venerdì 27 settembre 2019

Animali fantastici e dove trovarli

Tra i vari andirivieni estivi c'è stata un settimana al mare con Jd e Sarah che dopo il matrimonio sono venuti in Italia per festeggiamenti e vacanze.
Il tempo passato insieme ci ha fatto tutti innamorare di Sarah e ci ha offerto delle scene incredibili ,tipo quella di lei ( livello di italiano base) e Sofia (livello di inglese base)  che giocano a scopa in una lingua mista a base di "ace" "sweep" e "settebello" dando vita ad una specie di scena del "Padrino" che se le vedeva Coppola faceva il quarto episodio là per là.
Più sorprendente ancora delle sue doti linguistiche è stato farsi il bagno con una biologa marina.
Il primo giorno abbiamo visto delle meduse e mentre noi fuggivamo terrorizzati lei ha esclamato " So cute!" guadagnandosi così l'imperitura ammirazione e devozione di mia figlia e assurgendo immediatamente allo status di "eroina mitologica".
il secondo giorno le ha fatto prendere in mano un riccio - un riccio, io neanche riesco a farle accarezzare un cane...-,
il terzo giorno ha visto un polpo e ce lo ha fatto vedere (dandomi effettivamente la prova che la loro intelligenza è superiore a quella di molta gente che conosco...)
il quarto giorno è riemersa dall'acqua della spiaggetta sotto casa (Sarah  entra ed esce dall'acqua a qualsiasi temperatura con una nonchalance che mi provoca brividi di freddo anche solo a raccontarla) ed io le ho chiesto: "c'era qualcosa di interessante sotto?" senza aspettarmi davvero una risposta visto che i fondali del Monte Argentario non sono la barriera corallina neozelandese. Lei mi ha risposto come se niente fosse: "not really...just some predatorius snails..."
nella mia mente è immediatamente comparsa l'immagine di una lumaca con la benda nera sugli occhi e il mantello. L'ho scacciata e ho cominciato a pensare a come la lumaca (animale noto per la sua flemma) potesse essere predatoria (immagine mentale di lumaca gigante che attacca le gazzelle nella savana...ok, scansiamo anche questa...), poi ho pensato che erano lumache di mare (immagine mantale di lumaca subacquea che lotta all'ultimo sangue con uno squalo...no, anche no). Poi ho ripreso il controllo del mio sistema nervoso e ho ripetuto per convincermene: predatorious snails?
"yeah" ha risposto lei "some species..."
ed io avrei voluto chiedere altro, ma non ne ho avuto il coraggio. Magari poi finisce che non mi faccio più il bagno...

martedì 24 settembre 2019

Lavoro e luoghi comuni

Esiste un pregiudizio, ripetuto spesso anche tra le donne, che sul lavoro sia meglio avere un gruppo di uomini . Si dice che le donne sono più "cattive", che "si parlano dietro" , che "litigano" ed "entrano in competizione"
Ora, per carità, non è che di donne stronze e carogne ce ne siano poche al mondo, però, se dovessi parlare dalla mia esperienza, non è che lavorare con gli uomini sia tutto questo paradiso terrestre... sarà che gli uomini con cui lavoro io sono spesso chirurghi, che già è una categoria intellettualmente svantaggiata, o anestesisti, che neanche lo dico, però più vado avanti con gli anni più trovo che, generalizzando ovviamente, gli uomini sul lavoro siano tutt'altro che irreprensibili.
  1. Non ascoltano. Sul serio: dopo i 50 anni gli uomini perdono la capacità di ascoltare; vogliono parlare, spiegarti la loro visione della vita e del mondo e aprire i tuoi occhi sulle meraviglie che il loro intelletto, guidato dall'esperienza, ha scoperto. Qualunque cosa cerchi di comunicargli devi usare meno di venti parole perchè dopo ti interrompono per iniziare la loro Lezione Di Vita.
    1. 1 Se sei donna e più giovane di solito di parole ne ascoltano meno di 10
  2.  Non ammettono  mai ,MAI di aver sbagliato. Né si scusano se fanno qualche cazzata
  3.  Lavorano solo loro. Quello che fa tutto il resto dell'equipe è irrilevante rispetto al loro Fondamentale Contributo.
  4.  Non cambiano mai idea. Se hanno pensato che una cosa si fa così ,per quanto tu possa dimostrargli che è il modo sbagliato loro la faranno in quel modo. Aggiungi +2 se sei donna.
  5. Quasi tutti si permettono giudizi di tipo personale sul lavoro (oh, ma che c'hai il ciclo?) come se tu fossi la loro sorella e non una collega parigrado.
  6.  Cercano sempre di scansare i lavori noiosi come se a loro non competessero (me la chiudi tu la cartella clinica?)
  7. Se contraddetti diventano spesso e rapidamente aggressivi: la maggior parte di loro non è in grado di sostenere una discussione che implichi un pacifico scambio di opinioni diverse. Aggiungi +2 se sei donna.
è ovvio che queste sono tutte generalizzazioni, e non me ne vogliano i tanti uomini meravigliosi che conosco, persone con cui vorrei avere il privilegio di lavorare per il resto dei miei giorni, però, passati i 40 io comincio a diventare postfemminista...o forse è solo che sentirsi ripetere sempre gli stessi offensivi luoghi comuni dopo un po' diventa stancante?

venerdì 13 settembre 2019

Plastic free

Contagiate da Greta e dal battage mediatico per un mondo più sensibile alle problematiche ambientali ,Sofia ed io abbiamo deciso di smettere di comprare il bagnoschiuma in bottiglia: al suo posto abbiamo acquistato saponette profumate e guanti di crine che Sofia ha orgogliosamente mostrato a Gio.
"Vedi, papà," ha spiegato con aria anche un po' pedante "così ora utilizziamo meno plastica! e poi mamma compra anche gli shampoo solidi su Amazon!"
"Brave!" ha annuito caldamente lui " fatemi vedere come sono queste saponette?"
"beh" ho spiegato" ne abbiamo presa una alla tuberosa e lavanda con un profumo buonissimo, e poi un'altra apposta per te, con una fragranza più mascolina diciamo, e un'azione idratante, purificante e astringente al limone, olio e salvia"
mi ha guardato perplesso" Limone olio e salvia?"
"eh..."
" e che so' un'orata?!"

