venerdì 23 ottobre 2020

la preospedalizzazione

 Come è intuitivo anche per i più sprovveduti c'è una bella differenza  tra operare un ventenne sportivo di ernia inguinale e fare un trapianto di fegato ad un 80enne diabetico, cardiopatico e insufficiente renale. Questa differenza è opportuno saperla prima di entrare in sala operatoria, e se non si è dotati di poteri paranormali l'unico modo è far fare al paziente una visita  preoperatoria, nota all'ufficio budget come preospedalizzazione.. 

La preospedalizzazione base si compone di: 

1. Elettrocardiogramma, eseguito dall'infermiere e refertato dal cardiologo (diciamo 5 minuti il primo e 15 il secondo), 

2. Esami di laboratorio: prelievo eseguito dall'infermiere (5 minuti) trasporto al laboratorio (dipende dall'ospedale, ma diciamo 5 minuti), posizionamento dei campioni in macchina e avvio della stessa ( 5 minuti) , svolgimento del processo di analisi (all' incirca 2 ore), validazione dei risulati dal medico di laboratorio per garantirne la correttezza (5 minuti)

eventuale:

3. Rx torace refertata dal radiologo (5 minuti di esecuzione, 15 minuti di referto) 

e questo al netto di altri esami necessari (ecocardiogramma, visita cardiologica, prove di funzionalità respiratoria, test cutanei di allergia al lattice...) che hanno un tempo variabile in base alla patologia del paziente.

Tutti questi dati passano quindi nelle mani dell'anestesista, che li raccorda e li integra con quelli raccolti durante l'intervista al paziente (intervista che nel caso del giovane 20enne dura 15 minuti, in quella dell' ottantenne di solito 30) , alla fine del quale al paziente viene spiegato che tipo di anestesia subirà, quali sono i rischi ad essa connessi  più domande varie ed eventuali (fase questa che nel caso di gravide o pazienti logorroici può continuare per un tempo virtualmente infinito)

Fatti i dovuti calcoli, l'ntera procedura non può svolgersi in meno di 3 ore e trenta a paziente. 

Questo per dire che se un paziente deve fare tutto in una giornata , entrando alle 7 esce minimo alle 11 (se è quello giovane, l'altro chiaramente deve essere studiato di più quindi direi mezzogiorno).

Che per il paziente si traduce in 15 minuti di esami e 2 ore e 45 di attesa.

L'alternativa è fargli fare tutti gli esami e mandarlo a casa e poi farlo ritornare per la visita in un secondo momento, facendogli però perdere un ulteriore giorno di lavoro.

Degli ospedali in cui ho lavorato alcuni avevano scelto la prima alternativa, altri la seconda; in entrambi i  casi l'anestesista si trova davanti pazienti scocciatissimi che dicono: 

A:  "Dottoressa, ma possibile che bisogna aspettare così tanto? è tutta la mattina che sono qui! ma non si potrebbero fare le cose e quando è tutto pronto ci richiamate?"

oppure:

B: "dottoressa, però ho dovuto chiedere un altra mattina di permesso per venire qua a parlare con lei che ci ha messo 15 minuti! ma non si poteva fare tutto in un giorno solo?!"


E ogni volta io mi chiedo: cosa cazzo avevi di così più importante da fare che andarti a far vedere, gratuitamente, da gente che ti aprirà come un capretto e ti richiuderà e nel frattempo deve mantenerti in vita?

Quasi quasi a qualcuno glielo chiedo....

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