venerdì 7 giugno 2019

Lavorare stanca

Ci sono delle differenze tra la sanità Toscana e quella del Lazio: alcune te le aspetti, altre no, ma una tra le più sottili , tra le più difficilmente individuabili, è l'atteggiamento dei lavoratori verso il lavoro.
La Toscana è una regione ricca e funzionante, nonostante quello che dicono i toscani,  un posto in cui non è mai stato molto difficile per un anestesista trovare un posto  dignitoso in un tempo ragionevole.
Il Lazio, no.
Ci girano tanti soldi, ma non è funzionante.
Se la politica è il cancro di questo paese ricordatevi che il Lazio ha la lesione primaria, il resto sono solo metastasi. Per molti anni tutti noi che ci abitavamo ci siamo dovuti arrabbattare a tirare fuori il lavoro in condizioni complicate ed umilianti,  tra contratti ridicoli in ospedali pubblici e marchette in clinica senza nessuna certezza del domani.
Chi legge questo blog da un po' ne ha un idea.
Ovviamente questa è una generalizzazione  e va presa con i dovuti distinguo, ma in generale nessuno di noi, nati e cresciuti nel Lazio perde mai di vista il fatto che ci alziamo e andiamo a lavorare non per amore dell'anestesia o per le scarpe di Gucci, ma per mettere il pane a tavola un giorno dopo l'altro.
Non è che non amiamo il nostro lavoro, ma siamo ben coscienti che veniamo pagati per farlo e siamo fortunati a poterlo fare.
Anche ora che ho un contratto a tempo indeterminato dal 2014 ho un ricordo vivido di cosa significa avere un co.co.co rinnovato mese per mese e questo mi porta forse ad essere più "accomodante", a lamentarmi di meno, ad accettare più cose del giovane anestesista medio toscano.
A volte i miei colleghi sembrano pensare che la loro felicità sia tra i doveri del datore di lavoro, che siano loro a fare un favore all'azienda a farsi pagare e che fare solo quello che gli piace sia un loro inalienabile diritto.
Sembra che lavorino per hobby più che per necessità...per le scarpe di Gucci invece che per il pane...
Io li guardo e non so bene cosa penso: se hanno ragione loro, se è così che dovrebbe essere, se il lavoro è un diritto e farlo bene e con piacere la normalità per cui battersi...o se invece siamo noi che vediamo giusto, che consideriamo la fatica come parte della vita e il lavoro come quello che bisogna fare anche se e quando non ti va,  per darle un senso. 
Immagino però quale sia la distanza, l'incomprensibilità che c'è tra un anestesista di una regione ricca, ancora più ricca della Toscana, come magari l'Emilia o la Lombardia, e uno di una regione ancora più povera e incasinata del Lazio, come alcune regioni del Sud...
E mi dico che sarebbe bello davvero se fossimo tutti uguali

Nessun commento: