sabato 30 ottobre 2010

Che vita grama, che grama vita

Noi anestesisti siamo la classe di medici più bistrattata: nessuno sa cosa facciamo, ma la colpa è nostra.
E spesso i pazienti ti fanno venir voglia di cercare un posto al catasto.
Tra le tipologie più perniciose ci sono:
Il confuso: ti guarda con quella faccetta tenera e spaventata che ti fa stringere il cuore e ti dice: "dottore, io non ho paura dell'intervento, io ho paura dell'anestesia..."
Caro figliolo, il chirugo sta per aprirti come un capretto pasquale e la cosa che ti fa paura sono io che ti addormento e ti faccio gli antidolorifici?
Ma sei convinto?
L'informato: Dice, con aria furba, che non vuole fare l'anestesia spinale perchè gli hanno detto che si può rimanere paraplegici.
Beh, se è per questo con quella generale si può morire.
Fatti due conti.
Resta comunque il fatto che la probabilità che ti accada qualcosa durante un'anestesia sono di diversi ordini di grandezza inferiori a quelle che hai di schiantarti con la macchina.
Perchè rompi i coglioni a me e non a quello del casello dell'autosole?!
Il miscredente: Appena ti vede ti dice: "io non prendo medicine perchè secondo me fanno tutte male".
Della serie: che vuoi da me? semi o lupini?
L'effetto collaterale: ti dice che dopo l'anestesia per appendicite si è ricoperto di squame verdi e gli sono spuntati gli occhi sull'occipite, ma si affretta ad aggiungere che dopo è passato, quasi a scusarsi se ha nominato una cosa così banale.
Mi stupisce sempre che i pazienti - solitamente non sopportano neanche un po' di pallore - quando si tratta dei presunti effetti collaterali dell'anestesia, non facciano una piega di fronte a cose inenarrabili.
D'altronde sono disposti a credere che gli effetti collaterali si manifestino fino a sei mesi dopo l'anestesia.
D'altronde la farmacocinetica è un opinione.
Il caso raro: ha il morbo di kawasaky-suzuky-honda rarissima sindrome genetica, presente in 3 individui per millennio che consiste in: dita affusolate, orecchie a sventola e colite spastica e ti parla come se tu dovessi conoscerla perfettamente.
In questa sottocategoria rientrano anche i colleghi che, specialisti in una materia, insistono a parlare come se anche tu nella vita ti fossi occupato esclusivamente delle mutazioni genetiche del citocromo p 450.
Con questi ultimi io chiedo sempre com'è l'indice di Tiffeneau del paziente, che è una puttanata, ma la sanno solo gli anestesisti, perciò agli altri colleghi fà molta impressione e si sentono subito inferiori...
Ma è inutile che ne discutiamo, cosa possiamo aspettarci dai pazienti se i nostri colleghi chirurghi ci vedono così?
La cosa più deprimente è l'ineluttabile consapevolezza che loro DAVVERO non capiscono neanche quello che stiamo facendo...

mercoledì 20 ottobre 2010

God save the queen

L'altro giorno la borsa di Stellina è rimasta incastrata in un armadietto e un  ortopedico l'ha aiutata a tirarla fuori (vedi che a volte la forza bruta senza intelligenza serve?).
Mentre sono lì che armeggiano, lui dice:
-"Speriamo che non si rovini! è una borsa di...?"
-"è una borsa di Maria Stella, Bianchi! Non tutte le donne portano borse firmate, chi sei abituato a frequentare?! "
Stellina, specie quando è innervosita, manca di quella pazienza che è tanto necessaria nei rapporti con i chirurghi.
Aveva però torto, come si è dimostrato pochi giorni dopo a cena con me ed Enrica.
Io: "Enry, che bella quella borsa! è nuova?"
Enry (con aria colpevole): "si, ma non guardarla neanche perchè questa è IL MALE."
Io: "perchè l'hai pagata tanto?"
Enry: "beh, considera che ero molto depressa quel giorno, mi sentivo triste e sconsolata."
Io: "beh, quanto?"
Enry: "...e poi è stato un acquisto fatto per caso, perchè io ero andata a comprarmi delle scarpe da Gucci in saldo che poi sono costate molto meno di quanto pensassi per cui mi sono avanzati i soldi..."
Io: "e quindi quanto l'hai pagata?"

