giovedì 23 ottobre 2008

Chi paga sono sempre i più deboli

Una sala operatoria la mattina presto sembra il circo Togni prima dello spettacolo: acrobati, mangiatori di fuoco, bestie volanti: gli infermieri si lavano e si mettono sterili e preparano i tavoli operatori e le sale, i portantini portano i pazienti e sistemano le cose pesanti , gli anestesisti preparano l'occorrente per l'anestesia, i chirurghi arrivano urlando: "ancora non è pronto? ma quando iniziamo?" . Tutti urlano, chiamano, corrono, spostano cose, strappano carte, telefonano e si spintonano e ogni mattina si ha l'impressione che sia la prima volta in assoluto e ci sia uno sgomento generale al pensiero di dover davvero operare un essere umano. 

Piano piano, però la macchina si mette in moto e ogni giorno i pazienti , a Dio piacendo, entrano ed escono dopo essere stati operati e tutto viene rimesso a posto fino alla mattina seguente.

In questa isteria collettiva rituale ognuno fà la sua parte, ma c'è un solo ed unico regista: la Caposala. 

Gli anestesisti possono cambiare tutti i giorni, diverse equipe chirurgiche alternarsi allo stesso tavolo, gli infermieri fanno mattine e pomeriggi, ma chi è sempre lì e veramente SA è Lei. Dei milioni di cose che ci sono da fare lei sa cosa si fa prima e cosa dopo, di ogni singolo oggetto usato da chiunque, dal chirurgo al portantino lei sa dove è quanto ce n'è e a chi chiederlo se manca. La caposala sa chi opera, quando e per quanto e sa quanto durerà l'operazione se il chirurgo è una pippa e cosa gli servirà. Sa chi è di turno e chi è in vacanza. Se il chirurgo ha torto si allea con l'anestesista, se l'anestesista è stronzo si allea con gli altri infermieri, riconduce i suoi alla calma o li incita alla rivolta e , in generale , è l'unica figura senza la quale la sala operatoria va in palla.

Gli altri infermieri di solito si chiamano per nome, invece le caposala si chiamano per cognome come i giocatori di calcio, i compagni di classe alle medie e i maggiordomi inglesi. Si possono chiamare anche solo "Caposala", o le più anziane, della vecchia scuola, "Sister" (proprio così: "sister", in inglese...mi sono sempre chiesta perchè...). Se si vuole ottenere qualcosa da un'infermiera chiamatela sister...è un po come chiamare ingegnere un geometra...

In pediatria, per esempio c'è una caposala: La chiamerò Rossi, per non fare nomi, ma chiunque abbia frequentato anche per sbaglio l'ospedale la riconoscerà immediatamente perchè lei è la sala operatoria di pediatria. Rossi (il suo nome è Maria, ma l'ho saputo per caso solo dopo diversi mesi che la conoscevo) è un'arzilla 60enne. è lì da 40 anni e conosce tutti. Quello che ora è il primario lei se lo ricorda specializzando, il responsabile degli anestesisti, studente di medicina. Sarà per questo che kazzia entrambi come due ragazzini e loro chinano la testa e la lasciano fare. In sala operatoria sa fare tutto: l'infermiera, la ferrista, la portantina e a buon bisogno anche il tecnico dell'autoclave. Il merito del funzionamento della sala è di tutti, ma suo di più.

Il passaggio di consegne da una caposala ad una più giovane avviene di solito naturalmente. L' anziana sceglie una delle infermiere e la "cresce" così che questa prenda il suo posto nella continuità, e non dubitavamo che Rossi avrebbe scelto qualcuno all'altezza prima di andarsene. Come al solito però la stupidità di chi comanda riesce ad essere più devastante di ogni previsione. Il nostro direttore sanitario, in combutta con quell'idiota del nostro ministro, ha deciso che il personale costa troppo e quindi va tagliato. Chi ha 40 anni di servizio va a casa.

