domenica 17 maggio 2020

Gli specializzandi sono il sale della terra

Lo dicevo 10 anni fa, quando ero uscita dalla scuola di specializzazione da poco, e lo dico di nuovo ora che sono, me ne rendo conto stando con loro, una vecchia anestesista.
In qualche parte della mia testa ero convinta di essere sempre la stessa di 10 anni fa, che lavorava al policlinico con Enrica e Stella, ma per l'emergenza covid ci hanno mandato in aiuto un gruppo di specializzandi e lavorare con loro mi ha dato la misura di quanto sono cambiata .
Ne abbiamo di ogni regione dalla Sicilia alle Alpi in un turbillon di accenti mischiati che manco la rubrica settimanale dell'accademia della crusca.
ed è davvero una figata.

1. Lavorare con gli specializzandi è metà della fatica, ma anche il doppio.
Metà perchè sono abituati a fare tutto  da soli, per cui, lasciati a sè stessi finiscono tutto il lavoro prima che tu te ne accorga.
Il doppio perchè hanno dubbi, incertezze, domande e questioni (o se non le hanno è peggio) che propongono a te che quindi devi fare la fatica di entrare nella loro testa e seguire il paziente che hanno visto loro ,dal loro punto di vista, mentre magari te ne stavi seguendo un altro dal tuo.
Alla fine del turno c'hai una guerra in testa .
2. Sono bravissimi. Con un ecografo in mano sanno vedere qualunque cosa ovunque. Io, che mi sono specializzata agli albori dell'era ecografica anestesiologica e poi ho proseguito il percorso da autodidatta, in confronto sono una poveraccia con l'orologio dei Ringo Boys.
Conoscono tutta una serie di cose sugli antibiotici, le resistenze, le tecniche di depurazione extrarenale e qualunque altra cosa che io ho dimenticato almeno 5 anni fa.
3. Gli manca l'esperienza. Si incantano e ti chiedono aiuto su cose che tu, dopo 10 anni fai canticchiando Renato Zero; e quando ci riesci al primo colpo ti guardano mortificati : non hanno ancora capito quanto facciamo tutti la figura dell'imbecille. Sempre.
4. Gli manca la visione d'insieme : dell'insieme di disillusioni e ripetuti tentativi che fanno sì che tu già sai che quella cosa non funzionerà. E siccome loro sono degli entusiasti e si impegnano un sacco per trovare la terapia giusta per questa o quella cosa, a volte ti senti una merda a dirgli: no, non funziona, guarda. E quindi alla fine lo fai, anche se sai che non funzionerà perchè non è giusto disilluderli, devono fare i loro errori come li hai fatti tu.
5. Ti costringono a pensare. Tu stai facendo la solita cosa e uno di loro arriva fresco fresco e ti fa: perchè fai così? e tu improvvisamente ti chiedi: oddio, perchè faccio così? e ripercorri 6 anni di medicina e 4 di specializzazione e i successivi dieci rifacendo a ritroso tutto il ragionamento.
Alla fine ti ricordi del perchè lo fai e dici: ammazza, però quanto sono figa a fare sta cosa!!!

Ovviamentei 30 anni gli danno quel giusto grado di scanzonatura che ti alleggerisce la giornata.
la scorsa settimana stavo con uno  di turno e, mentre lui era fuori stanza ho aperto il tablet del reparto che usiamoper le videochiamate dei pazienti.
C'era un messaggio whatsapp ad un altro di loro: " C'è scritto su C7 (il complicatissimo programma di gestione delle cartelle cliniche) che sei frocio"
Seguiva il resto della conversazione sullo stesso tono intellettuale.
Appena è rientrato l'ho guardato: " Tesoro, ti farei notare che il nostro cambio è Maria, la responsabile della terapia intensiva (che è una Signora di quasi 70 anni). Io fossi in te, cancellerei questa conversazione whatsapp... "
mi ha sorriso per niente turbato: "lo faccio subito, me lo ero dimenticato"
E anche per oggi abbiamo salvato una vita.
Non di un paziente.

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