Stella, che ha poteri jedi, le ha chiesto a bruciapelo: "quanto costavano le scarpe di Gucci?" e lei rianimandosi: "Pensa! le ho pagate solo 200 euro!" Stella si è girata verso di me: "Quella borsa costa 800 euro".
Ho guardato Enry allibita e lei mi ha fatto lo stesso sorriso irresistibile che fa Sofia quando ti ha appena rigurgitato il latte sulla maglietta pulita.

Loro son sempre chirurghi, ma noi per fortuna abbiamo Enrica.

lunedì 18 ottobre 2010

Come la maglietta della salute

Cambio di stagione: scatole che salgono e scendono dall'armadio. Giò appollaiato sulla scala ha il compito di esaminarne brevemente il contenuto prima di tirarle giù.
Ne apre una sul fondo ed estrae un corsetto di raso nero allacciato dietro con inserti in pizzo  (ricordi di gioventù...). Lo guarda perplesso poi mi domanda: "Questo è estivo o invernale?"
Mi chiedo: faranno corsi di recupero da Victoria's secret?

venerdì 15 ottobre 2010

FIlosofia nonnesca

Ho già detto altrove che l'anestesista-rianimatore è il medico pagato per pensare al peggio; questa caratteristica, unita alla classica ipocondria della neomamma crea una sindrome ossessivo-compulsiva da grave a severa: per esempio quando lascio la bimba a mia madre io non le spiego dove trovare i vestitini, ma dove trovare i presidi di primo soccorso.
Ieri l'ho portata da lei prima di andare al lavoro.
-"Mamma ha mangiato mezz'ora fa, deve fare il pisolino, controlla che respiri "
-"Perchè?!?!?" ha chiesto esterrefatta
-"Perchè oggi ho inserito il biscotto granulato nel latte per la prima volta, e magari le viene uno shock anafilattico."
-"Uno shock anafilattico?!"
-"Si, ma non dovrebbe perchè ormai è passata quasi un ora, però ricordati che in caso i presidi salvavita più vicini si trovano..."
-"...alla asl qui davanti, me lo ha già detto..." 
-"ecco, se è già chiusa vai in farmacia e falle fare dell'adrenalina..."
-"adrenalina?! ma un po' di cortisone o antistaminico?!"
-"no, mamma! non fare cazzate! la terapia dello shock anafilattico è l'adrenalina endovena! "
-"...adrenalina..." ha proseguito guardandomi disgustata "...per il biscotto granulato!... io quando ho svezzato te a queste cose non ci ho neanche mai pensato...vai a lavorare, va'..."
Sono uscita più tranquilla: va bene il cuore della mamma, ma a volte ci vuole il potere rasserenante della nonna per prendere le cose nel verso giusto.

domenica 10 ottobre 2010

Essere laici non vuol dire non avere etica

Questo è un post dichiaratamente politico, chi non  vuole leggerlo può saltarlo  a piè pari.

A questo link il commento dell'avvenire al comportamento dei media sul delitto di Avetrana, a questo il commento del corriere.
segnalo particolarmente sul "corriere" questo passaggio:

"Passata la commozione e superato lo shock, dobbiamo provare a ragionare a mente fredda. Certo, la trasmissione poteva essere interrotta e la regia evitare di indugiare sul volto pietrificato della madre, ma in simili situazioni è ancora possibile staccare la spina? Spenta la telecamera di un programma dedicato alle persone scomparse, siamo sicuri che non sarebbe rimasta accesa quella di una tv locale? I media non sono più soltanto strumenti del comunicare, ma rappresentano un nuovo ambiente in cui viviamo, nuotiamo galleggiamo. Interrotto «Chi l'ha visto?», forse noi oggi inseguiremmo sul web quello stesso volto pietrificato, ripreso magari da un telefonino."


