martedì 28 luglio 2009

Recensione

Un consiglio letterario da non perdere sotto l'ombrellone: "la strage degli imbecilli" di Carl Aderhold...tanto liberatorio...

venerdì 10 luglio 2009

lunedì 6 luglio 2009

A proposito di razzismo

Qualche tempo fa, facevamo ancora i turni in ostetricia, è arrivata in sala parto una giovane donna dello Sri Lanka in procinto di partorire il primo figlio. Evidentemente arrivata in Italia da poco, aveva l'aria spersa e spaventata di tutte le donne al primo parto , oltretutto lontana dalla famiglia, in un paese straniero, circondata da persone che non aveva mai visto e che parlavano una lingua di cui non capiva una parola.
Con lei è entrato il marito, un uomo un po' più grande, con un viso intelligente e occhi solo per la moglie.
è stato lui ad assistere al parto, senza un tremito nè un cedimento, e ad aiutarla, traducendo per lei le nostre istruzioni, rassicurandola, confortandola, tenendola materialmente, finchè ,dopo 6 lunghe ore di travaglio è nato un bel maschietto color cioccolata.
Tutto il personale, partecipe dell'avvenimento, si è congratulato festante con la mamma, finalmente rasserenata, ma sopratutto col neopapà che scoppiava evidentemente di orgoglio.
Alcuni giorni dopo camminavo per i corridoi dell'ostetricia immersa nei miei pensieri quando ho visto con la coda dell'occhio un uomo che mi salutava.
Ero talmente concentrata che ci ho messo qualche attimo a registrare il fatto, riconoscerlo e alzare gli occhi; in quei pochi istanti, lui, invece di richiamarmi, aveva ritirato il sorriso e ripreso a camminare ingobbito, con un espressione in viso umiliata e mortificata.

Ecco: più di ogni altra cosa, più delle stupide leggi, più dei criminali che picchiano la gente per strada, mi sembra che la misura del nostro razzismo me l'abbia data costui. Un uomo, giovane, onesto, nel momento felice ed orgoglioso della nascita del primo figlio, talmente abituato ad essere discriminato in questo paese, da ritenere "normale" che il medico che ha assistito al parto non lo saluti per strada, facendo finta di non riconoscerlo.
Ovviamente l' ho inseguito, salutato e ho chiesto notizie della sua famiglia, sperando di fargli vedere che non siamo tutti come le bestie con cui evidentemente è abituato a trattare.
E quella è stata la prima, ma non l'ultima volta, in cui mi sono vergognata del mio paese.

venerdì 3 luglio 2009

Mi dispiace, ma è così

I non medici tendono a pensare che la medicina sia un monolitico blocco di sapere senza ombre o incrinature. In realtà , molto più che a scienze esatte come la matematica o la fisica, la medicina assomiglia a discipline "umanistiche" o "empiriche" come il diritto o l'informatica. Con questo voglio dire che ci sono leggi ottime, in teoria, la cui applicazione, come tutti sappiamo, porta a delle ingiustizie tragiche; e ci sono delle volte in cui un computer si pianta e smette di funzionare, e anche il miglior tecnico del mondo, quello con più esperienza e capacità, non riesce a capirci nulla.

Non esiste una legge di causa effetto che fa si che quel sintomo sia collegato a quella malattia e risponda a quella medicina; ci sono delle reazioni, abbastanza stereotipate, dell'organismo che mette in atto delle difese verso un ventaglio spaventosamente vasto di cause e noi cerchiamo di andargli dietro e capire quello che succede e fermare il processo con mezzi assolutamente insufficienti e una comprensione, allo stato attuale, largamente imperfetta.

Per fare un esempio prendiamo la rianimazione cardiopolmonare.

Una cosa che si studia da che mondo è mondo, uno degli argomenti su cui ci sono più studi, trattati, case-report... ecco: le regole della rianimazione cambiano ogni 5 anni.

Ogni 5 anni.

Questo vuol dire che i pazienti che io ho rianimato nei miei 10 anni di pratica, sono stati rianimati con 3 diverse tecniche, ognuna delle quali era quella giusta al momento e sarebbe stata condannata come inappropriata 5 anni dopo. 

Noi medici sbagliamo nel non saper spiegare e ammettere i limiti delle nostre conoscenze, nel pensare che non si può spiegare il nostro lavoro, nel credere che solo noi sappiamo cosa è meglio, e mi rendo conto, perfettamente che non tutti abbiamo doti di empatia e comunicazione  tali da riuscire a trasmettere il nostro impegno, ma a volte non abbiamo semplicemente la risposta.

E nè voi, nè noi possiamo farci niente.

So che è difficile stare dall'altra parte della porta di una rianimazione e sentire un tizio che dice cose incomprensibili sulla vita di tuo figlio, fratello, moglie, amante, e probabilmente noi siamo la persona con cui è facile, è giusto, prendersela. Solo a volte mi sembra ingiusto venir condannati anche se abbiamo fatto il massimo, perchè il nostro massimo non è bastato.

Ma va bene anche così.

mercoledì 1 luglio 2009

L'altra metà del cielo, reprise.

I miei amici hanno detto che non è assolutamente vero che gli uomini non sanno fare la spesa e hanno problemi al supermercato. Io, che sono un anima fiduciosa, mi sono sentita un verme: "ma guarda" ho pensato tra me e me "sono proprio malvagia nell'animo: come ho potuto pensare che delle persone così smart potessero fare cose del genere?!"

Poi , sabato sono andata al supermercato con Gio.

Lui quando andiamo al supermercato ci tiene sempre a vestirsi in un certo modo, probabilmente per farmi fare bella figura con i vicini di casa che potremmo incontrare; infatti sabato portava: pantaloncini corti a quadroni scozzesi gialli e blu, sandalo vecchio e sformato modello venditore di suk marocchino, e sopra, dulcis in fundo, maglietta con bandiera della Turchia, attenzione, rosso fuoco con sopra mezzaluna e stella bianco latte. Capello selvaggio, barba incolta, ca va sans dire. 

Aggiungo che in mezzo al supermercato la mia dolce metà assume l'aria intelligente di chi ha appena visto il bianconiglio urlare "presto che è tardi " scappando via...

Ecco: TRE e dico tre, diversi individui maschi nel supermercato gli hanno chiesto informazioni scambiandolo per un commesso.

Come, O Signore, Marte, Osiride, Gamesh e qualunque divinità maschile del pantheon, si può scambiare uno vestito così per un inserviente del supermercato?

sopratutto: cosa ti fa pensare che una maglietta rosso fuoco sia la divisa degli inservienti di un supermercato che ha la scritta ARANCIONE?!

per dirla con le parole di Blake: In what furnace was thy brain?

Ma il culmine dello spettacolo è stato un attempato signore che gli ha chiesto l'ubicazione del detersivo.

"Non lo so, mi dispiace" ha risposto lui cortesemente

e quello perseguendo nell'errore: "Ma insomma: se non lo sapete neanche voi a chi lo devo chiedere! possibile che non sappia dove sta il detersivo!!??"

Gio lo ha guardato fissamente per 5 secondi, poi con tutta calma ha risposto: "Ha ragione, mi scusi, è che oggi hanno cambiato i posti sugli scaffali e non mi hanno avvisato, comunque il detersivo è là, vicino alle scatolette" ha detto indicando un punto a caso dall'altra parte dell'edificio.

l'ho trovato che rideva piegato in due guardando un vecchietto che si allontanava.

Dai, ragazzi, non è normale!!!