lunedì 25 luglio 2011

Infermieri

in questo blog parlo spesso degli infermieri, ma non so se gli rendo giustizia: quando voi pazienti dite che un ospedale è buono, pensate di parlare delle cure che avete ricevuto, ma in realtà parlate della bravura degli infermieri. L'interfaccia tra il medico e il paziente è l'infermiere, il vero responsabile del suo benessere e spesso l'artefice della cura è lui. Chi pensa che sia un lavoro di secondo piano non si rende conto della fatica, anche fisica, dell'attenzione, dell'intelligenza e della sensibilità che sono necessarie per eseguire al meglio una professione che è senz'altro tra le più difficili della nostra società.
Per alcuni di loro nutro un profondo rispetto, per altri ho un caldo sentimento di stima e di amicizia, altri li odio dal profondo del cuore, perchè non sapendo o non volendo fare il loro lavoro, rendono difficile o impossibile a me svolgere bene il mio, e quando dico a me stessa che io sono il medico e non ho bisogno di nessun aiuto so che mi sto raccontando una bugia da sola.
Ci vorrebbe un who's who solo per parlare di quelli che preferisco, persone capaci di lavorare ad altissimo livello e allo stesso tempo di restare semplici e simpatici.
Un esempio tra mille: Andrea ieri entra in sala con una bandana legata in testa a coprirgli i capelli corti invece della cuffietta.
"Andrea, però ti sta bene questo nuovo look, con quest'aria un po' pirata un po' canaglia"
"vero?" risponde lui che è un ragazzo dalle forme rotondette "Sembro Johnny Depp dopo il cortisone, eh?"

E come fai a restare seria?

giovedì 21 luglio 2011

L'america sta qua

Parlare del mio lavoro ha i suoi inconvenienti, ma non è che il resto sia tutto rose e fiori. Per esempio quando mi chiedono che lavoro fà Gio sento sempre un brivido lungo la schiena perchè so che inizieranno conversazioni surreali.
Di solito la domanda sembra innocente ed io mi sento abbastanza tentata da rispondere un semplice: "Fa il ricercatore", che per alcuni eletti è un informazione sufficiente. La mia ingenuità viene spesso punita perchè segue la tragica domanda: "Ricercatore in cosa?" dalla quale si aprono scenari apocalittici, in cui mi trovo a spiegare cose che non conosco a gente che non capisce.
Ieri per esempio Rossi ha fatto questa domanda mentre eravamo in sala.
Mi sono buttata: "Mmmh, si occupa di supercalcolo" ho detto con poca speranza.
"Ah, e che è?"
"Beh...ecco: quando uno deve fare calcoli molto complicati non basta un solo computer ma ne sevono molti insieme. Il mio compagno programma questi computer per lavorare insieme"
"Ammazza", ha detto Sandro l'infermiere di sala che era presente " e dove la fà 'sta cosa?"
"In un centro di supercalcolo, un posto fatto apposta" ho risposto senza capire
"Si, ma dico: dove sta?"
"A San Lorenzo"
"Hai capito Rossi? ha concluso Sandro " a San lorenzo! qui! uno pensa che una cosa così deve stare in Michigan, in Connecticut...in un posto che almeno finisce con una consonante..."

San lorenzos?

venerdì 15 luglio 2011

Gnocchi e gnocche

Come ho detto altrove io ho una piccola perversione: adoro leggere "Vogue" (per lo più al bagno, in verità).
Ebbene sì, non so perchè ma quelle foto patinate, quelle modelle bellissime, quei colori luminosi mi danno un senso di ordine, mi appagano.
Se avessi la possibilità di scegliere una vita diversa per un mese - non di più che poi lo so che mi verrebbe voglia di cominciare a studiare medicina anche in quell'altra vita - mi piacerebbe fare la modella, oppure lavorare ad una catena di montaggio, o fare la donna di servizio: insomma vorrei sperimentare cosa si prova a fare un lavoro che impegni prevalentemente il fisico e non la mente, di quelli che a fine giornata sei stanco e ti fanno male i muscoli, ma hai voglia di divertirti.
Ma questa è un'altra storia.
Dicevo di Vogue: la mia passione è in effetti del tutto teorica. Non saprei riconoscere un modello di Valentino da uno di Jimmy Chou, e il fatto che quelle foto siano in qualche modo connesse con cose da acquistare è molto al di fuori della mia portata.
Questo mese Vogue Italia esce con un titolo che recita: "Belle vere" in un doppio senso non particolarmente originale che si riferisce al fatto che il numero è incentrato sulle modelle "curvy", o come si diceva quando io facevo le elementari, "le ciccione". L'intento è lodevole: si vorrebbe dire basta con queste modelle anoressiche che poi traviano le adolescenti, anche le normali donne cicciotte possono essere fighe.
Ecco: peccato che le modelle hanno poco o niente a che vedere con noi esseri di questo pianeta. Quello che loro pensano essere così rivoluzionario è praticamente il fisico di Marilyn Monroe. "Curvy" è "curvy" , peccato che è anche una gnocca fotonica con un fisico da paura.
Intellighenzia pubblicitaria, ascoltatemi: non è che prendendo una modella dal corpo statuario e aggiungendole 10 chili nei punti giusti ottenete una donna normale, non funziona così; le donne normali hanno le gambe magre e le cosce grosse, il culo basso e la panza, le tette pendule e le spalle a gruccetta, il punto vita non pervenuto. Non siamo curvy, siamo cessi... per cui se volete fare i doppi sensi sulla copertina invece di belle vere provate con "vere gnocche" che richiama almeno il nostro piatto preferito...

