domenica 5 aprile 2020

Cronache dal coronavirus

Tutti lì a dire che siamo degli eroi e non lo so, magari sarà pure vero. Io però gli eroi me li immaginavo diversi: più consapevoli e compresi nella parte, gente che era entusiasta di gettarsi nella mischia, che era pronta a fare l'estremo sacrificio con un sorriso sprezzante sulle labbra.
Ne ho conosciuti un paio così: io li trovo fastidiosissimi: sono sempre entusiasti e sembra che stiano vivendo il momento più fulgido della loro vita.
Noialtri quando entriamo abbiamo tutti l'aria skazzata di chi vorrebbe stare in tutt'altro posto e affrontiamo le sei ore sperando che finiscano presto e vada tutto bene. Vorremmo con tutto il cuore tornare alla nostra vita normale e se ci fosse un modo dignitoso di sfangarsi tutto questo lo useremmo subito.
In generali assomigliamo molto a quello che Umberto Eco scrive su di se rispetto alla guerra: "(Sono un uomo) che non crede assolutamente alle guerre giuste, e apprezza solo le guerre civili, in cui chi combatte lo fa controvoglia, tirato per i capelli, a suo rischio e pericolo, sperando che finisca subito e perché proprio ne va dell'onore e non se ne può fare a meno."
Io non so come sono le dinamiche negli altri gruppi di colleghi,  da quello che vedo da Giò sono abbastanza simili alle nostre, ma con qualche differenza: un gruppo di anestesisti raramente riesce a mantenere una distanza "normale" tra i suoi componenti; in parte perchè il nostro lavoro ha a che fare con la vita privata: se tu fai Natale a casa è perchè qualcuno sta in ospedale al posto tuo. Se tu sei in vacanza a ferragosto è perchè qualcuno a ferragosto è in ospedale. Ogni spazio di vita privata tuo lo pagano gli altri e questo può tirare fuori il peggio delle persone perchè il confine tra ciò che è mio diritto e ciò che mio privilegio è parecchio diverso per tutti. D'altronde è anche vero che noi abbiamo a che fare con la vita e con la morte. E non importa quanto ti sta sul cazzo quello che è di guardia con te: se ti trovi in difficoltà avere qualcuno che ti da una mano fa la differenza, anche se vi siete mandati a fare in culo fino al giorno prima. Di solito tutte le tensioni sotterranee esplodono a tratti e poi si quietano in un equilibrio più o meno stabile funzionale al lavoro: in questi giorni quest'equilibrio è particolarmente difficile da mantenere; tutti siamo sotto pressione e tutti ci sentiamo in diritto di pretendere che gli altri capiscano la nostra situazione e ci diano una mano. I toni si alzano con poco e le risposte a cazzo si moltiplicano. Qualche giorno fa una collega ed io ci siamo urlate in faccia per qualche minuto prima di renderci conto che l'argomento di cui discutevamo  non riguardava ne me nè lei. Le asprezze di ogni carattere vengono accentuate, ma vedo che tutti noi stiamo cercando di fare del nostro meglio. Ognuno dei miei colleghi con i suoi limiti e le sue capacità , sta cercando di spingere un po' più in alto l'asticella di quello che si può fare, a volte rimettendosi in gioco e facendo cose che non faceva da anni, a volte anche contro una burocrazia che mi fa pensare alla frase di Churchill: un esercito di leoni comandati da agnelli. 
Quello che so è che dopo tutto questo non li guarderò più con gli stessi occhi, che quello che ho visto  in questi giorni mi ha fatto scoprire qualcosa  che non sapevo:  in ognuno di loro c'è molto più di quello che appare.