Nell'immaginario
comune uno scienziato è un uomo privo di fantasia.
Niente
di più lontano dal vero.
Gli
scienziati sono uomini che con dei voli pindarici, spesso partendo da
pochissimi mezzi ed indizi ,riescono ad “ immaginare “ il
processo sotteso ad un fenomeno; la storia della scienza è
costellata di figure così originali, sregolate, fantasiose, da
essere paragonabili, senza fatica ai grandi protagonisti della storia
dell'arte.
Un
gruppo di sognatori, poco più che ventenni, con una determinazine e
una tendenza all'idèe fix degne del buon Michelangelo sulla Cappella
Sistina, hanno immaginato, senza vederlo, che il DNA avesse quella
improbabile forma a “doppia elica” e avevano ragione.
Il
salto di pensiero con cui Kary Mullis, surfista con la passione per
l'LSD, ha ideato un metodo così semplice e perfetto come la PCR -
metodo che ha spalancato la strada a tutte le nostre attuali
conoscenze sul DNA - è paragonabile solo a Giotto, che inserisce la
banale, semplice, perfetta prospettiva, dove prima non c'era,
rivoluzionando l'intero mondo dell'arte occidentale.
Tutti
questi uomini però, hanno in comune la scelta di assoggetarsi alle
regole dello stesso metodo: il cosidetto metodo scientifico, il cui
padre è , nientemeno, che un altro artista rivoluzionario del
passato: Galileo Galilei.
Il
metodo
scientifico ,
secondo wikipedia, è
la modalità
tipica
con cui la scienza
procede
per raggiungere una conoscenza
della
realtà
oggettiva,
affidabile,
verificabile
e
condivisibile.
Su questo
metodo è stata costruita la nostra cultura e, mi viene da dire, la
nostra civiltà.
Il metodo
scientifico non è il solo che si può usare: la medicina
tradizionele cinese, per esempio, con cui si cura un buon miliardo di
persone, è basata su principi diversi.
In molti
credono all'oroscopo, che non utilizza un metodo scientifico.
Insomma:
si possono scegliere metodi diversi, ma per comodità quello
utilizzato dalla scienza ufficiale della civiltà occidentale è
quello scientifico, e mi sembra che tutto sommato, abbia dato dei
buoni risultati.
Quando
si tratta di investigare l'uomo con questo metodo, la faccenda
diventa complicata: primo perchè l'uomo è complicato, secondo
perchè l'uomo non è ancora interamente conosciuto, terzo perchè
abbiamo deciso che il sacrificio di vite umane in nome della scienza
è vietato. (Una commissione di medici appositamente interpellata,
scelse di rifiutare l'utilizzo e la validazione di qualsiasi
risultato raggiunto dalle sperimentazioni umane dei nazisti,
ritenendo che prestare la scienza ad una cosa così infame inficiasse
qualsiasi beneficio ottenibile da quegli
studi).
Valutare
l'efficacia di una medicina, di una terapia, di un trattamento è un
salto ad ostacoli per schivare i mille trabocchetti che noi stessi ci
poniamo. Vi faccio qualche esempio:
1.
il campione: se io volessi decidere qual'è il cibo preferito dagli
italiani chiedendolo a 100 persone diverse, ma tutte emiliane,
probabilmente nelle prime tre posizioni ci sarebbero le
tagliatelle.
Quindi se,
alla luce del mio studio, io proponessi ad un ragazzo siciliano un
bel piatto di tagliatelle dicendo:"ti ho fatto il tuo piatto
preferito!" si farebbe una risata. Così, se
scelgo di testare un farmaco solo su persone molto simili tra loro
potrei non cogliere degli aspetti fondamentali del prodotto.
2 la
numerosità campionaria: se come campione io prendessi solo la mia
famiglia i cibi preferiti dagli italiani sarebbero nell'ordine:
mozzarella, olive, uva passa e pomodori al riso.
Per dire
che un farmaco ha effetto devo provarlo su abbastanza persone.
3.
il cieco: fate la prova con vostra nonna ottantenne. Gli portate
delle pillole di vitamine qualsiasi e gli dite he ve le ha date un
vostro amico dottore,
che sono un prodotto nuovo che fa benissimo per i reumatismi. Dopo
due giorni chiedetele come va. Se siete stati abbastanza convincenti
vi dirà che si sente proprio meglio! Se poi questo discorso glielo
ha fatto il medico di fiducia, si sentirà benissimo.
