venerdì 27 dicembre 2019

Noblesse oblige

Cena serale
- "papà, ma tu lo sapevi che mamma è una contessa?"
- "sì, amore lo sapevo"
- "e perché non me lo avete mai detto?"
intervengo: "perché noi siamo repubblicani ,Sofia, e non ci interessano i titoli nobiliari. "
Gio mi guarda con aria enfatica: "Tua madre, Sofia, è una moderna Cristina Trivulzio di Belgioioso..."

...ed io mi domando se mi sono innamorata di lui per la cultura umanistica o per il senso dell'umorismo...

venerdì 20 dicembre 2019

è natale e siamo tutti più buoni

è difficile ,se sei medico, curare una persona a cui vuoi bene.
è difficile perché tu, al contrario della maggioranza delle persone, hai presente tutte le ipotesi peggiori e hai un idea almeno approssimativa di quello che andrebbe fatto, anche se non fa direttamente parte della tua specialità.
Tutte le volte che hanno operato una persona a cui tenevo io ho scelto l'anestesista, ma sono stata fuori dalla sala operatoria ,ben cosciente di non essere abbastanza lucida da distinguere le mie paure dai dati clinici.
Ma non tutti sono come me.
Non lo era per esempio il collega, medico generico, la cui moglie è venuta con una fibrillazione atriale al P.S.:date le sue condizioni cliniche, la signora andava cardiovertita. La cardioversione è quella cosa che piace tanto agli sceneggiatori americani in cui il dottore urla: LIBERA! e si vede il paziente che salta sul letto; in pratica si fa passare una corrente elettrica attraverso il cuore per ripristinare il ritmo normale.
Se avete mai preso la scossa avete idea della sensazione: non una cosa piacevole.
Il marito, dopo essersi presentato, aver messo chiaro i suoi titoli e avermi interrogato sul mio curriculum, mi ha chiesto: "ah, senti: la sèdi con la benzodiazepina, vero?"
"No, "ho risposto "la benzodiazepina è troppo leggera per una cardioversione elettrica. Uso il propofol."
"Il propofol?!" ha ribattuto stupito e contrariato"ma come? da noi all'ospedale di C. usano le benzodiazepine e poi l'anexate per risvegliarli"
"ma sei sicuro?" dico io "mi pare strano: le benzodiazepine per una cardioversione elettrica...mi pare un po' poco..."
"no, no, ti assicuro..." insiste lui
"se lo dici tu..." taglio corto "io comunque userò il propofol. Secondo me è superiore per questo tipo di procedure."

Portiamo la paziente in sala e  l'attacchiamo al monitor. Lui ovviamente entra con noi. Dopo aver detto al cardiologo con quanti Joule andava data la scarica elettrica gli dice: "ma da noi all'ospedale di C. usano le benzodiazepine per queste procedure..."
il cardiologo lo guarda totalmente disinteressato alla faccenda: "ah sì? qua i nostri anestesisti usano il propofol..."
"eh, ma con le benzodiazepine puoi usare l'antidoto, anzi, lo fanno direttamente i cardiologi senza l'anestesista... " dice proponente/incoraggiante
il cardiologo lo guarda con occhi vitrei, poi mi guarda me, come dire "machecazzovuolequesto?"
a quel punto mi intrometto e dico, tentando di buttarla sul ridere: "sono proprio cattivi nel tuo ospedale: un farmaco leggero e senza neanche l'anestesista ? gli volete proprio male ai vostri pazienti!"
"no, no, si svegliano benissimo! da anche amnesia retrograda." insiste lui
Non rispondo
Faccio il propofol.
Cardiovertiamo.
Tutto a posto.
Dopo 30 secondi scarsi dalla scarica lui mi guarda: "però permettimi con una benzodiazepina e l'anexate a quest'ora si era già svegliata!"
io a questo punto sto seriamente pensando di mandarlo a fare in culo , ma invece non lo faccio, perché è quasi natale, ma decido che è ora che capisca che questo è il MIO fottuto lavoro.
"Sì, "dico, "ma facendo l'antidoto avresti spiazzato tutti i recettori,  provocando uno squilibrio di naurotrasmettitori e un aumento dell'ansia del paziente e magari, rischiavi anche di fargli ricordare tutto.
Come vedi invece lei è stabile emodinamicamente, respira autonomamente, ed è amnesica.
Inoltre il propofol si smaltisce prima e completamente avendo un maggior volume di distribuzione delle benzodiazepine ed essendo lipofilico e il risveglio è pronto e piacevole senza bisogno di antidoti.
A riprova di quello che dico guardo la paziente e sussurro: "Maria, svegliati."
lei apre gli occhi , tipo la bella addormentata
"tutto bene? "le chiedo
"si...ho fatto un bellissimo sogno..."
"bene, cara, adesso ti svegli bene e poi vai a casa."
"grazie mille dottoressa"
"prego, cara, arrivederci."
e me ne vado senza guardare nessuno.
e va bene tutto, ma fatemi lavorare in pace.

venerdì 13 dicembre 2019

Dovevo fare la parrucchiera

- Mamma, non mi va di asciugarmi i capelli...

