venerdì 17 settembre 2010

Good night and good luck

Ecco i titoli di alcuni articoli usciti su dei quotidiani a tiratura nazionale:
"Trasfusione sbagliata, muore un'anziana."
Una 76enne ricoverata d'urgenza in rianimazione per insufficienza respiratoria e grave anemia. Muore il giorno dopo; è in corso l'autopsia per accertare le cause.
L'articolista ritiene irrilevante scrivere quanto sangue le è stato trasfuso, dopo quanto se ne sono accorti, se quel sangue, pur non essendo il suo, fosse dello stesso gruppo sanguigno o di un gruppo compatibile (ad esempio, se fosse stato un sangue zero negativo sarebbe stato comunque trasfondibile, oppure uno zero positivo su una paziente positiva), nè quale fosse la prognosi della malattia di base che l'ha portata lì.
"Lite tra medici in sala parto: gravissimi mamma e bambino."
La donna in questione nonostante la lite è stata: operata d'urgenza, controllata nel postoperatorio e quindi rioperata tempestivamente, e pochi giorni dopo, dimessa. Il bambino ha avuto una sofferenza fetale, non imputabile a cause esterne, che è stata subito rilevata e per la quale è stato praticato il cesareo d'urgenza; questa sofferenza ha provocato due arresti cardiaci che sono stati tempestivamente trattati, e il bambino è stato subito ricoverato in terapia intensiva neonatale.
Sinceramente non mi sembra affatto male come assistenza.
Questo non assolve i due medici dall'aver scatenato una rissa, ma è molto diverso dall'omicidio colposo.
Tutte le notizie sono riportate da interviste fatte ai parenti, non al primario, ai presenti, agli inquirenti. Senza nulla togliere, non mi sembra una fonte oggettiva; in entrambi i casi mentre i titoli vengono sbattuti sui giornali, le indagini sono ancora in corso e nessuna giuria ha dichiarato la colpevolezza di qualcuno.
Su quali siano i doveri, i fini e i limiti deontologici della professione di giornalista, si potrebbe discutere delle ore. Io credo che uno di questi sia dare le notizie in modo corretto, cercando di distorcere la realtà il meno possibile. Senza negare che in Italia la malasanità esiste, non trovo giusto sfruttare ogni fatto di cronaca in chiave sensazionalistica solo per farne uscire un "pezzo che piace", infangando la reputazione di persone innocenti o di ospedali seri e diffondendo una sfiducia immotivata verso la sanità pubblica; a meno che questa non sia una manovra di chi vorrebbe la sanità privatizzata in modo da poter guadagnare con un bel sistema "all'americana", nel qual caso oltre all'ignoranza, l'articolista pecca anche di malafede.
Queste persone dovrebbero scusarsi con i loro colleghi, esponenti di un giornalismo serio, per aver offuscato il rispetto di cui gode la loro professione, che rimane uno degli strumenti più potenti in mano alla democrazia.
Good night and good luck

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