martedì 27 settembre 2011

Io ci provo ad essere romantica...

Infermiera: e come mai dopo tanti anni di celibato ti sei deciso a convolare a nozze proprio con lei?
Ortopedico: beh... una mattina ho visto il suo spazzolino in bagno e non mi ha dato fastidio.
Io: madonna che sconforto! dai! che spiegazione è?!
Ort: ok, dimmi : tu come hai deciso che il tuo compagno era l'uomo giusto?
Io: beh...ecco...fammi pensare: dopo essere stata con lui, anche se ho incontrato molte persone , nessuna mi ha fatto venir voglia di scambiarla per lui...
Infermiere: eh?!?!
Ort: Una mattina ha visto lo spazzolino di lui in bagno e non gli ha dato fastidio.
Inf: aaahh...

martedì 20 settembre 2011

La preghiera dell'anestesista

Io: ...e alla fine della cerimonia hanno recitato la "preghiera dell'aviatore" che è la preghiera dell'aeronautica.
Bea: che bello!
Io: si, pensa che esistono anche la preghiera del marinaio e quella del soldato. Dovremmo fare la preghiera dell'anestesista: chissà come sarebbe...
Bea:...
Io:...
Bea: "Respira dai, cazzo!" ?
Io:...amen...

lunedì 19 settembre 2011

Playstation

Complice un embolo passato attraverso il mio forame ovale pervio, per i suoi 30 anni abbiamo regalato a Gio la playstation 2 (3? 4?...insomma l'ultima uscita...). Già immaginavo lunghe serate spese insieme su divertenti giochi di ambientazione fantastica, proprio come una coppia "giovane" di oggi.
in 2 anni il mio amore ha giocato:
Fallout: una cosa tipo i sims ma con i mostri. Come si evince dal titolo il protagonista cresce e si fa una vita in mondo distrutto dal fallout della guerra atomica e contaminato dalle radiazioni mutagene.
Vi lascio immaginare il divertimento.
Heavy rain: un investigatore indaga su un serial killer di bambini. Il titolo si riferisce al fatto che piove costantemente per tutto il gioco.
Angoscia dalla prima scena.
Wet: abbreviazione di "wet work", lavoro sporco. Strage efferata multirazziale con colonna sonora country. Laghi di sangue e bonus per gli ammazzamenti acrobatici
Astenersi impressionabili.
Ma il capolavoro della sua carriera  è senz'altro Dead space, di cui, non contenti del primo, stiamo giocando il secondo capitolo.
La trama è grosso modo questa: sei solo su un astronave contaminata da alieni che hanno trasformato l'equipaggio in zombie schifosi.
Cominciamo col dire che l'inquadratura è una terza persona molto vicina che a me fa venire la nausea dopo di 5 minuti che la guardo. I mostri mutati sono particolarmente rivoltanti e muniti di abbondanti chele, artigli, tentacoli e organi chitinosi raccapriccianti. La colonna sonora è composta di rumori assordanti che suggeriscono caldamente di allontanare Sofia. Inoltre il gioco è fatto in modo da mantenere sempre viva la suspence, quindi questa roba schifosa ti sbuca fuori quando meno te l'aspetti impedendo qualsiasi forma di contatto umano tra il giocante e altri esseri umani presenti.
 Ieri, dopo una sessione particolarmente intensa, Gio ha commentato entusiasta: pensa che non riesco a giocare tanto a lungo perchè la tensione è troppo alta!
Ed io mi chiedo: cosa non andava in Monkey Island???

domenica 18 settembre 2011

Avere 35 anni è:

Tornare a casa il sabato sera con le scarpe piene di terra e le ginocchia sbucciate.

Come non ti capitava più da circa 30 anni...

venerdì 16 settembre 2011

Avere 35 anni è:

Un bambino di due anni che sullo scivolo rimorchia tua figlia di uno e mezzo e scoprire che suo padre è uno che ha rimorchiato te 20 anni prima...

