mercoledì 23 febbraio 2011

Per chi si chiedesse come si fa a vivere con un rianimatore

Interno sera, Giò ed io seduti a tavola.
Io: "Sai, oggi è arrivata in rianimazione una donna che è impazzita per le sevizie subite dal marito. Ha uno sguardo vacuo e dolce e tutti i denti rotti: io sono uscita dall'ospedale sconvolta e intristita , avevo voglia di venire ad abbracciarvi e mi sembrava impossibile essere così incredibilmente fortunata mentre c'è gente che soffre in questo modo. Poi sono entrata in macchina e ho acceso la radio e sono - come dire? - rientrata nella vita di tutti i giorni e il magone mi è un po' passato. Allora ho pensato che ,tutto sommato, il fatto che viviamo senza renderci conto è un bene, altrimenti saremmo sempre ad angosciarci, no?"
...
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Gio: "Certo che questa pasta con le melanzane che hai fatto ieri, ripassata oggi è una favola!"

Deve aver percepito una certa costernazione nel mio sguardo perchè ha aggiunto: "dicevo per alleggerire..."

sabato 19 febbraio 2011

Non è lo stesso campo da gioco, non è lo stesso campionato e non è neanche lo stesso sport!!!

Stellina - che Dio ce la conservi com'è - è la migliore di noi. Sarà per questo che il Fato le riserva le prove più dure:
Paziente demente (PD): "Dottoressa, sia pure spassionatamente sincera sui pericoli di quest'intervento, tanto lavoriamo nello stesso campo".
Stella: "Ah, lei è un collega?"
PD:" No, ho un impresa di pompe funebri"
La mia amica, invece di dare in escandescenze e prenderlo a clavate con un laringoscopio, non si è scomposta minimamente, ha solo detto: "Mi permetta: a me chiamano prima...! "

venerdì 18 febbraio 2011

Meriti

La vita del rianimatore è una vorticosa girandola di rogne intervallata da qualche sprazzo di reale soddisfazione.
Uno di questi sprazzi, per esempio, è venir salutati da un giovanotto su una carrozzella della riabiltazione e riconoscere in lui il ragazzino quasi morto che ti hanno portato 3 mesi fa. Ancora meglio è se, vedendo te e la tua collega, vi viene incontro sorridendo e dicendo: "dottoresse, speravo di incontrare proprio voi! ero passato in riamazione per salutare!" dopo che lo abbiamo abbracciato festosamente ha aggiunto:" Voi siete le mie dotteresse preferite: siete quelle che mi facevano più morfina!".
Dieci lunghi anni di applicazione sullo shock settico.
E bastava così poco...

martedì 15 febbraio 2011

La vita bisognerebbe allargarla

Sarà perchè è molto impegnativo, ma in questo periodo i miei pensieri rimbalzano continuamente tra mia figlia e i miei pazienti, come una pallina di gomma in una stanza chiusa. Sofia si addormenta ed ecco che la mia mente corre alle cose che ci sono da fare in rianimazione e  lì invece, il pensiero vola continuamente  a mia figlia, cosa fa, come sta, se sto riuscendo a dedicargli abbastanza tempo.
Il resto? sparito. non esiste più.
A volte - lo ammetto - mi pesa: vorrei avere più spazio per leggere un libro, uscire con le amiche o anche solo stare a guardare il soffitto;
Però capitano anche le sere in cui Sofia si addormenta in braccio a me e mi sorride nel sonno.
"Certo" ha detto Giò guardandoci ieri  "che si parla sempre di come i genitori viziano i figli, ma mai del contrario"
"Cosa intendi? " ho chiesto
"Beh, adesso delle due non so chi sembra la più appagata!" ha concluso sorridendo.
E ha ragione lui.

domenica 6 febbraio 2011

Le nuove scarpe di Sofia



ok , lo ammetto: sono un filo sopra le righe, ma erano le uniche rimaste di quel numero al negozio superspecializzato in calzature per bambini che faceva i saldi...
Il commento di Giò è stato: Ma chi pensi che sia tua figlia Paris Hilton?!

