mercoledì 6 agosto 2008

Problemi di lingua

Una vecchietta ebrea newyorkese di 80 anni, in Italia per un matrimonio, viene ricoverata da noi per un emorragia cerebrale.
I neurochirurghi, ispirati dal caldo di agosto, se la sentono calla e la operano e, incredibile per loro, l'operazione riesce.
dopo 2 settimane le condizioni della signora migliorano a tal punto da poter pensare ad un trasferimento in america; l'unico problema è che non riusciamo in nessun modo a entrare in contatto con lei. Quando gli diciamo: apri gli occhi! stringi la mano! lei non fà nulla, come se non ci capisse o non ci sentisse; eppure da sola sta con gli  occhi aperti e muove la mano!
Sarà il nostro inglese troppo "italiano"? ci sgoliamo di "open your eyes!" " move the hand" tentando accenti  sempre più maccheronici, senza che la signora ci degni di un palpito. A questo punto iniziamo l'approccio neurologico: sarà afasica? avrà la locked-in sindrome? avrà una psicosi posttraumatica? depressa? ansiosa? chiamiamo i neurochirughi? i neurologi? gli psichiatri?
Finalmente ieri, all'orario visite arrivano il figlio e il marito, che si avvcinano a lei e le cominciano a parlare teneramente; dal mio banco sento un brusio affettuoso.
un brusio.
tendo l'orecchio: quest'accento newyorkese...
non è che capisco molto, sono proprio fuori allenamento...
ma questo slang americano...
newyorkese...
slang newyorkese un cazzo: le parlano in yiddish!
mi avvicino a letto e dico al figlio in inglese: "dì a tua madre di aprire gli occhi."
lui esegue e la signora spalanca i suoi occhioni azzurri e mi guarda perplessa.
"Dille di muovere la mano sinistra."
La signora muove la mano sinistra.
"Chiedile come sta."
"Dice che sta bene dottoressa, le fa male un po' la schiena..." mi risponde il figlio accorato.

Torno al banco meditando di ingoiare i fogli delle consulenze come punizione per la mia stupidità...
Non si tratta di sapere le lingue, si tratta di quale lingua sapere.

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