lunedì 17 febbraio 2014

Fate entrare i leoni

Diciamo la verità: stare da questa parte della scrivania all'ora del colloquio con i parenti dei ricoverati in rianimazione non è una passeggiata.
Perché noi siamo pessimi comunicatori, ma anche voi, cari parenti, a volte siete pessimi e basta.
E sì, perché voi siete spaventati e confusi ,e questo è comprensibile, ma a volte anche aggressivi e maleducati.
Noi siamo fumosi, e a volte ci trinceriamo dietro a parole complicate, ma voi spesso siete in malafede e non volete capire quello che diciamo.
Inoltre, ci sono medici che sono disonesti e fanno cose disoneste ed immorali, ma venire a parlare di un paziente con l'idea già radicata in testa che "il medico ti vuole fregare" non aiuta a capire niente.
Perché la televisione, il cinema, i giornali, la radio, vi hanno riempito la testa di cose che avete capito male o poco, ma che cercate di riapplicare come se si trattasse di truffare o essere truffati al mercato delle pulci.

Sebbene tutti i tipi di parente siano impossibili da catalogare io ne ho individuate alcune sottospecie delle più ricorrenti.

Internette.  Lui/lei, ha l'internè, su cui passa ore e ore cercando di tutto, tutto quello che è possibile, sulla malattia del parente. Di tutto quello che ha cercato (e che spazia nei più oscuri meandri della medicina), vuole discuterne con te: ritiene tuo preciso dovere spiegargli tutto quello che ha letto e , qualora fosse applicabile al parente, se,come e perché è stato applicato. Non importa quante ore ci vogliono.

Lei non sa chi sono io. Ha un amico medico (probabilmente dermatologo) e vuole che tu gli parli in medichese così lui può riferirlo al suo amico e farsi spiegare tutto...(meglio lui che te, in fondo)
"Si dottoressa, quindi che ha mio suocero? la schwepps?"
"No, lo shock. settico"
"ah!  lo shock settico, come "sette"..."

L'ipotetico. Vuole che tu gli assicuri che qualunque cose fosse stata fatta diversamente nell'intero arco temporale della malattia del paziente non avrebbe cambiato la situazione attuale.
"ma quindi, dottoressa, se nell'92 quando mio padre ha cominciato ad avere il diabete il medico gli avesse dato subito l'insulina, adesso non se la sarebbe presa questa infezione?"
Gli ipotetici sono spesso in buona fede, di solito sono persone angosciate che vogliono convincersi che loro hanno fatto tutto il possibile, a volte però sono in malafede e cercano qualcuno che "ha sbagliato" a cui dare la colpa

I cornuti. Ci ripensano. E ogni giorno devi rispiegargli quello che hai detto il giorno prima. In pratica loro capiscono le condizioni del loro parente con 24 ore di jet-lag

I malfidati; "Dunque signora, noi pensiamo che sua sorella abbia bisogno di una tracheotomia, perchè... (20 minuti dopo) ...e questo è tutto, ha capito?"
"si."
"bene, c'è qualche domanda che vorrebbe farmi sulla procedura?"
"nono."
"Bene, allora mi metta la sua firma qui"
(impaurita e diffidente) "La mia firma?! e a che vi serve la mia firma?!"
"per dichiarare che le ho spiegato la procedura ed è a conoscenza del fatto che la facciamo..."
"e perché devo firmare?"
"beh, perché lei è la parente più prossima"
"ma cosa devo firmare?"
"il consenso alla tracheostomia"
"e cos'è?"
"allora...(20 minuti dopo)...come le avevo spiegato prima...Ha capito ora?"
"no."
Continua ad libitum...

I selettivi: capiscono solo la parte della frase che vogliono capire.
"Vede, la situazione di sua madre è ancora molto grave: il cuore è sostenuto dai farmaci e sta facendo dialisi per i reni, la febbre si è un po' abbassata, ma respira solo grazie al ventilatore; è chiaro che in queste condizioni non è neanche pensabile poterla trasportare in un centro risvegli, neanche uno di quelli dove accettano pazienti con il ventilatore, come Forlimpopoli..."
"NO, dottoressa, la prego!!! non mandate mamma a Forlimpopoli! io come faccio ad andarla a trovare?"

I selettivissimi: non capiscono proprio.
"Guardi , le condizioni di sua madre sono gravissime: il cuore sta cedendo, i reni non funzionano più, ha la febbre altissima, gli esami del sangue sono tutti alterati ed anche con il supporto del ventilatore al massimo il sangue non riesce più a ricevere ossigeno dai polmoni. Se la situazione non migliora non potrà resistere a lungo..."
"ah. Va bene. Ma senta dottoressa, quanti giorni pensate di tenerla in rianimazione? quando la rimandate in reparto?"

I veggenti: "Dottoressa, tra quanti giorni pensa che morirà nonna?"
In realtà questa domanda te la fanno quasi tutti ad un certo punto. La verità è che nessuno è in grado di prevedere quanto può andare avanti una situazione. Di solito, per non dare false speranze, io faccio una stima a cazzo e levo il 50 %  e sono una decina di volte che con questo metodo becco il giorno esatto. Non chiedetemelo.

I silenziosi: pericolosissimi. Ti ascoltano in silenzio e sembra che abbiano capito tutto. Il gorno dopo viene un altro parente e ti dice: "Dottoressa, allora mi ha detto mio fratello che provate a togliere il tubo a mamma per tre giorni e se poi non respira da sola gli fate l'eutanasia?" e tu capisci che avresti dovuto registrare tutto...

Se pensate che abbia calcato la mano per ottenere un effetto paradossale, sappiate che non è così: ho fatto fatica a immaginare situazioni che stessero al passo con quelle reali.

Lo so, credetemi, che i parenti di chi sta in rianimazione hanno tutti il diritto di dare di matto, e lo fanno , nella maggior parte dei casi, in buona fede, con un umanità che disarma qualunque nostra protesta o recriminazione; però certe volte quando arriva l'orario di ricevimento, mi sento come un gladiatore al suono della tromba...



1 commento:

Skywalker ha detto...

Mancano i "sensi di colpisti" (no è che non sono andato a trovare nonna 100enne nel 1992...sono sicura che in fondo sia mia la colpa) e i "ma io vi denuncio tutti" i "lacrime da fontana" (variante con abbraccio) e gli "ottimisti", i peggiori: "sa dottoressa ho capito che potrebbe andare peggio..." ah sì? e in che modo? e lì capisci che devi rispiegare tutto...e in fretta...