Se il
paziente viene indotto a credere che il farmaco avrà effetto,
sentirà un miglioramento, anche se l'effetto non c'è stato. Si
chiama effetto placebo, ed è la miglior prova del potere della
nostra mente. Il nome scientifico è
neuro-immuno-psico-endocrinologia.
4. Se io
che faccio lo studio sono convinto, in buona fede o perchè mi pagano
per esserlo, che quel farmaco funzionerà, sarò inconsciamente
portato a stare più attento ai pazienti a cui lo somministro e meno
a quelli che fanno i casi "controllo".
Ecco
perchè in studi ben condotti nè il paziente nè il medico che
somministra la cura sanno se stanno somministrando il farmaco o il
placebo. Per questo si chiamano studi a doppio cieco
5.
Quando io non rispondo al telefono a Giò, perchè sto facendo altro,
dico: "mah...strano non mi è arrivata la telefonata!!!" e
lui, che è uno scienziato,
replica:
"aspetta che provo a chiamarti...ecco:
squilla,
non dire cazzate..." .
Non
importa se due scienziati in Ungheria
sono riusciti a far volare gli asini intingendoli nel burro: o ci
riescono tutti con
lo stesso procedimento o
non
è scientificamente dimostrabile.
6.
Randomizzazione: è come
quando si fanno le squadre di calcetto e uno si sceglie i più forti.
Ecco: non funziona così. Per fare uno studio serio i pazienti non te
li puoi scegliere, devi prendere quelli che ti capitano.
7.
Controllo:
-Ragazze
attente: è scientificamente provato che 9 mesi dopo un rapporto
sessuale ti vengono dei terribili dolore al basso ventre. è uno
studio randomizzato in doppio cieco su un campione enorme: 1.000.000
di pazienti del reparto di ostetricia.
-Ah. ma
hai provato con quelle che non sono rimaste incinta?
-Dici che
dovevo?
Per dire
che un farmaco ha un certo effetto bisogna dimostrare che chi non
l'ha preso non ha quell'effetto.
Queste
sono solo alcune,
tra le più ovvie,
delle trappole che ci si parano davanti quando dobbiamo decidere cosa
dare ai nostri pazienti. Il
processo di commercializzazione di un farmaco prevede un iter lungo e
complesso che, se siete curiosi e dovreste esserlo, potete trovare
qui.
Qualsiasi
cosa vi propongano, dal metodo Stamina alla dieta Dukan, cercate di
capire se è stata sottoposta a tutti i passaggi del metodo
scientifico, se è validata da degli studi seri, se è stata testata
e ripetutamente trovata
solida
in più centri, su quante persone è stata provata,
se qualcuno viene pagato da chi lo produce.
Cercate
insomma di
porvi con un atteggiamento critico verso quello che, troppo spesso,
ci viene propagato acriticamente
sull'onda della nostra emotività.
Solo
così riuscirete, e neanche questo basta sempre, a non essere
semplicemente consumatori, ma veri "utilizzatori" di tutto
quello che impiegate sul corpo vostro e di quelli che amate.
Una
nota a margine. Io credo che sia giusto che ognuno si curi come
preferisce. Ma non credo sia nè giusto, nè possibile chiedere allo
stato di ammettere, somministrare o finanziare trattamenti che non
sono passati per le tappe che sono obbligatorie a
tutte
le molecole, che
devono essere usate come "farmaci".
2 commenti:
E tutto questo lasciando stare gli effetti collaterali, che nel caso del metodo scientifico applicato alla medicina sono a volte più importanti dell'effetto terapeutico (Talidomide docet).
Ma gli scienziati non sono mai star (tanto meno blogstar) mentre santoni, predicatori e profeti, purtroppo, si. E mi preoccupa che la magistratura si stia lasciando incantare da questi pifferai in nome di una presunta imparzialità che non si può chiedere (vorrei vedere come trovare uno scienziato imparziale da nominare come membro di una commissione d'indagine sull'astrologia...)
Grazie: volevo cercare di dare un'idea comprensibile dei nostri metodi, ma non mi sono accorta di aver tralasciato il fondamentale capitolo degli effetti collaterali. La tua precisazione era necessaria!
E sono d'accordo con te anche sul resto, questa continua "manipolazione" dell'informazione è un pericolo serissimo per tutti noi...
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