Ma attenzione: questo discorso sarebbe perfetto se lo avesse fatto sui medici. Noi iniziamo a lavorare a 30 anni: con 40 anni di servizio in media un medico ne ha 70 ed è ora che vada in pensione. Ma questo vorrebbe dire togliere gli stipendi a molti primari, baroni e nullafacenti che rubano il denaro nel nostro ospedale. La regola invece si applica solo agli infermieri. Quindi a Rossi, e ad una quantità di altre caposala di 60 anni o poco più che sono la spina dorsale delle sale operatorie e dei reparti e che vengono forzatamente mandate a riposo. Ma ancora meglio: gli è stato detto che se vogliono possono rimanere: ma con un contratto libero professionale!

Non so come faremo senza Rossi in pediatria, nè come faranno in tanti altri reparti. Mi chiedo solo perchè le decisioni per il nostro lavoro, la nostra vita e la nostra salute debbano essere prese da chi sta seduto in poltrona senza lavorare con noi e senza venire a sporcarsi le mani e perchè chi paga sono sempre i più deboli.

venerdì 17 ottobre 2008

Bambini e non

è proprio vero che quando si studia a lungo e profondamente una materia si tende poi a vedere tutto nella sua ottica . Gli anestesisti pediatrici per esempio dopo un po' tendono a trattare tutti i pazienti come bambini.

La scorsa settimana il mio responsabile di sala (che è una persona meravigliosa e un ottimo professionista) stava preparando la sala operatoria per una paziente, una ragazzina di 13 anni.

" vabbè, "dice" facciamo un'anestesia caudale a questa, eh?" 

"una caudale? " dico io un po' stupita " ma non è un po' grande?" 

Questo tipo di anestesia infatti è specifico dei bambini, negli adulti non si usa.

" ma no, " mi dice con aria convinta " ha solo 13 anni, e poi è proprio una bimba, ancora con i lineamenti da piccola"

"ah, va bene" dico io immaginandomi una di queste preadolescenti esili e delicate, "allora la mando a prendere"

Dopo 2 minuti si presenta in sala l'equivalente di Shakira a 13 anni, con la quarta di reggisento e un completino di intimissimi sotto il pigiama. Io guardo M. ma lui sembra non accorgersi minimamente della cosa;solo dopo che l'abbiamo addormentata e spogliata di fronte alla biancheria sexy mostra qualche perplessità: guarda il culo della paziente e si gira verso di me un po' interdetto" beh, in effetti me la ricordavo più piccola..."

Oggi invece guarda sulla lista operatoria c'era un ragazzino di 14 anni. Peso 58 kg.

"lo addormentiamo con la mascherina o con la siringa?" michiede M.

io, che dopo qualche settimana e l'esperienza di Shakira ho capito come vanno le cose, rispondo:

"con la siringa." (cioè come gli adulti, ai bambini si fa respirare l'anestetico dalla mascherina)

"va bene, magari glielo mettiamo prima l'ago, così lo premedichiamo e arriva in sala tranquillo"

"Guarda che c'ha 14 anni," faccio presente " è più tranquillo di me; che dovemo premedicà?"

"vabbè, ma a 14 anni sono piccoli!"

"Il piccolo pesa 2 kg più di me!"

a quel punto mi ha guardato e dopo aver fatto le dovute proprorzioni è andato in cucina mugugnando

Inutile dire che il paziente ha affrontato l'intervento senza alcun problema.

Da vero Uomo, mi viene da dire.

giovedì 16 ottobre 2008

Interazioni col chirurgo 2

Poi dice perchè odio l'culistica.

Oggi, di nuovo la prima paziente della giornata si presenta fresca fresca alle 8 dopo aver preso il cappuccino, e di nuovo io spiego al chirurgo che la paziente va rimandata perchè ha mangiato, e - indovina? - il chirurgo comincia a rompermi i coglioni perchè non vuole aspettare le sei ore.

