domenica 15 marzo 2020

Cronache dal coronavirus

Gira su internet quella foto dell'infermiera che dorme appoggiata alla tastiera, che fa tanto scalpore. Non so come mai: io dopo 10 ore di guardia potrei addormentarmi benissimo qua, su questa sedia, con tanto di DPI indossati.
L'idea di alzarmi e di andare a fare il giro letti - l'ennesimo da stamattina alle 8 - mi provoca una sensazione di sgomento.
Se il mio lavoro consistesse sempre in questo, giuro che avrei fatto lettere.
Abbiamo 13 pazienti in rianimazione, alcuni da 3 o 4 giorni, altri da una settimana: stanno tutti uguali, qualunque cosa facciamo. I colleghi del nord ce l'avevano detto: guardate che sono pazienti che stanno inchiodati per un tempo lunghissimo, ma trovarselo davanti è una roba che ti fa uscire di testa.
Abituati ai decorsi turbolenti delle polmoniti batteriche, in cui in pochi giorni si decide tra la vita e la morte, questa specie di grigio è totalmente scoraggiante: metti il malato prono, poi lo rimetti supino. Ventili in un modo, poi in un altro, poi in un terzo, ma l'emogasanalisi (una roba che serve per capire come respiri)  rimane sempre così così: non va malissimo, ma neanche migliora molto.
Stanno tutti così, da giorni: un po' meglio. Poi un po' peggio. Poi un po' meglio.
Dopo un po' ti passa anche la voglia di fare cose, perché hai l'impressione che niente serva a niente e quando esci a fine turno cerchi di pensare a cosa potresti fare di diverso, da quello che hai già fatto.
I colloqui con i parenti sono surreali: Chiami al telefono degli sconosciuti e gli dai notizie che in pratica sono sempre uguali. Non so neanche, a questo punto se sia sensato dirgli ogni giorno: " oggi va meglio "o "oggi va peggio" perché tanto è più o meno lo stesso...
Dice che dopo un paio di settimane si sbloccano.
Aspetteremo, facendo un bel respiro.
Il coronavirus non è per anestesisti impazienti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

forza! forza!
siete la nostra forza!
e la nostra speranza

cha