-Sofia, amore, è dicembre: non puoi andare in giro con i capelli bagnati...dai...

-uffffaaaaaa...va bene.

-brava amore, ci mettiamo un minuto e sai che facciamo? sul phon ci metto il deflussore, così ti vengono tutti belli vaporosi!

-il che?

-il diffusore...ho detto il diffusore...

venerdì 6 dicembre 2019

Il valzer dei posti letto

Ci sono situazioni in cui un ospedale si riempie al limite delle sue capacità: alcune  di queste sono prevedibili - il picco influenzale invernale, lo svolgersi di un grande evento in zona - altre no; sembra semplicemente che, senza nessuna ragione apparente,  si ammalino tutti insieme e all'improvviso.
Il problema è che trasferire un paziente ad un altro presidio, anche se l 'ospedale dov'è arrivato scoppia,  è spesso sconsigliabile e altrettanto spesso impossibile, ma si deve comunque considerare un minimo di margine di riserva che consenta di rispondere ad altre emergenze. Se, per esempio, occupo tutti i posti di rianimazione con malati non di rianimazione  e poi mi arriva un politrauma o un arresto cardiaco dove lo metto?
Perciò in queste occasioni, e sopratutto di notte, è tutto un gioco logistico-diplomatico sulla collocazione dei pazienti ,che comprende una serie di trattative e valutazioni collegiali degne di una seduta parlamentare.
 La scorsa notte per esempio ,sono stata chiamata dalla collega del p.s. che aveva un ragazzino con una brutta crisi d'asma, fortunatamente rispondente ai farmaci. Il posto ideale sarebbe stata una terapia subintensiva pneumologica, dove tenerlo attaccato ad un monitor a controllare se respirava fino al mattino ma quel reparto era già tutto pieno; l'osservazione del p.s. era piena, la terapia intensiva cardiologica aveva un solo posto letto e noi, la rianimazione, due.
Sono scesa a visitarlo e quando l'ho visto ho pensato che stava benone. Questo prima di appoggiargli un fonendoscopio sul torace e sentire un campionario di tutti i principali rumori respiratori del libro di semeiotica del 3 anno. Ho guardato gli esami del sangue ed erano piuttosto lontani dal concetto di rassicurante, poi ho guardato la collega del P.s. che aveva quello sguardo innocente di chi già sa che ti ha fregato.
"Chiamo il cardiologo" ho detto per prendere tempo, ma sapevamo entrambe che era una partita persa, infatti lui mi ha risposto: "ma io ho un posto solo! se mi viene un infarto dove lo metto?!?!?!"
Quindi il paziente è venuto da noi in terapia intensiva.
Appena arrivato lo hanno preso in carico gli infermieri che lo hanno connesso al monitor per vedere la saturazione di ossigeno del sangue e l'elettrocardiogramma, gli hanno messo una mascherina con l'ossigeno per dargli un sangue più ricco e lo hanno connesso ad una flebo per fare terapia. Durante tutto il tempo di queste manovre la madre non ha fatto altro che lamentarsi, indignata, perché avevano messo il figlio in terapia intensiva. Stava là vicino a scrutare tutto e sembrava che il ricovero di suo figlio in rianimazione fosse una cattiverie personali diretta proprio a lei dal servizio sanitario nazionale.
"Eh, ma che gli mettete anche l'arteria?!? lo hanno già bucato tanto!" (perché noi ci divertiamo a prelevare sangue dai pazienti, mica lo facciamo per curarli...)
"Ma deve fare anche la flebo? "
"Ma ora deve stare ricoverato qui per quanto?!"

Io sono mamma, e capisco quanta ansia possa provare un genitore che vede il figlio soffocare - letteralmente soffocare - per una brutta crisi di asma e che quindi sia sconvolto e non in grado di dare un giudizio sereno e soggettivo sugli avvenimenti, però ogni tanto potremmo anche accendere il cervello e pensare a quello che succede. Lamentarsi perché tuo figlio, che stava per morire, viene curato e migliora e che poi, essendoci l'ospedale pieno, viene messo in un reparto che offre cure di livello più alto di quello che che meriterebbe è una cosa che non sta né in cielo né in terra. è come lamentarsi perché c'è stato un over booking in economy e ti offrono un posto in business class .
Occupare un posto di rianimazione costa 1200 euro al giorno. Negli Stati Uniti la signora avrebbe dovuto pagarli se voleva che qualcuno guardasse suo figlio per accorgersi se respirava o no, qui, che li paga il servizio sanitario nazionale, la reazione è che lei si lamenta.
Il nostro Sistema Sanitario ha sicuramente delle pecche e dei buchi, ma non sta scritto da nessuna parte che uno stato si debba occupare della salute dei suoi cittadini: questo principio lo abbiamo fatto valere noi e altri pochi stati del mondo. Invece di sputare sempre su quello che c'è e di pensare a tutto quello che nella nostra testa ci è dovuto, forse faremmo meglio a renderci conto di quanto abbiamo e a cercare di mantenerlo.
Con un po' più di umiltà, che non guasterebbe, sopratutto alle quattro del mattino.