Ieri l'uomo delle giostre ha sferrato il suo attacco.
Ebbene sì, dopo avermi offerto un numero di giri di valore pari o superiore allo spread, ha finalmente attaccato bottone. Complice la sua nuova pettinatura , mi ha spiegato la problematica dei capelli ricci, si è informato se l'infante che avevo in braccio e che urlava: MAMMA ANNAMO A CASA MIA!!! era proprio mia figlia, e si è finalmente presentato.
Si vedeva chiaramente che aveva un suo piano d'attacco: tutta una tecnica collaudatissima utilizzata probabilmente su migliaia di mamme, che avrebbe preparato la strada ad una tresca clandestina all'ombra dell'elicottero che sale e della mongolfiera di Topolino.
Ma ahimè, il fato lo ha stroncato sul nascere: e precisamente alla seconda domanda "che cosa fai nella vita?" che doveva essere solo un preludio en passant. Il meschino appena ha sentito la parola "medico" è fatalmente scivolato nel baratro che coglie tutti gli uomini nel loro approccio alle dottoresse: si è lanciato nella commossa e particolareggiata rievocazione della sua tremenda sinusite curata da un luminare - il dottor Rossi non è che per caso lo conosci ? - con i più moderni ritrovati della scienza e della farmacolgia.
L'argomento è stato eviscerato con tale e tanta partecipazione emotiva da impedirgli completamente di cogliere la mia totale mancanza di passione per l'argomento. E non che io avessi preso in considerazione neanche per un minuto di farmi le tresche con l'omino delle giostre, ma insomma: come prendere il fatto che un uomo sembri più interessato alla mia laurea che alle mie tette?!
La risposta potrebbe non essere consolante per il mio ego.
Amici uomini: ve l'ho già detto. Parlateci del tempo.
giovedì 31 maggio 2012
giovedì 10 maggio 2012
è viva e lotta con noi
Ed eccomi qua, è fatta!
Mi sembra passato chissà quanto, ma sono a casa da lunedì e sono stata operata solo una settimana fa.
Mi guardo indietro e penso a quanto sono vere le cose che ho sempre detto ai miei pazienti: "guardi Signora, vedrà che è più la paura prima che l'intervento. Quando si sveglierà dira: già fatto?!"
è consolante o no?
Ed ecco il fedele resoconto della mia settimana da infiltrata dall'altra parte:
Domenica, lunedì, martedì: entrata e preospedalizzazione.
Branchi di amici e zii che vengono a trovarmi, colleghi che chiaccherano, e gli specializzandi della notte che chiedono delucidazioni sull'emogasanalisi - perchè, PERCHé solo noi anestesisti comprendiamo un emogasanalisi? non è una cosa così oscura!!! -
Più la rubrica quotidiana: "Esami ematochimici all'anestesista", in cui gli infermieri del reparto venivano a turno ogni mattina a fare il prelievo, mostrando la loro bravura e la loro personale tecnica.
Ne ho lodata una con una mano davvero leggerissima e mi hanno detto che se n'è vantata tutto il turno... so' soddisfazioni...
Mercoledì: intervento.
Spremuta de core mattutina con gli strazianti addii e ,giunta in sala operatoria, il collega dice:" è inutile che ti tengo qua così sveglia che ti agiti solo". Due gocce di farmaco e il mio ricordo successivo è il ritorno in camera da letto e il viso di Giò.
Che lavoro nobile che faccio!
Giovedì, venerdì, sabato, domenica: postop.
Posso dire una cosa? facendo il medico, e ascoltando quelle che sono le voci comuni si ha sempre l'impressione che i pazienti li maltrattiamo e li abbandoniamo.
Non è vero.
Io sono stata lavata tutte le mattine ed il letto cambiato, ho potuto avere informazioni, e quando ho avuto dolore o nausea mi sono stati fatti i farmaci necessari senza attesa.
è vero che sono una collega, ma le stesse attenzioni venivano dispensate, nello stesso modo alla mia compagna di stanza e alla ragazza operata prima di me.
Questa è la mia seconda esperienza da paziente e posso dirlo: la sanità italiana, almeno per quello che ne ho potuto provare io, funziona discretamente. Abbiamo senz'altro dei margini di miglioramento, ma dovremmo essere fieri di essere riusciti a costruire una cosa del genere che sia diritto di ogni cittadino.
Lunedì: uscita.
Finalmente a casa vengono lasciata tra le amorose braccia del mio parentame che al grido: ti devi rimettere! ha lanciato un offensiva culinaria con un regime che neanche le oche da ingrasso.
il prossimo post per la programmazione di intervento per obesità patologica...
Mi sembra passato chissà quanto, ma sono a casa da lunedì e sono stata operata solo una settimana fa.
Mi guardo indietro e penso a quanto sono vere le cose che ho sempre detto ai miei pazienti: "guardi Signora, vedrà che è più la paura prima che l'intervento. Quando si sveglierà dira: già fatto?!"
è consolante o no?
Ed ecco il fedele resoconto della mia settimana da infiltrata dall'altra parte:
Domenica, lunedì, martedì: entrata e preospedalizzazione.
Branchi di amici e zii che vengono a trovarmi, colleghi che chiaccherano, e gli specializzandi della notte che chiedono delucidazioni sull'emogasanalisi - perchè, PERCHé solo noi anestesisti comprendiamo un emogasanalisi? non è una cosa così oscura!!! -
Più la rubrica quotidiana: "Esami ematochimici all'anestesista", in cui gli infermieri del reparto venivano a turno ogni mattina a fare il prelievo, mostrando la loro bravura e la loro personale tecnica.
Ne ho lodata una con una mano davvero leggerissima e mi hanno detto che se n'è vantata tutto il turno... so' soddisfazioni...
Mercoledì: intervento.
Spremuta de core mattutina con gli strazianti addii e ,giunta in sala operatoria, il collega dice:" è inutile che ti tengo qua così sveglia che ti agiti solo". Due gocce di farmaco e il mio ricordo successivo è il ritorno in camera da letto e il viso di Giò.
Che lavoro nobile che faccio!
Giovedì, venerdì, sabato, domenica: postop.
Posso dire una cosa? facendo il medico, e ascoltando quelle che sono le voci comuni si ha sempre l'impressione che i pazienti li maltrattiamo e li abbandoniamo.
Non è vero.
Io sono stata lavata tutte le mattine ed il letto cambiato, ho potuto avere informazioni, e quando ho avuto dolore o nausea mi sono stati fatti i farmaci necessari senza attesa.
è vero che sono una collega, ma le stesse attenzioni venivano dispensate, nello stesso modo alla mia compagna di stanza e alla ragazza operata prima di me.
Questa è la mia seconda esperienza da paziente e posso dirlo: la sanità italiana, almeno per quello che ne ho potuto provare io, funziona discretamente. Abbiamo senz'altro dei margini di miglioramento, ma dovremmo essere fieri di essere riusciti a costruire una cosa del genere che sia diritto di ogni cittadino.
Lunedì: uscita.
Finalmente a casa vengono lasciata tra le amorose braccia del mio parentame che al grido: ti devi rimettere! ha lanciato un offensiva culinaria con un regime che neanche le oche da ingrasso.
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