sabato 6 giugno 2020

Brava Giulia

Giulia è silenziosa, giovane, piccola; difficilmente da dietro le lenti degli occhiali si riesce ad incrociare il suo sguardo. Questo fa sì che uno sia portato a pensare ad una persona dal carattere mite: un grossolano errore di valutazione che può portare tragiche conseguenze.
Tra i nostri pazienti ce n'è uno che ha un quadro molto complesso: respira male ,il cuore è malato, è in ospedale da mesi. Non essendo italiano non parla nè capisce molto bene ,per cui è difficile raccogliere l'anamnesi.
è arrivato da noi in rianimazione non covid per un peggioramento del quadro clinico, quando tutti i rianimatori più esperti erano occupati nella covid e pur senza averlo trascurato,  sicuramente abbiamo mancato di studiare il caso con la dovuta attenzione.
Noi.
Giulia invece si è piantata lì una notte con la pazienza di una quercia e , siccome in questo paziente qualcosa non le tornava , ha cominciato a ristudiarsi 4 mesi di cartella clinica, giorno per giorno.
E qualcosa continuava a non tornargli.
Il turno seguente quindi si è attaccata alla strutturata di turno, che ero io, e ha cominciato, mite e incrollabile a raccontarmi la storia.
Incurante del fatto che io non avevo nessuna voglia di sentirla lei ha continuao a ripeterla.
Di nuovo.
Di nuovo.
Finchè le sue parole hanno cominciato a passare dalle mie orecchie al mio cervello e anche io mi sono resa conto che qualcosa non andava e mi sono messa ad ascoltarla, a riguardare le cose che mi segnalava in cartella, ad aggiungere altri pezzi a cui lei non riusciva ad arrivare.
Ho stalkerato il neurologo, l'infettivologo, il fisioterapista.
Abbiamo fatto una tac, un elettromiografia, una puntura lombare, che hanno portato a nuovi elementi, ma Giulia non era ancora soddisfatta: un pomeriggio ricevo una telefonata dal responsabile :" Senti, sto qua con Giulia, che mi stava parlando di quel paziente del letto 3...in effetti forse è il caso di fare una risonanza..."
Il responsabile. Era riuscita a smuovere anche lui.
Alla fine i neurologi sono dovuti tornare, guardare i nuovi esami, riscrivere le consulenze, reimpostare le terapie.
Alla fine il paziente è andato in riabilitazione con una diagnosi completamente diversa da quella che avevamo fatto all'inizio.
E questo grazie a Giulia che sembra mite e timida ma è un gatto attaccato ai coglioni.
Chapeau.

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