martedì 29 agosto 2023

Del mio difficile e costante rapporto col sonno

 Ci deve essere stato un momento della vita in cui qualcuno si preoccupava del mio sonno ed io mi preoccupavo solo di dormire. Mia madre dice che mi svegliavo per la fame, ed io ricordo che da piccola spesso passavo il tempo nel mio lettino cercando di prendere sonno.

Poi ho scelto anestesia.

Il lavoro dell'anestesista consiste nel controllare gente che dorme o, se non dorme farla dormire. Questo inficia un po' la retorica del rapporto medico-paziente eccetera eccetera ma, come ripeto spesso ai miei romantici specializzandi : se amavo la gente facevo medicina interna.

Dalla specializzazione ho imparato la nobile arte dell'addormentarsi a comando, che viene padroneggiata solo da quelle categorie di persone, come gli anestesisti e i militari, che non sanno mai  quando e quanto potranno dormire di nuovo.

Questa arte è stata portata al suo perfezionamento con la nascita di Sofia, che da brava figlia di anestesista, non ha mai dormito per nessun motivo fino ai quattro anni.

Ricordo una notte di guardia in rianimazione, Sofia avrà avuto 6 o 7 mesi, in cui mi sono svegliata con l'infermiere che mi scuoteva. Ho aperto gli occhi e lui mi ha detto: Dottoressa, tutto bene? l'abbiamo chiamata al telefono, abbiamo bussato alla stanza, poi visto che non rispondeva abbiamo pensato si fosse sentita male e siamo entrati. 

Livello di difficoltà: pro.

Finalmente, passati i 40 le cose sono andate a sistemarsi: Sofia è cresciuta ed ora dorme i sonni catalettici dell'adolescenza, io sono arrivata nella mia felice oasi dell'ortopedia e centro ustioni, in cui le notti sono poche e raramente gravose e, abbandonando gravide e pronto soccorso, anche se il mio sonno non è più quello della gioventù,speravo di essere arrivata alla pace notturna.

Ma il destino cinico e baro ha colpito ancora: Giò, che come Marco Aurelio è sempre stato un animale notturno, con la vecchiaia ha comincato a soffrire di insonnia. E come Marco Aurelio passa le notti caminando su e giù  che gli mancano solo le sponde del Danubio con un po' di Quadi e di Marcomanni e poi può scrivere anche lui sgomenti libri di filosofia. E ovviamente non è che ci stanno le sentinelle della Legio Fulminatrix con cui fare due chiacchere mentre si aggira in casa, ci sto io, che, per inveterata abitudine, mi sveglio e mi alzo e gli faccio compagnia e la tisana e poi piano piano si addormenta, perchè il potere mistico dell'anestesista funziona anche senza Propofol, ed io a quel punto sto bella sveglia a controllare lui che dorme, che mi manca solo che gli metto il saturimetro e gli occhialini nasali e poi faccio il cartellino.

E tra uno sbadiglio e l'altro mi dico che hanno proprio ragione: l'anestesista è una Missione

Impossible.