Finita la prima sezione di litigata, diciamo quella classica sulla validità del digiuno preoperatorio nei protocolli internazionali, passiamo alla fase due: il tempo. Quanto ci si mette a digerire il cappuccino.

-"e vabbè, " mi dice alle 9, "mò è passata un ora la possiamo fare"

-"professore, "attacco io " non è una questione di tempo ad personam, si è deciso che ci deve essere un intervallo di 6 ore, quindi la paziente si fa alle 13.30."

Quarto d'ora di litigata nel corridoio.

Alle 10.00 ripetiamo la pantomima:

- " e vabbè, dopo due ore dal cappuccino la possiamo operare"

- "professore, fino alle 13.30 non operiamo nessuno"

Quarto d'ora di litigata nel corridoio.

Alle 11.00 ripetiamo la scenetta e così a mezzogiorno con encomiabile cadenza oraria, finchè urliamo tutti e due, ma ci viene da ridere e gli infermieri mi tirano via per la manica  e mi fanno: " dottorè, lasci perde"

All'una e un quarto gli faccio operare questa malata pensando solo che dopo mi vado a ubriacare. mentre esco dalla sala operatoria sento lui che dice: "qui ci mandano i giovani... vedi questa? questa vuole apparire per fare carriera! "

mentre torniamo negli spogliatoi lo specializzando mi fa: " eh, beata te"

"perchè?" dico io

"beh, perchè sei specialista e hai un posto sicuro"

"un co.co.co a sei mesi?" rispondo

"beh, però fai quello che ti piace" riprova lui 

"oculistica?" ribatto sempre più torva

"beh" risponde combinandomi un luminoso sorriso " però ci sono tante persone che ti vogliono bene!!!"

Tutto questo non fa bene alla mia gastrite.

lunedì 13 ottobre 2008

Sonno profondo

Si dice spesso tra gli anestesisti che il primo anno di specializzazione si passa a dormire. Succede infatti che i neo specializzandi, usciti dalla sala operatoria,  invece di girare per discoteche e pub , o studiare la materia, crollino sul letto, passando il tempo fuori dal policlinico a vegetare in stato di incoscienza. Il fatto è dovuto in parte al grosso carico di lavoro che gli piomba addosso, in parte alla tensione per la responsabilità del paziente e delle manovre che devono fare, ma in parte all'anestestico.

L'anestesia generale viene fatta, nella maggioranza dei casi facendo inalare al paziente dei gas anestestici attraverso un tubo infilato nella trachea e collegato ad un 'apposita macchina. Sebbene ci debbano essere per legge degli scarichi dei gas collegati alla macchina l'anestesista nell'induzione del sonno e nel risveglio finisce sempre per respirare una discreta quantità di queste sostanze. Dopo un annetto si sviluppa una specie di tolleranza a questi gas che fa sì che lo specializzando riesca a condurre una vita quasi normale, o almeno sulle soglie della coscienza.

Il sonno da anestetico non è quel normale assopimento del sonno naturale: è una specie di saracinesca che ti cala davanti agli occhi senza che tu riesca ad opporti.

Per esempio il primo anno di specializzazione io passavo a prendere in macchina il mio ragazzo dopo la sala e nel tempo che lui ci metteva a scendere le scale per arrivare in strada io mi ero addormentata con la testa sul volante.

I miei amici hanno tutta una serie di gustosi aneddoti che si raccontano tra loro delle volte che sono schiantata sui divani o tavoli di pub, a tal punto che  mi hanno regalato un pupazzo con la forma del batterio che causa la malattia del sonno.

Comunque dopo 4 anni di specializzazione tutto ciò sembrava solo un brutto ricordo e anche 24 ore filate di sala operatoria non mi sconvolgevano più di tanto.

Peccato che gli ultimi sei mesi li ho passati in rianimazione. Senza anestestici.

Mi sono accorta che qualcosa non andava la scorsa settimana quando sono tornata a casa dalla sala operatoria alle 3 e mi sono appoggiata un attimo sul divano. Mi sono svegliata 2 ore e mezzo dopo.

