sabato 31 luglio 2010

Figli piccoli, non rompetemi le scatole

Ad un mese dalla nascita di mia figlia sono finalmente in grado di smentire tutti quelli che sentenziavano "goditi questo periodo, che dopo arriva il peggio!" mentre ero piegata dalle nausee del primo trimestre di gravidanza.
Avere Sofia in braccio, poterla vedere e sentire, godermi la sua presenza, anche ad orari improbabili del mattino, è mille volte meglio che avere una panza enorme con qualcosa che scalcia dentro.
Ogni volta che lo dico l'immancabile di adesso è: "ehhhh, goditi questo periodo: figli piccoli, problemi piccoli, figli grandi, problemi grandi! dopo arriva il peggio"
Sembra insomma che non ci sia scampo, questo peggio è sempre dietro l'angolo.
Strano, perchè io mi sento incredibilmente felice e piena di ricchezze come non mai, sebbene leggermente in debito di sonno...
Fortuna che ci sono le mie amiche con figli che mi danno un supporto morale convincendomi che non sono del tutto sciroccata.
Un po' difficile dire come me la cavo paragonandomi agli altri.
"Non devi assolutamente addormentarla in braccio!" mi ammonisce Vale "io la mia l'ho abituata sin dall'inizio a stare in culla, e se piangeva la lasciavo piangere!"
"Devi assolutamente addormentarla in braccio!" mi redarguisce Ale " i neonati hanno bisogni del contatto fisico per tranquillizzarsi e crescere bene!"
Inoltre si innesca un fenomeno peculiare per cui perfetti sconosciuti, incontrandoti per strada con un bambino in braccio, sentono l'irresistibile desiderio di comunicarti perle di saggezza sull'allevamento dei figli desunte dalla loro esperienza.
"Non utilizzare il passeggino! abituala al marsupio che è più fisiologico!" dicono le mamme under 50
"questo marsupio è proprio terribile! secondo me fa anche male alla schiena, non vedi come è tutta rinsaccata?" mi rinfacciano le madri over 50.
Dopo un iniziale periodo di confusione ho pensato alle mie amiche: Martina, archeologa supercolta, ma anche ottima cuoca, Ea avvocato in carriera che vive all'estero, Stellina, brillante anestesista, Enrica, ormai lanciata nel mondo del pronto soccorso e dell'alta moda, Silvia, che riesce a gestire il suo lavoro di maestra , due figli ed un cane enorme: tutte quante cresciute con metodi completamente diversi, ma con risultati ottimi.
Dio vede e provvede...

giovedì 29 luglio 2010

Considerazioni

Quando avevo 16 anni guardavo l'alba dall'autobus che mi portava a scuola
Quando avevo 20 anni guardavo l'alba dall'entrata della discoteca.
Quando avevo 27 anni guardavo l'alba dalla finestra della sala operatoria
A 33 anni guardo l'alba dal terrazzino del balcone con la bambina in braccio.

Ma non si dorme mai in questa cazzo di vita???

p.s. A chi dice che la maternità non fa dormire rispondo che, sì, è vero: ma anche prima non era tutto rose e fiori

venerdì 9 luglio 2010

Analogic natives

Un amico, informatico per vocazione , ha postato sul blog della sua azienda una articolo interessante sulle possibili applicazioni dell'informatica alla sanità.
L'entusiasmo c'è e si vede, gli utilizzi sarebbero molteplici e tutti lodevoli, purtroppo però la pratica si scontra con l'anello debole della catena: noi medici.
Mi dispiace dirlo, ma in generale la classe medica è rimasta all'analogico, e vanifica qualunque tentativo di inserire il digitale in un reparto.
Facciamo un esempio: diversi anni fa, in rianimazione si è deciso di informatizzare la cartella clinica. A questo scopo abbiamo preso un programma fatto apposta il cui costo d'affitto e assistenza tecnica equivalgono allo stipendio di 5 anestesisti co.co.co. (che per un contratto copierebbero le cartelle a mano impreziosendole con delicate miniature a tema sui capoversi...).
Nelle dimostrazioni il programma era perfetto; dopo un paio di settimane di utilizzo sul campo non lo era più.
Punto primo: i dati scritti non si possono cancellare.
Ovvio, perchè la cartella clinica è un documento ufficiale e non si può manomettere.
Peccato però che se io sbaglio a scrivere il codice di una sacca di sangue risulta che ho iniettato una cosa mortale ad un paziente, quindi per ovviare devo andare sul campo delle consegne della giornata e scrivere lì che la sacca iniettata non è la 054678 ma la 054679 e sperare che in caso di processo il giudice ci creda.
Punto secondo: l'infusione dei liquidi è temporizzata a 24 ore. Perciò se non ti ricordi tutte le sere di far ripartire l'infusione risulta che tu a quel paziente non hai fatto una goccia di niente. Ci sono pazienti che risulta non hanno fatto niente per giorni con questa storia. La verità però è che quando il reparto è un casino, i letti straripano e tutti i pazienti cercano di morire nelle stesse 12 ore non solo non hai il tempo di metterti a cliccare tutte le flebo di tutti i letti, una per una, ma proprio non te ne frega un cazzo.
Punto terzo: la maschera per l'inserimento dei dati della microbiologia non permette di segnare quali germi sono stati cercati e sono negativi, ma segna solo i positivi, facendo si che ad un paziente sia mandato per 3 volte il campione per un germe che risulta per 3 volte negativo.
Ci sono ovviamente un punto 4, 5 e 6, ma l'esempio l'avete capito. Quello che doveva essere un aiuto a velocizzare il lavoro diventa un ulteriore carico di lavoro, per il quale però non abbiamo competenza specifica.
I tecnici dell'azienda , alle nostre richieste di modifiche hanno risposto che il programma non si può cambiare.
Il risultato, molto italiano, è che con un programma che costa una cifra annua con 4 zeri noi scriviamo la microbiologia a mano, correggiamo le cartelle con dei p.s. sulle consegne, e abbiamo le infusioni di liquidi invariabilmente sbagliate.
Io, che conosco un po' l'informatica ( e gli informatici) ho pensato all'inizio che fossero i tecnici che ci marciavano per non avere rogne, ma dopo aver assistito ad un paio di conversazioni tra loro ed i miei colleghi mi sono resa conto che la verità non è solo questa. Il fatto è che i miei colleghi ne sanno così poco di computer che non sanno cosa chiedere .
I creatori del programma parlano con gente che non sa neanche cosa può fare un programma e come può farlo e si trovano a cercare di interpretare delle esigenze che loro non conoscono. è come un muto che parla ad un sordo: non si capiscono proprio l'uno con l'altro perchè non hanno quel minimo background comune che gli permetterebbe di lavorare insieme per un fine.
Le soluzioni sono due: o informatizzare i medici, o medicalizzare gli informatici.
A voi la scelta

giovedì 8 luglio 2010

Per la mia migliore amica

-: Se mai mi sposerò la mia testimone sarà Roberta, senza dubbio.

-: Va bene, ma perchè?

-: è l'unica che sono certa spergiurerebbe per la causa...