domenica 23 settembre 2012

Vacanze

No, purtroppo non mi sono trasferita in Papuasia vivendo tra gli indigeni senza energia elettrica.
Sono propensa a credere che questa sarebbe la soluzione giusta, ma non sono sicura di riuscire a vivere senza muffin al mirtillo; invece ci siamo concessi una breve vacanza i primi di settembre ed al grido di : "pagherete caro, pagherete tutto!"  al ritorno mi sono trovata una sequenza mixata di turni giorno/notte che sta minando la mia salute psicofisica.
Ma voglio dire due parole su quell'ormai remota settimana.
Per una serie di coincidenze improbabili - tipiche di ogni nostra programmazione famigliare - siamo finiti in un villaggio vacanze in Calabria. Considerato che il viaggio ideale di mio marito è un giro della Kamchatka a vedere i vulcani attivi, questa scelta è risultata piuttosto fuori dai nostri canoni abituali. Ciò non toglie che sia stata un esperienza riposante e interessante, anche e sopratutto da un punto di vista socio/antropologico.
Cosa dire di un villaggio vacanze?
Primo: lo scopo di una vacanza in un villaggio è essenzialmente mangiare. Questo è quello che abbiamo percepito noi dal quotidiano attacco al buffett self-service del ristorante: Ho visto adulti con orologi d'oro al polso prendere 7 fette di cocomero insieme agli antipasti e portarsele al tavolo dicendo" lo prendo prima che lo finiscano", come se il cocomero fosse il rarissimo frutto dell'albero del pane che matura solo ogni 7 anni; ho visto settantenni con la panza saccheggiare il buffet dei bambini e accatastare sul piatto piramidi di crocchette di patate con le faccine; ho visto madri di famiglia in costume da bagno e collana di brillanti spintonare per accaparrarsi l'ultima fetta di salame piccante, come se in Calabria ne avessero cessato la produzione.
Per la spiaggia passeggiavano arzilli vecchietti che indossavano con nochalanche  T-shirt con una pillola blu e la scritta "LOVE PILL" - che io spero di non vedere mai indosso a mio marito - al braccio di donne con grandi rose rosse di stoffa tra i capelli brizzolati; e ho assistito dal vero ad una scena a metà tra Pasolini  e Ciprì & Maresco di un "triplo" di tennis tra due famiglie madre-padre-bambino tutti sudati e sovrappeso, mentre intorno altre persone con un BMI improbabile facevano il tifo.
Ho capito che Balotelli ha rovinato una generazione, quando ho visto bambini di 3 anni con la cresta e ho pensato con tristezza a Johnny Rotten che cantava "Anarchy in the UK" e al Punk come movimento di rottura.
Ho imparato a memoria mio malgrado, il pulcino Pio, la cui unica fine possibile, come ha saggiamente rilevato Claudio, è nel Bimbi.
Ma il momento più alto della vacanza, ciò che l'ha resa davvero un esperienza catartica nella mia vita è stata la "serata caraibica": Giò sedeva immobile al tavolo del ristorante, terrorizzato all'idea di essere coinvolto nel trenino dagli animatori con collane di fiori finti al collo, mentre mia figlia, rivolta alla cassa dello stereo da cui usciva un ritmo di conga, gridava a pieni polmoni "BATTA!!!STAI ZITTO!!" , esprimendo a soli due anni tutta la sua riprovazione per quello spettacolo abietto e formando, con suo padre, quello che si può definire "un monumento di non-partecipazione".
Che dire?
Il mare era caldo e bellissimo.

lunedì 3 settembre 2012

Dei molti dilemmi del rapporto medico-paziente

Pazienti, io vi amo. Davvero. Ma ogni tanto non lo so che c'avete in testa. Voi e anche i vostri parenti. Capisco che per i non medici sia difficile entrare nei meccasmi della sanità. Capisco che la cultura scientifica media di questo paese sia a livelli infimi. Però il buonsenso è gratis. Acquistatene un po' dal tabaccaio invece delle solite Philip Morris.
Un settacinquenne logorroico ha passato mezz'ora a spiegarmi tutte le implicazioni emotive della sua infiammazione al pene che nessun urologo ha saputo riconoscere; la moglie, che cercava di tanto in tanto di approfondire con dei cenni anamnestici, è stata  bruscamente messa a tacere con dei secchi "Maria, fammi parlare!", e anche per me non c'è stato verso di infilare una domanda finchè lui non ha finito tutto quello che aveva da dire sull'argomento.
Un uomo di 75 anni che riesce a parlare con tanta disinvoltura e ricchezza di particolari del suo pisello con una giovane donna e davanti a sua moglie, merita comunque un certo rispetto; restano da indagare gli oscuri motivi che lo portano ritenere che una sconosciuta anestesista - che passa a fare le visite in un reparto pieno zeppo di urologi - sia la persona giusta a cui aprire il suo cuore.
Altra cosa: io lo so che voi avete bisogno di qualcuno che si faccia carico di voi, però è inutile che mi raccontate tutta la storia della vostra famiglia da quando siete passati al bipedismo ad oggi. Io posso curare un paziente, non psicanalizzare una famiglia. E sopratutto: perchè volete essere psicanalizzati da me che faccio l'anestesista? al massimo chiedetemi dei sedativi pesanti.
Magari non risolvono il vostro problema, ma il mio si.