Oggi sono praticamente svenuta nella sala d'aspetto del dermatologo che mi ha dovuto svegliare per visitarmi.

Ma il meglio in assoluto è stato 4 o 5 giorni fa quando il dentista ha curato per due ore i miei denti mentre io dormivo soporitamente...

Accidenti: quanto ci vorrà per abituarsi di nuovo?!

domenica 12 ottobre 2008

Interazioni col chirurgo

Ecco un esempio del motivo per cui l'anestesista odia il chirurgo.

Partiamo da una piccola introduzione medica.

Nei pazienti sotto anestesia generale, ma anche in quelli in arresto cardiaco, o semplicemente svenuti i muscoli perdono tono, e fra questi anche il muscolo che chiude lo sfintere tra esofago e stomaco, facendo si che il contenuto gastrico, acido e pieno di batteri, possa risalire in gola e andarsene dritto nei polmoni provocando una malattia gravissima e con una mortalità altissima conosciuta come polmonite ab ingestis.

Ripeto: gravissima. mortalità altissima.

Ecco perchè i pazienti che devono fare un'anestesia generale vengono fatti stare a digiuno di cibo per 12 ore e di liquidi per almeno 6, così lo stomaco è vuoto e non c'è niente che refluisce da nessuna parte in nessun caso. 

In genere tutti gli anestesisti cercano di sfuggire alle sedute in oculistica perchè consistono in 15/20 interventi di cataratta in anestesia locale fatta dal chirurgo a paziente sveglio, con durata di circa sei ore in cui puoi leggerti un libro, chiaccherare di calcio e farti le unghie senza che succeda niente. Raramente però questi interventi possono scatenare dei riflessi anche gravi e allora sono cazzi, inoltre di solito sono fatti su pazienti di 2000 anni. Ecco perchè c'è l'anestesista e i pazienti vengono fatti stare a digiuno.

Gli oculisti vivono la presenza dell'anestesista in sala come un'offesa personale; di solito fingono che non ci sia, oppure fanno battute sarcastiche sulla sua utilità lì e , in generale , cercano di essere il più sgradevoli possibile. 

Ieri stavamo per operare una paziente di 87 anni con problemi al cuore, una storia di shock anafilattico da farmaci e la pressione alta. Mentre mettevo l'ago in vena facevo le solite domande: prende farmaci, li ha presi stamattina, è a digiuno di acqua e cibo?

la signora mi guarda sgomenta e mi dice: veramente no, ho bevuto mezzo bicchiere d'acqua alle 6. 

Io vado dal professore che operava e gli dico cortesemente: "prof, scusi, la prossima paziente in lista ha bevuto dell'acqua alle 7. Invece di farla ora che sono le 11 la rimandiamo di un paio d'ore e la facciamo per ultima all'una, così stiamo tranquilli"

il cretino s'inkazza, e comincia a dire: ma no! non è possibile! come rimandiamo? mica possiamo rimandare! io me ne devo andare! tanto è in anestesia locale! queste cose in clinica le facciamo in anestesia locale sui pazienti che hanno fatto colazione!!!"

io, pazientemente rispondo: "prof, lo sa che i pazienti devono stare a digiuno, magari la facciamo alle 12.30, li abbiamo fatti stare a digiuno tutti"

"questo è quello che dicono a voi!" mi urla inferocito "gli diciamo noi di dirvelo!!! "

Ecco: vi rendete conto? a lui non importa niente del rischio che corre il paziente, non sa, o fa finta di non sapere qual'è il motivo del digiuno, così come non gli interessa considerare l'ipotesi che quella persona potrebbe morire perchè lui ha fretta di andare in studio a visitare i pazienti privati e s'inkazza con me  perchè io glielo faccio presente!!! Non solo, addirittura lui è disposto a farmi mentire dai pazienti (ignari) su una cosa che riguarda la loro vita!

