lunedì 11 maggio 2020

Interazioni umane complesse

Questo COVID, l'ho già detto, ha cambiato molte delle cose a cui ci eravamo abituati.
Abbiamo pazienti intubati in rianimazione da 47 giorni.
47 giorni.
Una cosa così l'ho vista giusto nei politraumi, nelle sepsi meningococciche...non lo so, non mi viene neanche in mente...
Abbiamo dovuto cambiare modo di lavorare, approccio ai pazienti, alla terapia, alla ventilazione, alla nutrizione; ci siamo ritrovati a fare cose che noi rianimatori non facciamo quasi mai: impostare terapie insuliniche  a boli ( nei diabetici in rianimazione l'insulina si fa in infusione continua perchè non mangiano ad orari), aggiustare terapie antipertensive per os, embricare anticoagulanti. Questo perchè i pazienti che stazionano da noi, prima di riuscire a respirare autonomamente ci mettono settimane, e per aiutarli a respirare per tutto quel tempo non basta solo il tubo in bocca, ci vuole una tracheostomia, cioè un buchino nella gola che arriva fino alla trachea e che ,attraverso un tubo corto  a forma di uncino , mette in connessione i polmoni con l'esterno, riducendo lo sforzo di respirare e dando la possibilità di pulire le vie aeree dalle secrezioni.
Una volta fatta una tracheostomia, per toglierla ci vuole tempo: per far tornare i polmoni a respirare, ,per rifare i muscoli che servono a tenerli puliti,  per far passare l'aria per un tragitto più lungo. Nel frattempo il paziente si sveglia, beve, poi comincia a mangiare, appena ha abbastanza fiato ricomincia a parlare, e alla fine si sfila la tracheo et voilà: due cerotti ed è tutto come prima. A dirlo così sembra quasi nulla, ma è un nulla che dura tantissimo e che di solito i rianimatori non vivono, perchè appena il paziente è in grado di sopravvivere lo spediscono in rianimazione e ne prendono uno nuovo che invece non si sa se sopravvieve o no.
Noi ci divertiamo così.
Tutto questo contatto umano ci sta esponendo ad una serie di interazioni col paziente a noi del tutto ignote: Venerdì sera sono uscita dalla terapia intensiva e prima ho fatto un giro letti per salutare . Il paziente del letto due mi ha risposto: "ciao cara! a lunedi!"
"ciao cara"
manco mia madre mi dice "ciao cara" quando vado via, figuriamoci i pazienti.
Ci mandano un sacco di cose: barattoli di caffè, cornetti, fiori, gigantesche uova di Pasqua...
ci troviamo a fare videochiamate con sconosciuti ed io ormai conosco praticamente tutti i principali software cellulari in commercio.
Abbiamo delle conversazioni incredibili: ieri abbiamo tolto la tracheo a Maria, una donna di 70 anni con una forza di carattere che avrebbe sconfitto la peste, altro che il covid. Maria fa la cuoca nel ristorante di famiglia. Dopo che le abbiamo tolto la tracheo , come più o meno fanno tutti, ha cominciato a parlare senza fermarsi, giusto per il gusto di farlo. Nel suo flusso di coscienza ad un certo punto mi ha detto: "io non capisco come fate. Io non potrei mai fare questo lavoro. Prima ho tossito e c'era un po' di catarro e a me ha fatto uno schifo pazzesco...ed era il mio! pensa: mi fa schifo il mio, pensa quello degli altri!"
io l'ho guardata attraverso gli occhialoni protettivi: "Maria, ti devo confessare una cosa: io non riesco a pulire il pesce, ogni volta che ci sono costretta mi fa uno schifo pazzesco, quando devo togliere le interiora, ogni volta rischio di vomitare,  e porto i guanti di gomma!"
lei mi ha guardato stupefatta: "ma è solo pesce!"
ed io: "è solo catarro!"
Ci siamo guardate dall'abissale distanza delle nostre idiosincrasie. Poi ha fatto spallucce: "ognuno si sceglie la su croce..."

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