Domani ricompro il badedas.


Al patchouli.




sabato 7 settembre 2019

La vita in diretta

Ho saltato un paio di settimane perché avevo in mente di scrivere questo post, ma non sapevo bene come. Ci provo come mi viene.

C'è un paziente ,che chiameremo per essere originali, Mario, che ha un età compresa tra i 90 e 100 anni.
Mario ha sofferto di disturbi psichiatrici per tutta la vita e dev'essere stato un bel peso per la sua famiglia; i figli, quando è iniziato il decadimento cognitivo che lo ha reso non più autosufficiente, lo hanno messo in un istituto.
Qui, un giorno qualsiasi, Mario smette di mangiare e di bere.
Non ha niente che non va, non ha sintomi clinici né gli fa male niente, semplicemente dice che si è stufato e non vuole più mangiare né bere. Ovviamente, se hai 90 anni e pesi 50 chili fai presto a scompensarti col digiuno, infatti viene trovato semi incosciente in camera sua dopo due giorni. Viene portato in pronto soccorso e da qui ricoverato in medicina: gli mettono un ago in una grande vena del collo e iniziano a nutrirlo artificialmente. Appena si riprende e si rende conto di avere il tubicino in vena che lo nutre, Mario se lo strappa.
I medici provano a farlo mangiare, ma ogni volta che qualcuno si avvicina con un cucchiaio alla bocca lui la serra e si rifiuta di aprirla.
Gli mettono un ago più piccolo nel braccio. Se lo strappa.
Gli mettono un tubicino giù per il naso fino allo stomaco per mandare cibo e acqua con la siringa. Per metterglielo bisogna fare una guerra e appena resta solo, se lo sfila.
Gli mettono un ago più piccolo nel braccio. Se lo strappa.
Gli mettono un tubicino di plastica in una vena che va dal braccio ad un grosso vaso del torace ed è fissato con i punti. Se lo strappa.
A questo punto i medici parlano con i parenti. I parenti dicono che non vogliono che venga fatto niente, ma almeno che gli sia garantito il nutrimento. Però hanno visto la scena in cui hanno provato a mettere il sondino nasogastrico e non vogliono che debba di nuovo subire una cosa del genere. Deve essere nutrito per vena.
Mario nel frattempo non parla più ,urla e si dimena appena qualcuno si avvicina e lo tocca, si rifiuta di mangiare ,è agitatissimo e lo devono sedare.
A questo punto i colleghi della medicina chiamano me e mi chiedono di mettere un altro ago nel collo, di quelli che vanno fino ad un grosso vaso e si chiamano catetere venoso centrale.
Ascolto il caso e ne discutiamo insieme. "A che serve che ti metto un cvc? " dico " se ne è già strappati due!"
"ma adesso l'ho sedato! " risponde la collega" ora non è più cosciente!"
"scusa: ma qual'è il progetto terapeutico per questo paziente?" domando
"lui va ricoverato in una RSA (una residenza sanitaria assistita, cioè un posto in cui stanno persone non autosufficienti) , non ha nulla clinicamente, non deve stare in ospedale" mi risponde, sapendo già dove voglio andare a parare
"ok, ma che gli fanno all' rsa?" insisto
"niente, lo tengono sedato e aspettano che muoia" mi risponde allargando le braccia
"ecco. quindi io gli metto un cvc per tenerlo sedato e farlo morire in un rsa? ma allora lasciamolo in pace e facciamolo morire non sedato!"
" Io sono d'accordo con te, ma sono i figli che non vogliono!"
"ho capito, ma mi pare che lui la pensi in maniera completamente diversa. Ha espresso chiarissimamente la sua volontà di non ricevere cure mediche...che deve fare di più?"
"Ma non puoi basarti su quello che fa un paziente con un decadimento cognitivo e che per di più è stato un psichiatrico per tutta la vita, come fai a dire che ora vuole morire?" obietta un altro internista

La faccio breve: io ed i miei colleghi ci siamo rifiutati di mettere il catetere venoso centrale.
Lo abbiamo dovuto scrivere in cartella e non so se , in caso di processo, questa decisione sarebbe impugnabile da un giudice.
Chi può dire cosa è giusto e cosa è sbagliato in un caso come questo? chi si sente così sicuro di distinguere la volontà dalla malattia? Quanto è difficile la posizione di chi si trova ad avere in cura questi pazienti, dovendo tenere conto di tante cose, di tante persone, di tanti sentimenti.
I miei colleghi della medicina avevano dedicato a questo paziente tutto il tempo e l'attenzione necessaria, ma di fatto si trovavano con le spalle al muro e il mio intervento , che io continuo a ritenere giusto, alla fine ce li ha lasciati. E se è vero che la legge dice che è il medico e non i parenti a decidere per il paziente in stato di necessità, è anche vero che è difficile far morire qualcuno con i figli che ti gridano in faccia che tu lo uccidi.
è facile dare giudizi stando seduti su una poltrona o davanti ad uno schermo. Facile difendere le posizioni più estreme quando di quelle posizioni se ne deve poi fare carico qualcun altro. Tirare fuori dei titoli sensazionali per vendere qualche copia in più.
la vita vera, però, è un'altra cosa