sabato 20 agosto 2011

Buddismo rianimatorio

La verità, che tutti sanno ma nessuno dice, è che per essere un buon rianimatore - e forse anche un buon medico toutcourt - bisogna aver raggiunto un certo equilibrio personale.
Ci sono professioni in cui essere matto, aver voglia di rischiare e vincere, avere dei fantasmi personali da combattere può renderti competitivo e "vincente", ma non qui. Per fare il rianimatore devi , prima di tutto, essere abbastanza in pace con te stesso da saper dire: questo non lo so fare, devo chiedere aiuto; ti serve abbastanza elasticità mentale per cambiare tutto quello che hai sempre fatto e farlo in un altro modo se viene meglio, e ti serve l'umiltà di riconoscere che ci sono altri più bravi di te da cui puoi imparare qualcosa, anche se sono nati 20 anni dopo la tua laurea.
Il mondo è pieno di rianimatori che cercano di dimostrare a se stessi, prima che a chiunque altro, che loro sono bravi, che si sentono derubati del posto che gli spetta perchè non sono primari, e si vendicano atteggiandosi a sprezzanti padreeterni e prendendo dei rischi inutili,  che credono che l'età li renda virtualmente infallibili e che tutto ciò che viene dopo di loro non sia degno di essere preso in considerazione.
Tutto ciò è molto triste: non solo perchè il peso di questi cattivi medici lo sentono i pazienti, ma anche perchè è la dimostrazione di quante poche persone felici ci sono nel mondo.

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