 2 anni e mezzo con il viso coperto di sangue ed escoriazioni, lo zigomo fratturato, e shockata a morte. Nonostante tutte le nostre precauzioni, nonostante le cuffie colorate, i palloncini, le marionette, nonostante il fatto che l'abbiamo addormentata fuori dalla tac per non farle vedere nulla, lei non ha smesso di piangere un secondo. Il suo viso insanguinato con l'occhio pesto e le lacrime che scendavano mentre la tenevamo per addormentarla lo sognerò per molto tempo, e sognerò gli occhi della madre, una ragazza di 18 anni che ci guardava addolorata, umiliata, senza parole. 

La colpa di tutto ciò è di un italiano, uno di quelli che probabilmente si sente civile, che ha investito con la sua auto la piccola e sua nonna e poi le ha caricate su e le ha mollate davanti al pronto soccorso, senza nemmeno fermarsi a vedere come stavano e senza dare alcun recapito.

L'unica colpa di queste due poverette è di essere rumene.

Non c'è bisogno di aggiungere altro.

venerdì 10 aprile 2009

Vanity Fair

Sarà il prepensionamento, sarà la primavera ma in questi giorni Rossi è intrattabile: urla e sbraita contro chiunque e noi camminiamo rasente i muri cercando di nasconderci; nessuno si salva: nè io, nè matteo, ne i chirurghi, nè le altre infermiere.
Ignaro di questo fatto, ieri verso le nove si è presentato con la più bell'aria il nostro ecografista che tempestavamo di chiamate dalle 7.30 del mattino (lei...noi stavamo ancora prendendo il caffè in piedi davanti ai fornelli a quell'ora...).
Il nostro ecografista è un bel ragazzo (a conferma che i radiologi...) però è anche uno che "si piace" parecchio e non perde occasione per fare qualche battuta a doppio senso.
Così, quando io ho aperto la porta e ho sussurrato: "eccoti! ti cerchiamo da un ora!"
lui , con uno splendido sorriso e una scintilla maliziosa nello sguardo mi ha risposto: "eccomi, tesoro, sono qui, tutto per te, un corpo a tua completa disposizione".
Sandra, una delle infermiere, prima che io potessi rispondere,  gli fa:" Dottore, c'è Rossi che è assetata di sangue oggi, se non si sbriga il suo corpo lo diamo a lei"!
In quel momento, come  chiamata col pensiero, appare Rossi torva sulla porta che abbaia: "Eccovi! che fine avete fatto! sono ore che vi chiamo!!"
L'ecografista mi ha guardato, ha infilato i calzari muto e, a orecchie basse, è entrato in sala.
Ci vuole poco per distruggere la vanità di un uomo...

mercoledì 1 aprile 2009

New economy

La faccenda è complicata: ogni volta che io cambio contratto, quindi 3 volte nell'ultimo anno, l'ospedale ricomincia una lunga e tediosa pratica burocratica che comprende: proposta di contratto a me, accettazione da parte del direttore generale, stanziamento dei fondi, mia firma del contratto, comunicazione, da parte del dipartimento di anestesia e rianimazione, della mia presa di servizio al settore stipendi, fatturazione da parte mia del lavoro svolto, comunicazione della fattura e presa di servizio dal settore stipendi all'economato, invio del bonifico bancario sul mio c.c. da parte dell'economato.

Siccome il mio ultimo contratto era mensile e scadeva il 5 marzo, sono stata passata su una sostituzione di maternità  (la seconda, a riprova che tutti dipendiamo dall'utero di qualcuno). C'è stato però un errore in uno o più dei passaggi sopraelencati tale per cui dal 5 marzo io sto lavorando in nero (cioè senza contratto)per un ospedale pubblico in attesa di firmare un contratto retroattivo per cui potrò percepire uno stipendio. nel frattempo, siccome la trafila d'inizio del mio ultimo contratto (dal 2 febbraio al 5 marzo) è ancora in fieri, e siccome io non posso fare fattura e farmi pagare visto che marzo l'ho lavorato in nero, l'ultimo stipendio che ho percepito è quello di gennaio (che mi è stato pagato a metà marzo). Per quello di febbraio ho buone speranze entro il 15 di aprile, per quello di marzo toccherà probabilmente aspettare metà maggio.

Il miserabile con cui divido il dentifricio prende un compenso (del tutto simbolico se rapportato alle sue ore di lavoro) da un università statale.  Questo lodevole ente, senza fini di lucro, suppongo, lo paga ogni 2 mesi, ma attenzione: paga ogni bimestre alla fine del bimestre successivo, per cui , seguitemi perchè è cervellotico, gennaio e febbraio gli vengono pagati alla fine di marzo aprile, che a loro volta verrano saldati a fine giugno.

Il risultato di questo mirabile intreccio di follia burocratica e inefficienza statale è che il nostro piccolo nucleo familiare possiede la raguardevole somma di 10 mila euro, che sono però bloccati nelle mani dei nostri datori di lavoro, senza alcuna ragione plausibile, mentre i soldi per le bollette ce li stanno prestando i nostri genitori.

La chiamano new economy, ma a me sembra sempre la vecchia storia del cetriolo e dell'ortolano...