giovedì 14 luglio 2011

De educazione

Conversazione sentita al bar:
Donna anziana: "In classe di mia nipote al primo anno delle superiori ne hanno bocciati 15!"
Uomo con giornale: "tanti!"
DA: "Eh si! hanno fatto un bel repulisti! era ora che ricominciassimo a bocciare, no?!"
UcG:"Io veramente pensavo che sarebbe ora che ricominciassimo ad insegnare."

ed è bello sentire uno sprazzo di buon senso sullo smonto quando non te lo aspetti: è come in primavera il profumo di gelsomino per strada.

martedì 12 luglio 2011

Fashion addicted

Ho già detto che l'ospedale è piccolo e siamo tutti una grande famiglia: diciamo che è ben visto il fatto di essere vestiti in un certo modo e truccati. Ora: io so che avrei dovuto approfittare di Enrica quando l'avevo a portata di mano, o almeno di Stella, ma la vita è così e cosà e per farla breve sono rimasta la solita.
Ecco perchè una collega di nome Laura dopo una settimana che la portavo non si è trattenuta: "Propofol, sei giovane, sei carina, hai un bel viso, NON PUOI metterti quella felpa MARRONE! veramente, ti fa sembrare uno straccio, sembri malata!"
"Ma...ma... " ho detto io " è solo una felpa da lavoro"
"E va bene, ma ti sta proprio male! " ha continuato mentre le altre colleghe presenti annuivano "Guarda: ne stavamo parlando anche ieri in rianimazione: tu dovresti portare colori accesi, o se vuoi metti il bianco che ti illumina il viso! hai un incarnato bellissimo! non puoi mortificarlo così"
"E beh...va bene " ho detto ridendo " ma questa felpa me l'ha regalata Giò, è una felpa originale di Ubuntu! " ho aggiunto in un estremo tentativo di salvare il mio povero indumento
"E tu gli dici che ti è piaciuta tantissimo e te la metti per casa" ha trionfalmente concluso lei.

Il giorno dopo ne parlavo con Chiara "Non ti sei offesa vero? Laura lo diceva con affetto!" ha commentato lei
"No no, tranquilla: si capiva benissimo! anche le mie amiche mi rimproverano sempre perchè mi curo poco del mio look"
"A me piace il tuo stile, invece, è molto personale. Hai uno stile tutto tuo."
"Grazie! meno male,mi consoli:  di solito dicono che mi vesto come un barbone..."
"Beh, ma uno con uno stile..."

Ed ecco qua direttamente dall'anestesia al "diavolo veste Prada". Non sono preparata...

sabato 2 luglio 2011

Motivazionale

Il nuovo ospedale è la cosa più lontana in assoluto da un policlinico universitario.
è un piccolo istituto religioso iperspecializzato e il gruppo di anestesisti che ci lavora è quasi tutto composto da persone che sono lì dall'ultimo anno di specializzazione e quindi hanno poco o niente idea di com'è fuori.
Loro sono convinti di vivere una situazione di grande conflittualità e stress, ma la verità è che - a parte un paio di teste di cazzo fisiologicamente presenti ovunque - sono un gruppo di persone deliziose, molto gentili ed educate che riescono a mantenere nell'ambiente di lavoro una serenità, una signorilità ed uno spirito di collaborazione impensabile nel resto della galassia. I primi tempi mi sono trovata spesso ad abbassare il tono a metà frase perchè il mio interlocutore era assolutamente cortese e non aggressivo, mentre io ero partita in quarta.
Tendenzialmente tutti conoscono tutti ed è molto ben vista la riunificazione familiare, cioè si assumono persone i cui parenti lavorano già lì; questa politica ha l'effetto collaterale di diminuire drasticamente il numero di storie di corna/favori sessuali/adulteri presenti tra il personale: questi preti ne sanno una più del diavolo...
Essendo così endogamici ci sono aspetti dell'anestesia in cui sono molto avanzati ed altri in cui sono rimasti agli anni '90; Più di una volta sono rimasto sorpresi che io sapessi fare cose che uno specializzando normale sa fare al secondo anno (ed io sono rimasta sorpresa della loro sorpresa).
Sono incredibilmente gerarchici, ma in modo simpatico (quasi sempre) e hanno un sistema di privilegi che va dal più anziano al più giovane che ricorda molto vassalli valvassori e valvassini, come si studiavano alle elementari ( io ovviamente sono il servo della gleba).
Insomma: mi piacciono, mi trovo bene con loro e mi sembra che loro si trovino bene con me: chissà che non abbia trovato un posto in cui restare? Finora l'unica macchia di questo idillio è stata il mio incarnato.
I miei parenti vengono dai 4 angoli d'Italia, ma non per modo di dire: c'è un romano, un siciliano un pugliese ed un piemontese. Questo mix mi ha dato un incarnato piuttosto chiaro che però con i capelli neri, l' emoglobina  costantemente ai minimi storici e il trucco non pervenuto, crea un certo effetto "Ofelia affogata" .Considerando che l'ospedale è specializzato in ostetricia va da sè che la preoccupazione più grande di quelli che ci lavorano è l'emorragia, emergenza per eccellenza nella donna gravida e puerpera.
Durante il mio primo mese di lavoro non c'è stato un collega che non abbia fatto un commento sul mio pallore; all'inizio ho pensato che fosse un caso, poi la cosa è diventata un po' troppo frequente. Ma ho deciso che era ora di cominciare a truccarsi il giorno in cui il primario di ginecologia - un uomo talmente in alto nella scala gerarchica che io per lui sono una macchia sul muro - ha preso da parte una delle anestesiste anziane e ha commentato: "Io non ho detto niente perchè non la conosco bene, ma la vostra nuova collega dovrebbe farsi un emocromo: hai visto com'è pallida?!"
e ho pure dovuto trovare un fard della sfumatura giusta...