lunedì 22 agosto 2022

Che gli vuoi dire?

 Alle ore 8.30 scende trafelato lo specializzando di ortopedia:

"Propofol! Propofol!

"Dimmi Mario, che succede?"

"Senti: quel paziente a cui ieri hai detto di fare due sacche di sangue...."

"Eh...."

"Gliene hanno fatta una ieri notte e una l'hanno lasciata stamattina...non so chi glielo abbia detto"

"Gliel'ho detto io...qual'è il problema?"

"Ah...ecco...che la sacca è stata nel nostro frigo, che non si sa se va bene per il sangue...."

"Scusa, Mario, ma è un frigo medico o è l'indesit di casa mia?"

"Nonono, è un frigo medico...."

"Va bene. Quindi?"

"Quindi che facciamo? glielo dobbiamo fare il sangue?"

"Mario,chiedi al caposala se quel frigo va bene, oppure senti il trasfusionale...perchè sei venuto da me?"

"Mmmh...mi sono rivolto all'adulto di riferimento...."

lunedì 15 agosto 2022

Sinite parvulos venire ad me

 Gio ed io abbiamo una compagnia di amici che ci portiamo dalla giovinezza. Quel tipo di persone che hai selezionato nell'arco di una vita e che sono simili a te, con cui ti tieni sempre in contatto in un modo o nell'altro e finisci per dividere la vita, anche se ormai abitiamo in 4 città e due continenti.

Essendoci noi riprodotti per primi, ed essendo stata Sofia per un po' l'unica bambina, è cresciuta in mezzo ad una pletora di "zii" che sono sati un po' la sua famiglia allargata e i suoi adulti-tipo. 

Non so se questo sia esattamente un bene: essere trascinata per fiere di giochi di ruolo dai 4 anni in poi, cresciuta a fumetti e libri fantasy, foraggiata a citazioni di film e dinosauri della lego, non è esattamente un educazione convenzionale, ma lei sembra in qualche modo averla interiorizzata correttamente, tranne quando mi guarda contrariata e dice cose tipo: certo che siete strani, eh!

Ieri ne parlavo appunto con zio Caciara, in visita estiva a casa nostra, come da tradizione:

"Cacià' " ho chiesto " come ti senti ad essere una figura di riferimento per una dodicennne?"

lui ci ha pensato un attimo mentre uscivamo dall'Esselunga

"Più che altro, in colpa" ha risposto 

Non si può dire che ci manchi l'autoconsapevolezza

lunedì 8 agosto 2022

Sigla

 Per spiegare i chirurghi plastici ci vorrebbe un libro.

Io non ci ho lavorato molto, perchè ho sempre preferito il lavoro ospedaliero, ma pur sempre abbastanza per rendermi conto di quanto il loro universo sia   lontano da quello che noi medici viviamo ogni giorno.

Li dipingono come spietati e privi di umanità, ma non è così: un chirurgo plastico è per molti versi più empatico di un medico normale. 

Quando viene un paziente e gli spiega, accorato, che ha la piega del gomito troppo accentuata e la pelle gli pende in modo disgustoso (storia vera, eh....) un qualsiasi medico si sentirebbe in diritto di liquidare la faccenda con un "Non dire stronzate!", invece il chirurgo plastico è capace di vedere il gomito del paziente come lo vede lui, e di interpretare i suoi desideri per la piega del gomito...se non è empatia questa, non so cosa sia.

Ovviamente i chirurghi plastici sono ricchi. O almeno diciamo molto più ricchi della media. Inoltre vivono in un mondo basato essenzialmente sull'apparire e quindi sono vestiti e curati in modo da sembrare belli, ricchi e competenti. 

Quelli con cui lavoro io adesso li potremmo considerare i più spirituali tra i chirurghi plastici. Gente che lavora anche in ospedale, con i pazienti ustionati e non solo con pazienti che si vogliono rimpicciolire il monte di Venere. Ma sono sempre chirurghi plastici. Arrivano in sala alle 9, hanno la divisa personale di un colore che gli dona,  3 Montblanc nel taschino, e operano con la musica da discoteca.

Attenzione: non con la radio, come tutti i normali chirurghi, loro hanno  la playlist personale di spotify premium che alla fine della seduta, immancabilmente, chiudono con la stessa canzone, annunciando " sigla!" mentre io sveglio il paziente sulle immortali note di Elton John e Dua Lipa.

Avrei dovuto dedicarmi alla chirurgia plastica...