becero...

venerdì 4 febbraio 2011

Responsabilità

Mi faccio un vanto di essere una persona tollerante, e ritengo che ogni religione vada rispettata, indipendentemente da quanto possa essere lontana dal nostro modo di sentire. Certo, non posso approvare le manifestazioni violente o oppressive perpetrate in nome di una pretesa spiritualità, ma cerco di adeguarmi al motto di Voltaire "Combatto le tue idee, ma difendo il tuo diritto ad averle"
Questo è a volte difficile nel mio lavoro.
Il mio ospedale è specializzato nel trattamento di pazienti testimoni di Geova , che quindi rifiutano il sangue e gran parte dei derivati. Queste persone firmano dei consensi veramente estremi che recitano più o meno: "non voglio che mi sia fatto sangue neanche se sto per morire e se lo chiedono i miei parenti più stretti. "In realtà questo consenso è lungo due pagine e così dettagliato e minuzioso che la prima volta che l'ho letto ci ho messo 10 minuti solo per contemplare tutte le ipotesi.
è fin troppo ovvio dire che l'idea di far morire un essere umano perchè non posso fargli il sangue mi ripugna, però rispetto la loro volontà (e quando muoiono provo un senso di colpa orrendo, come se fosse colpa mia)
La cosa che però mi fa profondamente inkazzare è l'atteggiamento di molti di loro. per citare alcune delle frasi più tipiche:
"Ma tanto i chirurghi che devono lavorare senza sangue, diventano più bravi degli altri" (chi l'ha detto?)
"Io guarisco prima perchè siccome non faccio le trasfusioni non ho rigetto" (neanche ossigeno, però)
 e sopratutto: "Dottoressa, perchè ha spaventato mia nonna dicendole che ha un rischio aumentato perchè non può fare il sangue? non potrebbe venire a tranquillizzarla?"
ma anche: "Come è potuto succedere che è morta?!"

Allora: non è che i martiri cristiani dicevano: "ma senta, questi leoni non fanno tanto male vero?" Se hai deciso di morire per una causa, a me va anche bene, ma non puoi pensare che io ti racconti bugie per farti passare la paura. Non vuoi il sangue? il rischio che hai di morire è più alto del normale. Lo è perchè lo dimostrano diversi studi scientifici, e lo è indipendentemente da quanto bravo è chi ti opera. E se è questo che vuoi me lo devi mettere per iscritto, perchè mi stai costringendo a venire meno al giuramento che ho fatto di curare le persone secondo scienza e coscienza.
Io mi prendo la mia responsabilità e me la vedo con la mia coscienza. Tu veditela con la tua.

mercoledì 2 febbraio 2011

Oculistica reprise

E ti pareva che anche qui non mi toccava riprendere la mia croce: l'oculistica.
Il personale della sala di oculistica  è composto da: Mario il caposala ,un omone per cui una parola è poco e due sono troppe; e Salvatore l'infermiere, un ometto segaligno, che mi ha già raccontato per intero la sua vita un paio di volte intercalandola con profferte amorose di vario genere.
Oggi l'oculista era in sala operatoria, una paziente aspettava nella presala lì davanti e Salvatore era nella stanza accanto, preso nella narrazione di un episodio particolarmente pregnante del suo rapporto con la figlia, di cui ho perso purtroppo il significato parabolico.
Al culmine del racconto l'oculista chiede dalla sala: "Salvatore! hai messo le gocce alla prossima paziente?"
Lui, che ovviamente si è scordato, ha utilizzato l'arte tutta maschile di mentire con nochalance e ha risposto senza alcuna esitazione: "si!"
Già stava per proseguire la conversazione quando è giunta la voce della paziente dalla presala: "NON È VERO! NON MI HA MESSO NIENTE!!!"
L'oculista ed io siamo scoppiati a ridere e lui è dovuto andare , a malincuore, a mettere le gocce.
Mai mentire ai pazienti...