lunedì 28 ottobre 2013

Concorsi

Tutti dicono, con varie gradazioni di sdegno e rassegnazione, che in Italia i Concorsi Pubblici sono truccati.
non lo so, probabilmente è vero.
Se però si guardano le cose da vicino, almeno i concorsi per anestesia, le cose non sono così semplici.
Facciamo un esempio:
Io sono un giovane studente di medicina di una cittadina mediogrande di qualche parte d'Italia, che chiameremo Cittàpoli. Cittàpoli ha un piccolo ospedale , ma non un università, che io frequento a Metropoli, il centro più grande a qualche centinaio di chilometri di distanza.

Dopo la laurea, con un imperdonabile errore, entro ad anestesia e dopo i primi anni chiedo e ottengo di andare all'ospedale di Cittapoli. Qui frequento le sale operatorie e la piccola rianimazione dell'ospedale. Dopo la specializzazione, il primario di Cittapoli mi offre un contratto  a tempo determinato, per una maternità: entro a far parte del gruppo, i colleghi mi danno una mano con benevolenza, imparo le procedure e i modi di lavorare dell'ospedale.
Dopo un anno la collega torna dalla maternità e il primario riesce a farmi avere un contratto libero professionale per un altro anno. Ormai sono ben inserito nell'ingranaggio: la mia presenza scarica i colleghi più anziani dei turni più faticosi e aiuta quelli più giovani; non sto pubblicando molto, perché l'ospedale di Cittàpoli ha risorse limitate per la ricerca, però sono diventato un bravo anestesista.
Passa un altro anno ed un collega anziano va in pensione. L'ospedale è sotto organico e il primario decide di assumermi.

Oppure: Facciamo che il giovane specializzando resta a Metropoli. Entra nel gruppo della rianimazione e ci lavora per tre o quattro anni. In una grossa rianimazione si lavora sodo: al nostro giovane neospecialista toccano per due o tre anni i turni peggiori, domeniche, notti e feste, impara molte cose, alcune particolarmente complesse, nelle ore libere studia e pubblica qualche lavoro. Dopo tre anni intensi è un anestesista preparato ad affrontare situazioni molto complesse e a gestire macchinari da diverse centinaia di migliaia di euro. Quando uno degli anziani va in pensione il primario lo chiama e gli chiede se vuole restare. Lo sventurato risponde.

A questo punto in entrambi i casi si apre uno scenario complesso: in Italia gli enti pubblici non possono assumere per chiamata diretta, ma devono  fare un Concorso Pubblico, perciò, dopo aver trovato i soldi per fare un concorso nazionale devo scegliere i candidati.

A questo punto, sia la rianimazione di Metropoli, che l'ospedale di Cittapoli vorrebbero poter assumere il loro candidato.
E onestamente, non so dargli torto.
Quale azienda, dopo aver formato una persona per tre anni, vuole lasciarla andare e prendere un illustre sconosciuto per quanto sia buono il suo curriculum?
A Cittàpoli, per esempio, non interessa prendere uno che ha 40 pubblicazioni sui trapianti di fegato, loro non fanno i trapianti di fegato! a loro va bene il loro anestesista che è già inserito nel tessuto dell'ospedale, così come Metropoli vuole quello che ha formato là dentro e che ha già fatto un bel po' di gavetta.
Assurdo? non mi sembra.
Ingiusto? neanche un po'.
Il problema è che questi due devono vincere il concorso, però, quasi certamente non saranno più bravi degli altri. Difficilmente ci sono persone così incredibilmente al di fuori della media da spiccare su tutti, specialmente su una disciplina vasta e complessa come l'anestesia; ci sono invece medici mediamente ben preparati, con più esperienza in alcune cose, con più attitudine verso una o l'altra branca, con qualche pubblicazione in più o in meno, ma più o meno equivalenti tra loro.
Quindi resta un solo modo per prendere l'anestesista che lavora per me da tre anni: truccare il concorso. Fargli avere prima le domande e fare domande su argomenti così particolari da mettere gli altri in difficoltà, valutare i titoli in maniera da favorire i suoi, considerare diversamente la gravità di un errore rispetto ad altri, e così via.
Il concorso è truccato? Si.
Per far vincere chissà quali raccomandati? No.
Intendiamoci: è possibile che poi all'interno di un concorso arrivi una "telefonata" per raccomandare questo o quello, ma secondo me se si studiano le graduatorie dei concorsi delle varie regioni, emergerà che ogni ospedale ha preso gli anestesisti che ha formato.
La verità è che il sistema dei Concorsi Pubblici in questo paese non solo finisce per non favorire la meritocrazia, ma costringe anche a "barare" per fare una cosa giusta e normale, e ,come al solito, mi chiedo perché una cosa così semplice non balzi agli occhi.
Forse sono strana io.

