mercoledì 4 giugno 2008

Eutanasia

A volte ho la sensazione che la comunicazione tra medici e pazienti non sia assolutamente possibile. Ecco un esempio.
Mi è capitato di essere chiamata in un reparto per l'arresto cardiaco di una paziente. La signora, che ho trovato praticamente morente, era una giovane donna di 40 anni che aveva purtroppo un cancro al seno. dopo essere stata operata la prima volta il cancro è tornato; è stata operata la seconda volta e ha iniziato la chemioterapia che non ha dato risultati, ma in compenso ha provocato una tossicità acuta al cuore che ha dato un infarto massivo.
Quando sono stata chiamata per rianimarla la signora era piena di metastasi ai polmoni e alle ossa e aveva una speranza di vita di circa 3 mesi. Aveva la morfina già in corso come terapia del dolore. Ho eseguito tutte le manovre rianimatorie, il cuore ha ricominciato a battere e ho trasferito la paziente in rianimazione. Sono uscita io stessa dalla camera a parlare con i parenti, gli ho spiegato quello che era successo, come e perchè. Gli ho spiegato che anche se il cuore aveva ricominciato a battere era probabile che il cervello fosse stato danneggiato e che lei non avrebbe ripreso conoscenza e ho risposto a tutte le loro addolorate domande. Confesso che avevo dei dubbi su ciò che avevo fatto. rianimare un paziente così per farlo restare vegetale in un letto di rianimazione non è proprio quello che consideri un lavoro brillante, comunque non è durato molto. nonostante le cure la donna è morta 48 ore dopo in rianimazione.
Cosa hanno fatto i parenti?
Hanno chiesto l'autopsia per sapere se gli avevamo fatto l'eutanasia.
si. eutanasia.
Il dolore per la perdita di chi amiamo ci sconvolge, e cerchiamo tutte le possibili ragioni per giustificare la morte, ma nulla mi toglie dalla testa che in questo caso la colpa sia dell'informazione. Il dibattito sull'eutanasia è stato affrontato in Italia in maniera assolutamente sbagliata, facendo leva sulle reazioni emotive della gente, sui casi limite singoli, sulla fede e sull'appartenenza politica. Un argomento che avrebbe dovuto essere trattato con delicatezza e rispetto, in punta di piedi, abbassando i toni e cercando di rivolgersi alle persone individualmente oltre le differenze, perchè siamo tutti uguali davanti al dolore, è stato invece sbattuto in prima linea e affrontato con gli stessi toni dello scudetto per succhiare quanta più audience si poteva da una caramella ideologica così ghiotta.
Il risultato pesa su di noi, che in questa realtà ci lavoriamo, sui pazienti, strumentalizzati e maltrattati spesso per paura, e sulle loro famiglie che aggiungono le ansie che gli hanno inculcato i media a quelle già presenti in una situazione così.
Vorrei far capire a queste persone che il nostro compito non è interrompere la vita, ma mantenerla. Che il difficile non è far morire i pazienti, ma farli sopravvivere, ed è a questo che mirano i nostri sforzi. Noi medici siamo spesso colpevoli di molte leggerezze, ma nella maggior parte siamo persone che cercano onestamente di curare il loro prossimo; magari non sempre riusciamo ad essere all'altezza, ma ci proviamo.

Nessun commento: