Il 13 agosto mia madre ci ha lasciati.
La sua malattia è stata rapida e, tutto sommato, poco dolorosa. Niente che non abbia già visto decine di volte in una carriera medica di 20 anni.
Ho cercato di fare tutto quello che era possibile, senza scivolare nell'accanimento terapeutico, eppure, alla fine, ho fatto tutto quello che dicevo che non avrei mai fatto: nutrirla via flebo, darle l'ossigeno; ho cercato di convincere Dio a lasciarmela un altro po' con tutti i trucchetti da rianimatore che conoscevo, ma sapevo che non ci sarebbe cascato...spero di essermi fermata in tempo, prima di fare cose che avrebbero solo prolungato la sua sofferenza. è stato orribile vedere come tutto quello che sapevo sarebbe successo, tutti i passaggi di disfacimento di una vita, succedesse, ineluttabilmente, quasi fossi una moderna Cassandra. E mentre una parte del mio cervello diceva: ora le verrà questo, l'altra parte continuava a credere che no, figurati, andrà meglio. è morta a casa sua, nel suo letto ,come voleva lei, questo almeno ero sicura che fosse la cosa giusta, eppure dopo che è morta ho chiesto a tutti i miei colleghi che mi chiamavano per le condoglianze: ma secondo te se l'avessi portata in ospedale sarebbe stato diverso? e tutti, perchè i miei colleghi sono degli ottimi professionisti, mi hanno risposto con la massima serietà e prendendosi il tempo per spiegarmi, che no, non sarebbe cambiato niente e avevo fatto la cosa giusta.
Ora sto qua a elaborare le fasi del lutto come da manuale di psicologia, e a volte mi chiedo, o più spesso lo chiedo a Lui, che resta il mio interlocutore favorito a proposito di etica, Cosa Avrei Dovuto Imparare Da Tutto Questo: forse a lasciar andare le cose senza provare per forza a controllarle e a prendercene la responsabilità, ma mi resta la sensazione di aver fatto il massimo e il massimo non è bastato, che è la solita lezione di sempre
Buonanotte mamma
1 commento:
❤️ È così per tutti, ed è così peggio per tutti i medici. Un abbraccio.
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