mercoledì 1 agosto 2012

Capita

Capita che un giorno come tutti gli altri, su un intervento come tutti gli altri, un paziente come tutti gli altri, decida di non svegliarsi.

Capita che dopo aver controllato qualsiasi concepibile errore tu possa aver fatto, non trovi niente.

Capita che dopo aver ricontrollato tutta la sua cartella parola per parola tre volte tu continui a non trovare niente.

Capita che il tuo collega anziano e quello giovane, dopo aver controllato tutto anche loro, si grattino la barba e scuotano la testa.

Capita allora che nella tua mente inizino a passare tutte le ipotesi più improbabili mai lette su ogni tipo di libro, in tutta la tua carriera e il tuo cuore acceleri i battiti...

Capita che pensi a come e cosa dirai ai parenti che aspettano fuori, a cui non sai proprio che spiegazione offrire.

Capita allora che prendi il paziente addormentato e lo porti a fare una tac, per vedere se c'è qualcosa di inaspettato, e la tac sia negativa.

Capita che mandi gli esami del sangue e siano in ordine.
Capita che quando sei alle soglie della disperazione e non sai più a che santo votarti, il paziente si risvegli così, spontaneamente, senza nessuna ragione  o azione, e tu capisci che era solo un soggetto particolarmente lento a metabolizzare i farmaci.

E dopo nello spogliatoio quando tu sei ancora bianca come un cencio e senti un nodo in fondo alla trachea, un collega anziano dice: "Vedi? è facile prendersela con i medici: ma la gente non lo sa che il nostro lavoro è anche questo. Oggi per te era un giorno come tutti gli altri. E se fosse successo qualcosa, la responsabilità era tua.
Dicono che siamo strapagati. Ma per te questa mattinata  che prezzo ha? quanti soldi vale?

Questo lavoro lo fai solo per amore. Perchè il prezzo sarebbe davvero troppo alto...





4 commenti:

CosmicMummy ha detto...

un post bellissimo. ho smesso di lamentarmi e iniziato a vedere le cose da un'occhio diverso quando ho lavorato come tirocinante in ospedale (in radioterapia, come fisico sanitario). allora ho visto come va dietro le quinte, e quanto è massacrante il lavoro di un medico ospedaliero. allo stesso tempo nel privato spesso e volentieri ho visto comportamenti disonesti che non mi sono piaciuti per niente.

Anonimo ha detto...

Ho scoperto il Tuo blog ub po' di tempo fa e, da allora, lo seguo sempre con piacere. I nostri lavori sono infatti simili: Tu sei un medico anestesita e io un avvocato penalista, nero, come si dice. Entrambi abbiamo a che fare con la dimensione del dolore.

Capita che telefoni l'ufficio matricola del carcere per annunciare che il tuo cliente di diciotto anni, dentro per un furto di motorino, si e' impiccato. E allora pensi all'istanza di scarcerazione che non hai presentato perche' tanto non c'era nessuna speranza di accoglimento, pensi che all'ultimo incontro lo avevi visto tranquillo, pensi a quello che dirai alla madre (il padre si impiccato in carcere anni fa).

Propofol ha detto...

Che tenerezza il tuo racconto, fa impallidire il mio. Non so come fai a fare un lavoro del genere, non ti angoscia avere così tanto a che fare col bene e col male? io sono felice di non dover giudicare, ma solo curare senza chiedere niente...

Anonimo ha detto...

In verità ho bluffato. Il fatto è reale ma è capitato al mio collega di studio di anni fa. Non vigendo in Italia la pena della morte (quella di morte esiste, eccome!), è raro che gli avvocati seppelliscano i loro clienti. Più spesso buttano via la chiave.

Sono entrato da abusivo in un blog che non mi riguarda, perché ritengo che fra la professione del medico e quella dell'avvocato intercorrano tutta una serie di analogie. Sono convinto, tra l'altro, che i medici stiano meglio degli avvocati ma l'erba del vicino è sempre più verde. Entrambi ricercano il compromesso fra sincerità e speranza e fra buona tecnica e limite di sopportazione.