Lui, come molti chirurghi, non considera l'anestesista come qualcuno che è lì per facilitargli la vita, ma come qualcuno che è lì per ostacolarlo e non farlo operare. Ovviamente noi, rispondiamo a questo atteggiamento con pari aggressività e spesso la cosa degenera oltre il ragionevole.

Ecco perchè chirurghi e anestesisti non vanno d'accordo. Anche.

Crimini e misfatti

C'è una pizzeria, in un quartiere un po' periferico, che sembra proprio uscita dagli anni '70.

Mi ricorda tanto quella in cui andavo con i miei genitori da bambina, con la birra Forst, le sedie di legno, il sughero alle pareti e sopra i quadri con le scene di caccia finto Turner e gli specchi con la pubblicità dell'amaro Ramazzotti. La gestione è familiare: c'è un oste cicciotto, la moglie leggermente strabica e la figlia occhialuta e permanentata sui 45, tutti col grembiule bianco che tra una portata e l'altra guardano una vecchia televisione su una mensola in fondo al locale. Le pizze sono di 4 o 5 tipi: margherita, marinara, napoli, capricciosa, funghi; e come estrema modernizzazione ci sta quella con le verdure grigliate e quella ai formaggi. Sono quelle enormi e sottilissime, che strabordano fuori dal piatto e hanno l'orlo leggermente bruciacchiato, e i supplì sono appena cotti e pieni di olio assolutamente non dietetico.

L'igiene è disinvolta e il servizio informale, e quando esci devi lavare i vestiti perchè puzzano di fritto, però se una sera hai proprio voglia di pizza il posto è quello.

Comunque ieri sera il locale era abbastanza pieno e l'aria si stava surriscaldando quindi abbiamo aperto la finestra. "No! fermi!" ha urlato l'oste da lontano.

Noi ci siamo immobilizzati e l'abbiamo guardato sorpresi.

"no, dicevo: non aprite la finestra che se fate troppo forte il gancetto di plastica si spezza e non chiude più...toh...ecco, lo faccio io, la volete aperta? ecco qua...è che sennò stanotte me tocca dormì qua..."

Noi abbiamo ringraziato, ma avevamo chiaramente facce perplesse perchè lui ha continuato a spiegare indicando fuori dalla finestra: " è che me so' entrati i ladri... 5 volte so' venuti...entrano dalla finestra che qua fuori c'è un cortile, mica dà sulla strada"

" ah, ecco..."ho detto io

"eh, certo"ha ribadito Martina

ma Andrea non è riuscito a contenersi: "scusi, ma che cosa rubano? tiene tanto denaro in cassa?"

" ma che! " ha ribadito il poveruomo" una volta so' venuti che il giorno dopo c'avevo 120 coperti prenotati, e me se so' rubati tutto l'abbacchio! GIà COTTO!!!"

e poi uno dice che il crimine non paga.

mercoledì 8 ottobre 2008

Pediatria

Come ripetono tutti coloro che hanno a che fare con la pediatria " i bambini non sono piccoli adulti", intendendo con ciò che per saper curare un bambino non basta saper curare un adulto e dimezzare le dosi. In effetti anche l'anestesia pediatrica è un mondo a parte e capita spesso che un anestesista degli adulti fugga urlando di fronte alla prospettiva di addormentare un bambino.

Cmq finora direi che la mia esperienza di anestesia pediatrica è entusiasmante da quasi tutti i punti di vista: lavorando con i bambini e dovendo quindi interagire con loro, i chirurghi sono persone carine e tranquille, le infermiere e le portantine sono deliziose, gli specializzandi rilassati e sorridenti e gli anestesisti residenti 2 persone fantastiche con cui è un piacere lavorare. Dico solo che alla fine della seduta operatoria le infermiere imbandiscono un tavolo nella cucinetta e si pranza tutti insieme chiaccherando del più e del meno. Chiaccherando! insieme!!! Per i livelli di isterismo e aggressività con cui si viaggia nel policlinico questa cosa è pura fantascienza...