Dobbiamo quindi considerare accettabile tutto ciò che è materialmente possibile? dobbiamo permettere qualunque cosa perchè se non la facciamo noi la faranno altri? Io credo (e sto facendo una citazione, non è mia) che non tutto ciò che si può fare si deve fare e in ogni caso non tutto ciò che si può fare è giusto farlo.
Mi sento profondamente umiliata dal fatto che sia stato un giornale confessionale ad esprimere quelle opinioni; come se la pietà, il buon senso, la morale fossero appannaggio della religione e non dell' umanità tutta.
Mi rifiuto di aderire ad un concetto di laicità ormai invocata per giustificare qualunque mancanza dell'etica più elementare, e degradazione a qualunque bruttura.
Ringrazio l'avvenire e i credenti, per aver dimostrato una volta di più quale doveva essere il comportamento in questa situazione: una ferma condanna scevra da qualunque sensazionalismo e retorica.
Di altro non c'era in fondo bisogno per chiunque si volesse definire un Uomo.

martedì 5 ottobre 2010

Cartoni animati

Quando ero piccola io i cartoni animati non erano molto educativi: innanzitutto erano quasi tutti giapponesi - quelli della Disney li vedevi al cinema, e a natale in tv davano Asterix- impregnati di un etica del lavoro e del sacrificio scevra di qualsiasi humor ( Mimì che si allena a pallavolo con le catene ai polsi per rinforzarli: MA PERCHE?! ); i personaggi dei cartoni erano sempre orfani di almeno un genitore, o i più fortunati lo avevano disperso e lo cercavano per tutto il tempo (come Chobin che assomigliava ad un supertele verde mentre la madre era una figa fotonica); come se non bastasse erano tutti trasposti da storie per adulti e le parti  non adatte ai bambini venivano tagliate brutalmente lasciando dei buchi inspiegabili nella trama (perchè Arthur preferisce stare con quel tizio biondo con i baffi invece di tornare da Georgie? )
Oggi invece questi nuovi cartoni sono pieni fino all'orlo di intenti educativi: per esempio c'è la casa di Topolino in cui il topo deve scegliere lo strumento adatto tra quattro alternative di cui l'ultima è sempre lo strumentopolo misterioso (ad oggi la miglior definizione che ho mai trovato del catetere di Swan-Ganz...). Poi c'è l'agente speciale Oso che è un orsetto che spiega ai bimbi come si fanno le cose dividendole in 3 fasi (fase1 : squagliare il fumo, fase 2: mischiarlo al tabacco, fase 3: arrotolarlo nella cartina...); il mio preferito è Manny tuttofare,  nato dalla fantasia di qualche cartoonist frustrato: è falegname, carpentiere, idraulico e fabbro e quando lo chiami arriva subito e ti aggiusta tutto gratis; un personaggio completamente immaginario.
Ah, poi ci sono i numerotti: numeri con occhi e bocca che risolvono dei semplici problemi di logica e aritmetica. Per me però sono troppo complessi: bisogna aspettare che cresca Sofia.

domenica 3 ottobre 2010

I bambini dell'asilo, stanno facendo casino

La seguente conversazione è avvenuta nello spazio antistante le sale operatorie.

Chirurgo : te l'ho salutato Mario l'altro giorno
Io: ah, grazie! ma si ricordava di me solo dal nome?
Chir. : in effetti no, ha cercato di capire chi eri, mi ha chiesto se eri baciabile.
Io: beh, per essere considerata baciabile da Mario basta respirare, non è che escluda nessuno...
Chir: perchè è un mandrillone?
Io: eh beh, tra lui e il suo primario hanno fatto strame tra le colleghe.
2°Chir: chi Mario e Paolo? sono due porconi: io li conosco!
Io: ecco appunto, come ti dicevo.
Chir: però c'è una loro collega bionda che è veramente carina, me la farei volentieri... (la tipica finesse del chirurgo che emerge sempre...)
Io: chi, Maria? beh, non degnarti perchè il favore lo farebbe lei a te, Maria è una bellissima ragazza.

La discussione sarebbe stata inadatta all'Accademia dei Lincei, però non è niente confronto ad una puntata media del "Grande fratello". Peccato che, nascosta dalla nostra vista da uno dei paraventi, c'era una paziente in attesa che si è andata a lamentare con il direttore sanitario: in sala operatoria si fanno discorsi da osteria!

un paio di commenti al volo:
1- in un ospedale pubblico la cosa avrebbe provocato solo una risata. Sarà che se paghi sei il solo a poterti divertire?
2- davvero  tutte quelle serie di dottor House vi hanno convinto che i medici sono persone serie?! maddài...
3- invece di pensare a quello che dico, pensa a quello che faccio: ti abbiamo addormentato, operato, e risvegliato senza danni nè effetti collaterali, in un tempo brevissimo; e , senza scendere in particolari, la cosa non era nè facile, nè scontata. Ringrazia la Madonna che ti ha detto un gran culo e lascia un po' in pace la gente che lavora!

Ho detto.