P.s. A scanso equivoci, preciso che io non sono vincitrice di concorso pubblico e sono attualmente precaria in un ospedale privato. Questo per evitare che qualcuno pensi ad una "excusatio non petita".

7 commenti:

Anonimo ha detto...

grande! hai espresso benissimo quello che è anche il mio pensiero.... un saluto da una collega che non vede l'ora di diventare specialista (e possibilmente restare dove ha dato il sangue per anni)!!

Skywalker ha detto...

Grandi verità...

CosmicMummy ha detto...

d'accordissimo con te. fra l'altro questo metodo del concorso non tutela dall'assunzione di perfetti incapaci solo perchè raccomandati. i figli dei primari hanno sempre il posto assicurato, anche quando sono dei somari.

Un medico ha detto...

Vorrei dire all'anonimo studente del primo commento che l'autrice del blog non si riferiva a concorsi per entrare in specializzazione: lí è giusto che si inizi tutti sulla stessa barca, senza trucchi.
Per quanto riguarda i concorsi d'assunzione attuali, un'assunzione dopo colloquio sarebbe l'ideale. Va però detto che in questo post non si commenta l'altra faccia della medaglia: raramente in un ospedale c'è solo uno specializzando per volta in cosologia. Di conseguenza, se esiste l'assunzione post-colloquio, non è mica detto che io, cosologo recentemente specializzato che mi son sempre fatto valere, venga assunto; magari il mio compagno cosologo (ugualmente bravo) verrà scelto al posto mio per chissà quale motivo e io dovrò cercare lavoro in un altro ospedale dove (sorpresa!) nessuno mi conosce e c'erano già altri cosologi in formazione e quindi nell'assunzione per colloquio può essere che parta svantaggiato.
E a questo punto io mi chiedo: sicuri che non sarebbe meglio un bell'esame obiettivo e imparziale e con domande non ad personam, in modo da livellare favoritismi e problemi vari?

Propofol ha detto...

La tua obiezione, è ragionevole, però secondo me parte già da un passo precedente. Alla fine della specializzazione, ciascuno di noi ha cercato una sua collacazione: alcuni sono rimasti in un ospedale universitario, altri sono andati in strutture private o più periferiche. Questo periodo è già un periodo di formazione per la struttura che ti ha preso e che difficilmente prenderà personale in più di quello che gli serve. Un piccolo ospedale, per dire, prenderà un libero professionista, mentre il policlinico di Milano assumerà con un co.co.co 4 neospecialisti. Sicuramente ci sono posti, specie grandi ospedali, in cui c'è già una fila per entrare, ma in questo caso il turnover fisiologico dovrebbe dare a tutti la propria occasione dopo un ragionevole periodo di precariato.
Un esame obiettivo e meritocratico -come quello che tu giustamente auspichi- era senz'altro l'intenzione di chi ha progettato questo sistema, ma all'atto pratico mi pare che non sia possibile farlo funzionare, vuoi per contingenze storico-economiche, vuoi per il nostro essere molto umani e con pochissima fiducia nelle regole, vuoi perché il nostro lavoro impone comunque una "gavetta", e il risultato è un ibrido distorto che possiede i difetti di entrambi i metodi senza i vantaggio di nessuno!
Grazie!
Ciao
Prop

Anonimo ha detto...

sono il medico anonimo del primo commento :-) io infatti mi riferivo esattamente ai concorsi post-specialità! non vedo perchè non devo aver modo di restare dove ho dato il sangue per 3 anni di internato studentesco, e verosimilmente 5 di specialità......

Propofol ha detto...

beh, aspetta: non è possibile che tutti gli specializzandi restino poi nell'ospedale universitario dove sono cresciuti. Alcuni neanche lo vogliono...