martedì 13 settembre 2011

Roaring '80s


Erano i primi anni '80 ed alle scuole elementari vigeva la ferrea imposizione del grembiule. Da noi doveva essere bianco con fiocco blu per le femmine e blu con fiocco bianco per i maschi.
Nella mia famiglia l'acquisto del discusso capo avveniva tradizionalmente in un  negozio di abiti per bambini vicino casa di Mina: il giorno fatidico tutta la famiglia si caricava sulla renault 5 avita e si trasferiva colà.
Con la scusa del grembiule le nostre madri, appena ingollato l'ultimo boccone di risotto, ci trascinavano in un pomeriggio di shopping , con appena il miraggio di un cono da mille. Ricordo come fosse ora la sensazione di mal di piedi all'arrivo al negozio, quando pensavo che il peggio fosse passato.
Ovviamente sbagliavo: sbagliavo, perchè negli anni '80 l'aria condizionata non c'era e quindi mi toccava la prova in serie dei grembiuli papabili con 40 gradi fuori e un cigolante ventilatore a pale. Normalmente il grembiule che piaceva a me costava troppo, quindi  dovevo accontentarmi di un modello con un numero sindacale di piegoline inamidate, in cotonina pesante gessata, maniche rivoltate e lunghezza modello suora laica perchè "lo pigliamo un po' più grande che tanto cresci".
Come se non bastasse, non potevamo abbinarci un banale fiocchetto blu di grosgrain preassemblato, no: mia madre ,dall'alto del suo senso estetico, li trovava orribili e mi appioppava invece un carinissimo fiocco di tela rigida azzurro brillante composto a mano e fissato con spilla ad effetto Paperino, che a fine giornata si riduceva ad un nastro penzolante ed informe.
L'indelebile ricordo di quei lunghi pomeriggi è stato evidentemente rimosso da mia madre che guardando le foto di classe l'altro giorno ha detto: Ma perchè c'hai sempre questa faccia inkazzata?

sabato 3 settembre 2011

Post serio e palloso sul ruolo delle donne

Ho pensato parecchio a come scrivere questo post: Simone de Beauvoir, che mica era una che cazzeggiava con i blog, ha scritto un libro di 400 pagine per esemplificare quello che voglio dire io in 30 righe; ma visto che mi sono decisa a farlo tanto vale saltare la captatio benevolentie.
Il primo giorno di scuola, la prima volta, la laurea, il primo lavoro, niente ti dà la percezione netta che tutto è cambiato per sempre da un preciso momento, come la nascita del tuo primo figlio. Una parte di mondo a cui prima avevi prestato poca attenzione, le mamme, diventa improvvisamente il tuo e annaspi cercando di farlo convivere con quello che c'era prima, che tu per brevità definivi "la mia vita".
Per quanto il tuo compagno sia un padre meraviglioso, è un fatto che la prima e l'ultima parola che uno dice nella vita è "mamma" e non è un caso. Anche le donne più sportive capiscono ben  presto che la prima linea sono loro, e il resto un po 'dopo.
La forma mentis che si chiede oggi alle madri di famiglia è classificata nel DSM-IV sotto la voce "schizofrenia". Da una parte infatti si sottilinea sempre più come la costante presenza dei genitori (della madre), sia una condizione indispensabile alla crescita dei figli che sennò poi si drogano, diventano anoressici o finiscono nelle baby gang. Gli si chiede, in pratica, di essere madri che stanno a casa.
Nel mondo del lavoro invece, la competititvità richiede alle donne di essere sempre più come uomini: in carriera, dedicate al lavoro anima e corpo, razionali; gli si chiede cioè di essere donne senza figli. 
So che ,messo giù così in astratto, quello che ho scritto può sembrare un delirio veterofemminista, ma per rendervi conto della sua applicazione nella vita di tutti i giorni, fate un piccolo test: contate quante volte in un mese avete sentito, al bar, in ufficio, in casa, una o più di queste frasi:
- "Eh, povera bambina! la mamma lavora l'hanno cresciuta i nonni"
- "Ora che l'hanno assunta si farà mettere subito incinta"
- "beh certo, con la madre che sta sempre a lavoro chi li guarda quei ragazzini?"
- "Ora che è incinta ne approfitterà per stare via almeno due anni!"
- "Chi vuoi che gli insegni l'educazione se stanno sempre con la baby-sitter?"
- "Se la madre stesse a casa a fare i compiti con lui non andrebbe così male a scuola!"
- "Figurati che razza di madre, è andata fuori per il weekend lasciandolo ai nonni"
- "Non è che perchè è incinta può pretendere di non lavorare!"
Alle donne della mia età si chiede, indipendentemente da ogni considerazione di attitudine o preferenza, di dare il loro contributo al bilancio familiare e contemporaneamente di svolgere le funzioni di ammortizzatore sociale con i bambini e gli anziani che le spettano storicamente.
In questi 15 mesi di maternità mi sono confrontata con molte donne, ma qualunque scelta avessero fatto - restare a casa a fare le madri di famiglia, o andare a lavorare - la maggior parte di loro non sfuggiva ad un senso di disagio, di inadeguatezza indipendente dalla quantità di impegno, di preparazione, dai risultati raggiunti.
E questa secondo me è la vera essenza della discriminazione.