Il paziente non è un vecchiaccio bavoso e puzzolente, o una cicciona acida, ma un bimbetto adorabile e cicciotto che arriva in sala in braccio alla mamma e si addormenta guardando le bolle di sapone che fa l'anestesista mentre gli fa respirare l'anestetico dalla mascherina profumata alla fragola; quando l'intervento è finito il cucciolo si sveglia e si riporta in braccio dalla mamma.

A dire il vero una delle cose che mi mette a disagio è il fatto che, al contrario degli adulti, i bambini li freghiamo. della serie: vieni tesoro e aspira la fragola della mascherina, senti che buon profumino? Uhhh, guarda le bolle!!! " e bam! il poveretto si sveglia un ora dopo con un taglio nella panza...insomma: entrano tutti contenti ed escono inkazzati neri guardandoci con sospetto...vabbè, però salviamo vite umane...

La cosa che invece mi shocka a morte della pediatria è quando le cose vanno male. Gli interventi sui bambini sono nella stragrande maggioranza della sciocchezze con un' ottima prognosi,  ma quando non è così io non sono assolutamente in grado di reggere il carico emotivo. Un bambino che muore è una cosa che mi fa stare assolutamente, fisicamente male, che mi riempie di ansia per giorni, con cui non riesco a far pace; e l'immagine dei genitori di un bambino gravemente malato è la dimostrazione in terra di cosa sia l'inferno e come ci si arriva. Io guardo con ammirazione assoluta ai miei colleghi che lavorano per esempio in cardiochirurgia pediatrica  o in oncologia pediatrica e riescono a vivere, divertirsi, curare i loro figli e fare quel lavoro e quando qualcuno mi dice che non farebbe mai il medico io capisco cosa vuole dire se penso a come sarebbe per me fare l'anestesista in una di queste sale.

Ognuno ha i suoi mostri sotto il letto 

venerdì 3 ottobre 2008

L'amore è cieco

Io sono una ragazza normale, carina, ma non certo strepitosa; e se non arrivo all'estremo di definirmi "simpatica" certo è che chi mi incontra per strada non corre il rischio di fare brutta figura scambiandomi per Rhyanna. Se mettiamo poi in conto che, pur leggendo assiduamente Vogue Italia mi vesto per lo più alla UPIM sopra il conad davanti casa, uno immagina, via, che il mio sia più un fascino...come dire...sommesso? intellettuale?

Questa serena valutazione della mia immagine mi ha sempre indotto a credere che il tipo di uomo che subiva il mio fascino dovesse essere più intellettuale (diciamo anche un po' sullo sfigato) che fisico e finora non mi ero sbagliata.

Si vede però che dopo i 30 qualcosa sta cambiando nel mio assetto ormonale, altrimenti non si spiega il fatto che ultimamente sono l'oscuro oggetto del desiderio di una serie di brutaloni cerebralmente non troppo dotati, che mi fanno una corte spietata mettendomi in grave imbarazzo.

Il principe di questi è l'istruttore della sala pesi della mia palestra che ogni volta che ci vado mi guarda con occhi bovini e mi fa:

"Mi piaci proprio tanto!"

Costui un giorno per rimorchiarmi mi ha raccontato che gli alieni sono venuti sul nostro pianeta e ci hanno insegnato la civiltà, nella fattispecie che Cristo non era il figlio di Dio, bensì un alieno (sic) che aveva una tecnologia più avanzata della nostra che gli consentiva di fare cose che a noi sembravano miracoli.

Ieri invece mi ha detto che Obama è il papa nero profetizzato da Nostradamus, e che noi due ci siamo amati in un'altra vita perchè con me si trova bene a parlare e ha la sensazione che io non potrei mai fargli del male (anche perchè peserà 4 volte me).

Una volta che indossava una maglietta rosa gli ho detto " ti sta bene questo colore" e lui ha risposto: " vedi, mi piaci perchè si capisce che sei una ragazza fine, io magari ti dico, mi piaci, ti desidero, tu invece mi fai sempre dei complimenti più indiretti..."

è grosso come un armadio a due ante: Chi ha avuto che il coraggio di dirgli che è solo che mi piace il rosa?

giovedì 2 ottobre 2008

Anestesia

Dall'oggi al domani e senza avvertire nessuno il primario ha deciso che mancavano persone in sala operatoria e , come da copione, ha deciso di spedirci i più giovani e sfigati, nella fattispecie io ed un altro. 

Tralasciando il fatto che avrei considerato un atto di gentilezza informarmi previamente che stavo per abbandonare la rianimazione per sei mesi, diciamo che il tutto mi fa anche abbastanza gioco. Sala operatoria significa lavorare tutti i giorni dalle 7.30 a quando non si sa, però vuol dire anche niente notti, niente sabati e niente domeniche. E scusa se è poco.

Sempre per un principio di coerenza interna che sfugge a tutti tranne che al primario io sono stata dunque assegnata  3 volte a settimana alla sala operatoria di pediatria e le altre 2 in quella di oculistica e  quella di chirurgia generale.

Ora, chiunque abbia la mia specializzazione, qualunque cosa si sia trovato a fare dopo, ha iniziato dall'anestesia, ecco perchè per un anestesista entrare in sala operatoria e prepararla è naturale come per uno studente aprire la cartella e tirare fuori l'astuccio, o per un prete mettersi i paramenti per la messa. Una specie di ritualità. 

In effetti se esiste al mondo una categoria di persone assolutamente abitudinaria sono gli anestesisti. Ogni anestesista, in ogni sala operatoria ha il suo modo di fare le cose, tutte le cose dalle più piccole alle più grandi. Per esempio: il cerotto. Avete presente quei rotoli di cerotto di seta che si usano in ospedale per fissare gli aghicannula che si mettono in vena? ecco. sembrerebbe una cosa semplice: uno strappa un pezzo di cerotto e lo appiccica al braccio.

e invece no.

Gli anestesisti della seconda clinica chirurgica, per esempio, vogliono che la cannula sia fissata con due strisce di cerotto (una sopra e una sotto) con un'incisura nel centro di entrambe per incrociarle sul dorso dell'ago; in otorinolaringoiatria invece sostengono che l'incisura del cerotto ne indebolisce la fibra, per cui vogliono il pezzo non inciso, e arrotolato a braccialetto su tutta la circonferenza del polso. Gli anestesisti della ginecologia argomentano che sprecare tutto quel cerotto è inutile perciò loro tagliano la striscia nel senso della lunghezza e ne ricavano due cerotti più piccoli, mentre in pediatria il cerotto di seta non si usa per fissare le cannule, molto meglio quello di tela non tessuto che è più delicato...

E questa è solo una sciocchezza...in un'anestesia di ore ci sono miliardi di gesti...

un'altra caratteristica degli anestesisti è di essere assolutamente scaramantici.

Per esempio: il paziente non deve incrociare le gambe sul lettino della sala operatoria; e siccome incrociare le gambe è un gesto che viene spontaneo a tutti, se ci sono 20 interventi in un giorno devi ripetere a tutti e 20 i pazienti: "non incroci le gambe", ripetutamente. Oppure, come diceva un vecchio professore: "ponti d'oro al paziente che fugge", ovverosia se il paziente comincia a dire che non si vuole operare, non lo operate o qualcosa andrà sicuramente male, oppure: parenti di medici, qualcosa andrà male durante l'intervento, fosse pure solo il fatto di dover fare due buchi per mettere l'ago. O ancora alcuni pregiudizi sulle persone dai capelli rossi, che riescono a far andare le cose storte in sala operatoria, o la cosidetta sindrome calabro-lucana, per cui i pazienti che vengono da queste due regioni si svegliano dall'anestesia agitati...

Insomma: chiunque consideri la medicina una scienza, dovrebbe entrare un paio d'ore in sala operatoria...